La sostenibilità ambientale e sociale è un tema con risvolti significativi per lo sviluppo delle aziende italiane, anche di medio-piccole dimensioni, per via della sempre più grande attenzione agli aspetti dell’economia circolare, sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.
Un passo avanti in questo percorso di crescita culturale è rappresentato dallo stimolo della Legge 254/16, che ha introdotto per gli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti l’obbligo di rendicontazione non finanziaria, ossia la comunicazione, a partire dall’esercizio 2017, di informazioni su sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, catena di fornitura, gestione delle diversità e gestione dei rischi.
E’ stata presentata nella sede di CUOA Business School la ricerca “Sostenibilità ambientale e sociale e rendicontazione non finanziaria” finalizzata a rilevare il grado di diffusione e consapevolezza del tema della sostenibilità ambientale e sociale, sia dal punto di vista delle azioni e politiche attivate, sia dal punto di vista della rendicontazione non finanziaria, nell’ottica di attivare un’azione di rilevazione, sensibilizzazione, informazione, rivolta agli imprenditori e ai loro collaboratori, per contribuire concretamente all’affermazione di una diversa e più evoluta cultura d’impresa basata sullo sviluppo sostenibile.
La ricerca condotta da CUOA Business School e Fondazione NordEst, in collaborazione con Confindustria Veneto e Unicredit, si è basata su un campione composto da 402 imprese di cui il 75% con più di 50 addetti, localizzate in tre regioni: Friuli Venezia Giulia (21%), Veneto (67%) e Trentino Alto Adige (12%).
Il 62% delle imprese intervistate ha intrapreso almeno 5 politiche volontarie legate alla sostenibilità ambientale negli ultimi 3 anni. Le azioni intraprese con maggior frequenza sono riconducibili a: risparmio energetico e riduzione dei consumi (65% delle aziende); investimenti in tecnologie e attrezzature rispettose dell’ambiente (63% delle aziende); riduzione dei rifiuti (57% delle aziende); riduzione degli imballaggi (54% delle aziende).
Nell’ambito della sostenibilità sociale il 62% delle imprese ha realizzato iniziative rivolte al miglioramento del benessere dei propri dipendenti (orario di lavoro, interventi sull’ambiente di lavoro) e circa il 35% ha elaborato un proprio codice etico o codice di condotta.
Le imprese “Top”, quelle che hanno intrapreso con maggior intensità rispetto alla media azioni nell’ambito della sostenibilità sia ambientale che sociale, hanno una maggiore solidità patrimoniale (misurata con rapporto debt/equity) e una maggiore redditività (misurato con il rapporto EBITDA/vendite).
Hanno introdotto i lavori Federico Visentin, presidente CUOA Business School, Francesco Iannella, regional manager NordEst UniCredit e Gianluca Vigne, delegato Università e Alta Formazione Confindustria Veneto. Carlo Carraro, professore ordinario di Economia ambientale ed econometria presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore scientifico Fondazione NordEst, ha provveduto a presentare i risultati della ricerca.
A seguire, sono intervenuti nella tavola rotonda moderata da Alberto Felice De Toni, rettore dell’Università degli Studi di Udine e direttore scientifico CUOA Business School, Enrico Berto, amministratore delegato di Berto’s, Davide Ceccarelli, amministratore delegato di Technowrapp, Gabriella Chiellino, delegata ambiente e sicurezza di Confindustria Veneto, Alessio Piazzetta, chief manufacturing officer di Pixarprinting, Carlos Veloso dos Santos, direttore generale di Amorim Cork Italia e Giuseppe Zammarchi, UniCredit, responsabile group sustainability & foundation.
«I temi della sostenibilità ambientale, della circular economy e della comunicazione non finanziaria sono sempre più rilevanti per le imprese del tessuto imprenditoriale del Triveneto – spiega Alberto Felice De Toni, direttore scientifico del CUOA -. La ricerca offre una fotografia interessante e incoraggiante dal punto di vista della maturazione culturale delle imprese rispetto alle diverse declinazioni della sostenibilità. Il dato assolutamente rilevante riferito alle politiche a sostegno dell’ambiente e al miglioramento del benessere dei lavoratori, testimonia una sensibilità e attenzione crescente delle imprese e una correlazione interessante tra perfomance economiche e investimenti attuati nel campo della sostenibilità».
Aggiunge Carlo Carraro, direttore scientifico di Fondazione NordEst: «lo studio evidenzia l’accresciuta attenzione delle imprese del NordEst per la dimensione verde della propria attività, per i suoi impatti sulla sostenibilità, soprattutto per ragioni di immagine (consumatori più consapevoli) e di rispetto delle norme sempre più stringenti (grazie soprattutto allo stimolo positivo che viene dall’Europa). È ancora invece debole la pressione da parte di altri stakeholders (finanziatori in primis). In particolare, sarebbe importante che proprietari e/o azionisti, oltre che il mondo bancario, sostenessero di più una transizione verso politiche di sostenibilità, visto che sono associate a maggior redditività e maggior solidità patrimoniale».
«Confindustria Veneto ha patrocinato questa importante ricerca con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla diffusione tra le imprese del NordEst di politiche e azioni intraprese nell’ambito della sostenibilità ambientale e sociale – afferma Gabriella Chiellino, delegata ambiente e sicurezza di Confindustria Veneto –. A questi temi abbiamo voluto aggiungere quello della rendicontazione non finanziaria, che assumerà, nei prossimi anni, un’importanza crescente. I risultati permettono di fare il punto anche sul tema delle competenze necessarie per adottare tali azioni. Emergono dati interessanti riguardo ai fabbisogni formativi delle imprese che permetteranno di disegnare percorsi di accrescimento del capitale umano nelle imprese del NordEst».
Per Francesco Iannella, regional manager NordEst di UniCredit, «il sostegno all’indagine di Fondazione NordEst che viene presentata oggi è la naturale conseguenza della consolidata attenzione di UniCredit ai temi della sostenibilità. Sensibilità che ha portato l’anno scorso UniCredit a lanciare la “Social Impact Bank”, il programma con cui la Banca vuole contribuire allo sviluppo di una società più equa e inclusiva, attraverso l’individuazione, il finanziamento e la promozione di iniziative che hanno un impatto sociale positivo. A NordEst la nostra azione ha portato alla sottoscrizione di 10 convenzioni che ci hanno permesso di sostenere 200 microimprese spesso escluse dall’accesso ai servizi bancari tradizionali».
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