L’OCSE boccia l’economia italiana e Di Maio & Salvini s’incazzano

Respinta la “salvimaionomics” e consigliato il ritiro di provvedimenti farlocchi come il reddito di cittadinanza e quota 100 per evitare una recessione. I due vicepremier reagiscono come scolaretti. Gelmini: «condanna senz’appello». 

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Il segretario dell'Ocse Angel Gurria

Nel suo Rapporto sull’Italia appena presentato a Roma alla presenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria, il segretariodell’Ocse Angel Gurria boccia senz’appello la “salvimaionomics” facendo incazzare i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

L’istituto di Parigi torna a suonare l’allarme crescita, a pochi giorni dalla presentazione del Def, pronosticando per il 2019 la recessione dell’Italia, con un Pil a -0,2%, e solo un debole +0,5% nel 2020. Inoltre boccia il reddito di cittadinanza e “Quota 100” contenuti nel decretone appena approvato dal Parlamento.

«L’Italia è in stallo» dice Gurria, il quale bacchetta “Quota 100”: «sappiamo che questa è una misura temporanea, ma come ex ministro delle Finanze so che non c’è niente di più permanente di una misura temporanea». Tria gli risponde, difendendo il provvedimento: «la pubblica amministrazione italiana ha i dipendenti più anziani dei paesi avanzati, per questo bisognava intervenire» aggiungendo che «il risultato andrà monitorato e aiutato portando maggiore efficienza al ricambio generazionale» e intervenendo «rafforzando la produttività».

Netta la bocciatura dell’Ocse sull’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni, con almeno 38 di contributi: «rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo sotto il profilo attuariale, accrescerà la diseguaglianza generazionale e farà aumentare il debito pubblico». Già ora, l’Ocse stima che il rapportosul Pil salirà al 134% nel 2019 e al 135% nel 2020.

Non cambia la musica sul reddito di cittadinanza: l’Ocse ammette che il bilancio 2019 «giustamente» si pone l’obiettivo di «assistere i cittadini poveri» e il reddito gialloverde – rispetto al REI – mette sul piatto «fondi supplementari significativi per i programmi di contrasto alla povertà». D’altra parte, l’Ocse ritiene che «gli effetti positivi sulla crescita dovrebbero essere scarsi, in particolare a medio termine». Inoltre, «l’efficacia dipenderà in misura cruciale da sostanziali miglioramenti dei programmi di formazione e di ricerca di lavoro». La preoccupazione dell’Ocse è che il reddito di cittadinanza «rischia di incoraggiarel’occupazione informale (lavoro nero) e di creare trappole della povertà». Non a caso, nella parte delle raccomandazioni suggerisce di «abbassare e ridurre progressivamente nel tempo le prestazioni del reddito di cittadinanza e introdurre un sussidio per i lavoratori occupati a basso reddito, per incoraggiare i beneficiari a cercare un impiego nel settore formale».

Allargando lo sguardo, l’Ocse evidenzia come il tenore di vita degli italiani è fermo a quello di quasi 20 anni fa, o meglio «è quasi pari a quello rilevato nel 2000 e negli ultimi decenni le grandi disparità regionali si sono ampliate. Le variazioni regionali del Pil pro capite e del tasso di occupazione già significative, si sono ampliate ulteriormente negli ultimi decenni». «Le disparità regionali dei tassi di occupazione spiegano in larga misura la differenza del tenore di vita tra una regione e l’altra» sottolinea l’organismo parigino evidenziando come in tema di lavoro, l’Ocse prevede che nel 2019 il tasso di disoccupazione crescerà al 12% dal 10,6% del 2018 e nel 2020 salirà ancora al 12,1%, anche grazie agli effetti deleteri di un’altra “perladimaiana, quella del “decreto diginità”. «Sebbene il tasso di occupazione sia aumentato, è ancora uno dei più bassi tra quelli dei Paesi dell’Ocse, in particolare per le donne. La qualità del lavoro è bassa e la discrepanza tra gli impieghi e le qualifiche dei lavoratori è elevata se raffrontata su scala internazionale. La crescita della produttività è stata debole o negativa negli ultimi 25 anni».

C’è anche un altro aspetto: secondo l’Ocse, in Italia i giovani sono spinti ad emigrare e tra di loro sale il tasso di povertà, che resta elevato. Il rapporto critica la struttura economica stessa dell’Italia: «la penuria di opportunità spinge molti giovani a emigrare, aggravando il processo di già rapido invecchiamento della popolazione». Per questo, l’Ocse lancia una proposta di riforma strutturale che farebbe passare – entro il 2030 – la crescita annuale del Pil dallo 0,6% previsto con le politiche attuali all’1,5%. Un «programma pluriennale», l’ha definito Gurria.

Bacchettato duramente, il vice premier Luigi Di Maio replica via social all’Ocse: «qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro. I nostri prossimi passi sono un abbassamento del carico fiscale alle imprese e un grande aiuto alle famiglie. No intromissioni, grazie. Sappiamo quello che stiamo facendo!» Un’affermazione di cui è lecito dubitare, vendendo i risultati di questi mesi di governo giallo verde, con un ministro Di Maio palesemente impreparato ai gravosi incarichi di governo. «Andiamo avanti così, con lo scopo di restituire dignità ai cittadini» prosegue Di Maio ricordando come l’Ocse a settembre 2018 «ci chiedeva di non cancellare la Fornero. Oggi in un nuovo report scrive che bisogna subito abrogareQuota 100perché crea debito e disuguaglianze. Poi scrive che il reddito di cittadinanzaincoraggia l’occupazione informale” e crea “trappole della povertà”. Sapete cosa significa tutto questo? Che stiamo andando nella giusta direzione. Rispetto l’opinione di tutti, ma quando non perdi occasione per sparare contro il mio Paese e contro gli italiani no, mi dispiace, ma questo non lo accetto».

Sulla stessa lunghezza d’onda l’altro vicepremier, il leghista Matteo Salvini: «“Quota 100” darà un lavoro sicuro a più di 100.000 giovani italiani e ne sono orgoglioso. Questo significa costruire il futuro, questa sarà vera crescita sociale ed economica». Peccato solo che in un anno di governo, Salvini & Di Maio in tema di economia abbiano fatto peggio del già non eccelso governo Gentiloni.

A rimettere nelle giuste proporzioni ci pensa il presidente del gruppo Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini: «il Rapporto sull’Italia dell’Ocse è una sentenza di condanna senza appello. Il governo, sordo agli allarmi lanciati in tutti questi mesi dalle opposizioni, da Confindustria e da tutti i settori produttivi, non ha più alibi: dall’invito ad abrogare “Quota 100” e il reddito di cittadinanza legato a doppio filo ai timori di un incremento del lavoro nero, passando per la previsione della contrazione del Pil nel 2019 dello 0,2%. L’Ocse fa a pezzi punto per punto la politica economica di questo governo. Quello che doveva essere l’annobellissimo profetizzato dal premier Conte si è ormai trasformato in un anno orribile».

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