A sei anni dalla creazione della sezione speciale del Registro Imprese riservata alle startup innovative, le imprese degli innovatori italiani raggiungono per la prima volta quota 10.000.
Secondo quanto rende noto Unioncamere, sono 10.027 le società, costituende o già costituite da non oltre 60 mesi, che al 18 marzo avevano come oggetto sociale esclusivo o prevalente «lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico».
Dal punto di vista geografico a guidare la classifica delle regioni più prolifiche nel creare startup ci sono la Lombardia con 2.525 imprese innovative e poi il Lazio con 1.116, seguite da Emilia Romagna (888) e Campania (783). Milano continua a rappresentare il principale polo per le imprese innovative italiane: nel capoluogo lombardo sono localizzate ben 1.769 startup (17,6% del totale nazionale), più che in qualsiasi altra provincia italiana. Anche Roma, al secondo posto, vanta una popolazione in continua crescita, che ha da poco superato quota mille (1.007). Da Abano Terme a Zoppola, sono 1.700 i comuni italiani in cui si fa innovazione, 10 quelli in cui sono registrate almeno 100 startup innovative.
Nonostante la normativa sulle startup sia aperta a tutti i settori economici, secondo Unioncamere si osserva una notevole concentrazione nei comparti con una chiara vocazione tecnologica. Il 34,3% delle startup innovative è legato ad attività di produzione di software e il 13,5% alla ricerca e sviluppo. Ben rappresentato è anche il comparto manifatturiero considerato nel complesso, in cui si colloca il 18,5% delle startup.
Al 18 marzo scorso, le startup innovative costituite mediante la nuova modalità digitale sono oltre duemila. La misura, operativa a partire dal luglio del 2016, consente un risparmio medio stimato di 2.000 euro per il solo atto di avvio. Nel 2018 sono state costituite online 953 startup innovative, contro le 896 del 2017, per un incremento del 6,4% su base annua.
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