L’Alto Adige è colpito dalla fuga di cervelli altamente qualificati

L’allarme lanciato dalla locale Camera di commercio stante la carenza sempre più marcata di forza lavoro qualificata.

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2018
fuga di cervelli

In Alto Adige c’è una fuga di cervelli? La provincia sta perdendo lavoratori altamente qualificati? Se sì, in quale misura e per quali ragioni? Nel suo nuovo studio l’IREIstituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano ha cercato di dare una risposta a queste domande ed effettivamente si può parlare di fuga dei cervelli, ovvero dell’emigrazione di forza lavoro qualificata.

Anche se negli ultimi anni a livello quantitativo sono immigrate più persone in Alto Adige di quante ne siano emigrate, in media chi è arrivato ha un livello di specializzazione inferiore rispetto a chi è partito.

L’IRE, in collaborazione con l’Ufficio Osservazione mercato del lavoro, ha svolto una ricerca sui movimenti migratori da e verso l’Alto Adige allo scopo di fornire un quadro aggiornato dei movimenti migratori e, nello specifico, di ottenere informazioni sul livello di qualificazione della forza lavoro. 516 immigrati e 769 emigrati sono stati intervistati riguardo alla propria formazione, ai motivi che li hanno spinti a migrare e all’opinione che hanno della nostra provincia come luogo in cui lavorare e vivere.

Un risultato di questo studio è che il numero di persone che ogni anno emigrano dall’Alto Adige è continuato a crescere fino a raggiungere le 1.500 persone (2017), il 70% delle quali con formazione accademica. Spesso il luogo di studio all’estero diventa anche quello di residenza. I motivi che spingono a lasciare l’Alto Adige sono soprattutto legati al lavoro, date le scarse possibilità di carriera, di trovare un posto di lavoro adeguato alla propria formazione e di ricevere uno stipendio interessante.

«La Giunta provinciale si è posta l’obiettivo di ottimizzare e adattare continuamente le condizioni di base in modo da trattenere in Alto Adige la forza lavoro specializzata e di attirarvi menti brillanti dall’estero», ha dichiarato l’assessore provinciale al lavoro, Philipp Achammer. Tra gli immigrati si possono riconoscere grandi differenze nel livello di formazione: quelli provenienti da paesi extraeuropei dispongono del livello d’istruzione più basso. In molti hanno al massimo il diploma di scuola media, sono impiegati come lavoratori non qualificati e non parlano né l’italiano né il tedesco. Un terzo degli immigrati proviene da altri paesi europei, fra di loro molti hanno un diploma di scuola superiore e padroneggiano una delle due lingue maggiormente diffuse in provincia. L’Alto Adige beneficia di un numero ridotto di persone con un livello di istruzione elevato provenienti da Austria e Germania. Anche la forza lavoro proveniente da altre province italiane gioca un ruolo rilevante per l’immigrazione e l’emigrazione, ma le motivazioni legate al suo spostamento sono soprattutto da ricondurre a motivi personali.

La valutazione dell’Alto Adige come luogo di lavoro e di vita fornisce un’immagine ambivalente: da un lato la provincia si distingue positivamente per l’elevata qualità della vita, la presenza di molte offerte per la pratica dello sport e per il tempo libero e la qualità dei servizi pubblici. Dall’altro, sono emerse debolezze per l’elevato costo della vita, i bassi livelli salariali e le scarse possibilità di carriera. Anche la conciliabilità di famiglia e lavoro può essere migliorata. Per questi motivi è soprattutto chi decide di emigrare a valutare in modo più critico il mercato del lavoro altoatesino.

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