“Un dia cualquiera”, l’ultimo lavoro in trio del pianista cubano Harold Lopez-Nussa, contiene una serie di canzoni godibilissime, per una durata che supera di poco i 47 minuti. Visti dal vivo lo scorso ottobre al Cotton Club di Tokyo, i musicisti, nonostante la giovane età – Harold è del 1983; il fratello, Ruy Adrian, alla batteria, è del 1986; il contrabbassista, Gaston Joya, del 1987 – mostrano una tecnica, una personalità, una verve improvvisativa ed una grinta, che di solito si riscontrano in musicisti con maggiore esperienza.
Anche se l’esibizione in concerto è più coinvolgente, l’ascolto del disco, registrato in studio, comunque convince. I sette brani scritti da Harold mostrano una morbidezza, un legame con la vasta tradizione cubana, una dose di classicismo, dovuta probabilmente agli studi musicali.
Interessante, “Elegua” indica il nome di una delle divinità più rispettate nella religione Yoruba. Dopo un inizio soffuso, il brano si accalora grazie ad una ritmica ostinata del contrabbasso e della batteria, da cui il piano trae stimoli per una improvvisazione cantabile, ma asciutta e priva di sdolcinatezze. Ma il bello del disco sono i brani non originali, riarrangiati da Harold al punto da apparire come nuovi. E’ il caso di “Y la negra bailaba”, scritto da uno dei più famosi compositori cubani, Ernesto Lecuona (1895-1963). Assai melodico e basato su un metronomo medio-lento, presenta inserti di tango che lo fanno accelerare, per poi fermarsi all’improvviso. La struttura ciclica si ripete mentre nell’esecuzione dal vivo proseguiva ad libitum.
Eccellente, la medley che unisce un brano originale, “Conga Total”, trascinante e percussivo, ad una famosissima canzone popolare, “El cumbanchero”, di Rafael Hernandez, lontanissima dalla versione “trenino dell’ultimo dell’anno”, che purtroppo continua a circolare nelle sale da ballo. Harold, invece, propone un Latin Jazz che s’ispira a “A night in Tunisia”, ma dotato di un gusto e un’eleganza particolari.
Non poteva mancare uno tra i Bolero più acclamati della musica cubana, “Contigo en la distancia”, scritto nel 1946 da Cesar Portillo de La Luz (1922-2013). Si sviluppa come una Ballad ad ampio respiro, punteggiata dal contrabbasso essenziale di Gaston.
Il brano conclusivo, originale, “Mi Son Cerra’o”, si appoggia al 2/3 delle Claves, che assieme al 3/2 costituisce la base ritmica essenziale nella creazione percussiva cubana. Un lungo assolo di pianoforte mette in evidenza uno stile che racchiude in sé la tradizione e il ritmo della Canciòn cubana, l’improvvisazione del Jazz, il romanticismo di certa musica classica. Un virtuoso assolo di contrabbasso precede e stimola un breve, significativo assolo di conga e bongos, a cura del bravissimo Ruy Adrian.
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