Moria di molluschi nelle lagune del delta del Po e siccità del Polesine: visita di Manzato

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Manzato con una pannocchia malata 1Incontro con le cooperative di pescatori ed agricole. “Necessario cambiare metodo di lavorazione per evitare nuovi danni”
L’assessore all’agricoltura della regione del Veneto, Franco Manzato si è recato in visita nel basso veneto per toccare con mano i danni causati all’agricoltura e all’allevamento ittico dal clima e da altri fattori.

Aprire subito un tavolo tecnico con tutti i settori interessati, per elaborare iniziative sia per una risposta immediata sia per una progettualità di medio e lungo periodo che dia sicurezza all’attività dei pescatori del Delta del Po, circa 1500 persone, per la metà donne, che lavorano in un settore produttivo apprezzato e ricercato, per il quale è anche in corso la procedura per la Denominazione d’Origine Protetta per la Cozza di Scardovari. Sono queste le linee d’azione tracciate da Manzato nel corso dell’incontro con il consorzio e le cooperative interessate, svoltosi nella sede consortile di Scardovari, per valutare come poter fronteggiare la moria di molluschi conseguente allo stato di anossia delle lagune deltizie, che ha causato perdite economiche valutate finora in circa 1,5 milioni, pari alla metà del guadagno in situazioni normali, e con prospetti di ripresa in tempi brevi tutt’altro che rosee. All’incontro erano presenti tra gli altri anche il sindaco di Porto Tolle Silvano Finotti, i consiglieri regionali Graziano Azzalin e Cristiano Corazzari, l’assessore alla pesca della provincia di Rovigo Claudio Bellan.

“Dobbiamo sgombrare il campo da illusioni – ha affermato Manzato – in una situazione dove servirebbe un aiuto immediato che difficilmente potremo avere. Come Regione siamo intervenuti richiedendo tempestivamente a Roma lo stato di emergenza per le produzioni del territorio devastate dalla siccità con effetti senza precedenti. Le nostre emergenze spesso non sono però condivise a livello centrale e non ci sono soldi. Nel caso della pesca nelle lagune del Delta, il danno si concentra proprio nel periodo di produzione tradizionalmente più idoneo, quando i molluschi raggiungono la taglia commerciale migliore”. Il caldo e la situazione idraulica delle lagune hanno fatto però abbassare il livello di ossigeno nelle acque, causando la morte del prodotto e danni alle semine. Il tutto ha innescato ha avviato una reazione a catena che ha eliminato sempre più ossigeno dalle acque.

Manzato incontra cooperative molluschicoltori pescatori Delta 2 1Il Basso Polesine è stato arso dalla siccità e dal caldo: un paradosso per uno dei territorio che si snoda tra i due più grandi fiumi d’Italia e termina con il Delta del Po. Eppure in almeno 30.000 dei 60.000 ettari di mais del Polesine le pannocchie non sono neppure nate e le piante stanno avvizzendo. Per gli altri 30.000 ettari si vedrà, anche se la perdita del prodotto si farà sentire in ogni caso pesantemente. Sorte analoga tocca anche alle altre tradizionali colture estensive della zona e soffre anche l’ortofrutta. “Uno spettacolo desolante, molto peggio di quanto uno possa aspettarsi”, lo ha definito Manzato, che ha visitato alcune aziende tra Adria e Taglio di Po per rendersi conto direttamente della situazione.

Disperati gli agricoltori: c’è chi ha perso tutto, chi tenta di salvare il salvabile sapendo di vedersi comunque tagliato il reddito, altri che si dannano ad irrigare, dove possibile e dove vi sono le strutture, a costi altissimi rispetto ad un raccolto immiserito. Tra tanta acqua, infatti, la realizzazione di impianti irrigui non è ovunque diffusa perché finora non era stata ritenuta necessari. Nel Delta del Po questa situazione è oggi visibile ai due lati della stessa strada: dal lato dove si è potuto irrigare qualcosa si è salvato, dall’altro c’è un’agricoltura morta di sete.

“Non possiamo affrontare una situazione di questo genere con mentalità e strumenti tradizionali e contingenti – ha ribadito Manzato – prima di tutto perché per avversità di tal genere e su colture come queste si è risarciti solo se si è provveduto ad assicurarsi. Ma soprattutto dobbiamo ragionare e operare in prospettiva, riprogettando il sistema irriguo, qui e in tutta Italia, per razionalizzare la risorsa idrica e garantire la massima estensione dell’irrigazione in tutte le situazioni. Ne va non solo dell’agricoltura veneta, ma di quella nazionale”. “In ogni caso, di questa situazione eccezionale, che comunque merita una risposta eccezionale, parleremo a breve con il ministro Mario Catania, al quale Veneto, Emilia Romagna e Lombardia hanno chiesto un incontro specifico” ha concluso l’assessore.