Produzione di mele e situazione di mercato per la stagione 2018/2019

Andamento normalizzato sul fronte della campagna. Bene la commercializzazione. 

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Assomela ha diffuso i dati di produzione definitivi e l’andamento del mercato delle varietà di mele prodotte in Italia nella prima parte della stagione.

Ad inizio dicembre, la produzione è ormai definitiva, il raccolto consuntivo è leggermente superiore a quanto stimato in agosto (2.264.081 vs. 2.199.526), ma la quantità di mele a disposizione per il mercato fresco si ferma a 1.954.736 ton, cifra inferiore alla media degli anni precedenti.

Si ritorna dunque ad una produzione regolare per l’Italia, dopo quella anomala dello scorso anno, con una quota destinata alla trasformazione di circa il 14% (invece del fisiologico 10-12%), dal momento che alcune aree sono state colpite da forti grandinate o dagli effetti della siccità.mele

Dal punto di vista regionale, l’Alto Adige fa registrare una produzione inferiore alla media, mentre per il Trentino il raccolto è particolarmente importante. Cresce in maniera evidente la produzione del Piemonte, dove i meleti hanno sostituito negli ultimi anni impianti di kiwi e drupacee.

Dal punto di vista varietale si registra un calo o una stabilità delle varietà tradizionali (Golden e Fuji), ed un aumento deciso delle nuove varietà che sfiorano le 150.000 tonn.mele

In generale, la qualità dei frutti in termini di gusto, calibro e colorazione è molto buona.

La produzione europea, fermo restando “l’incognita Polonia”, per la quale risulta molto difficile avere a disposizione dati certi, dovrebbe essere di poco superiore alle 13 milioni di tonn. I dati definitivi saranno comunicati da WAPA a febbraio congiuntamente a quelli di previsione per i paesi dell’Emisfero Sud.

Al 1 gennaio 2019, le giacenze di mele in Italia ammontavano a 1.328.850 tonn., in linea con la media delle annate precedenti, con un decumulo regolare che porta le vendite ad un totale dall’inizio della stagione di 625.886 tonn.  Si evidenzia anche in questa annata un buon andamento delle varietà più recenti, mentre le varietà più tradizionali incontrano più difficoltà a mantenere le tradizionali quote di mercato.

Fin dall’inizio della stagione, l’annuncio di una produzione tra le più alte di sempre ha condizionato le quotazioni, con la presenza di mele polacche nel mercato europeo ad un costo decisamente competitivo. Le vendite sono state abbastanza regolari, ma i prezzi hanno risentito di un’offerta elevata non solo in Italia, ma anche all’estero, dove la competizione degli altri produttori europei si fa sentire.

In Italia, che piò vantare una produzione di qualità e un’ampia gamma di varietà, sarebbero opportune almeno due azioni: privilegiarel’acquisto di prodotto di origine nazionale e negoziare con più convinzione l’apertura di nuovi mercati, in particolare con una azione più convinta da parte delle autorità ministeriali – cosa che i produttori di mele, così come altri, ripetono inascoltati ormai da anni. Dalla chiusura del mercato russo nessun nuovo mercato è stato aperto alle mele italiane ed i mercati nordafricani, diventati negli anni fondamentali, presentano, per varie ragioni, condizioni difficili che impediscono il raggiungimento dei volumi storici. Sebbene gli operatori abbiano lavorato con impegno alla creazione di nuovi sbocchi commerciali – ad iniziare da Vietnam, Taiwan e Thailandia – tutto è ancora fermo senza destare particolare preoccupazione da parte delle autorità competenti.

Il settore resta peraltro abbastanza fiducioso, sia per un quadro produttivo nazionale migliore rispetto ad altri paesi, sia per una qualità del prodotto italiano soddisfacente, che unitamente alla professionalità delle organizzazioni di produttori aiuterà ad affrontare i mesi venire.

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