L’arretratezza del Sud causata anche dal mancato uso dei fondi UE per lo sviluppo

Denuncia di Coldiretti: «nessuna risposta a 35.000 giovani che avrebbero voluto avviare un’impresa agricola». Ad un anno dal termine ancora ferme al palo le regioni del Centro Sud nell’impiego delle risorse del PSR. Benino quelle del Nord. 

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fondi UE

Con 35.000 giovani che hanno chiesto di insediarsi in agricoltura è grave la denuncia della Corte dei Conti sull’insufficiente utilizzo dei fondi UE per il sostegno al ricambio generazionale in agricoltura. E’ quanto afferma la nuova delegata dei giovani della Coldiretti, Veronica Barbati, al termine del primo incontro del rinnovato esecutivo nazionale, nel commentare un’indagine della Sezione di controllo degli Affari comunitari ed internazionali della Corte dei Conti su 1,9 miliardi di euro da attribuire per il settennio 2014-2020 (tra risorse nazionali ed europee) allo sviluppo rurale.

Un allarme che – sottolinea la Coldiretti – cade proprio mentre importanti risorse nazionali sono state stanziate con il reddito di cittadinanza nel tentativo di accompagnare le nuove generazioni al lavoro della cui efficacia è lecito dubitare. Secondo la Corte, al 31 marzo 2018 le risorse del PSR risultavano utilizzate in modo molto eterogeneo dalle diverse regioni, con punte di oltre il 30% da parte del Veneto, delle province di Trento e Bolzano, mentre la situazione è drammatica al Centro Sud Italia, con il Molise e la Puglia ferme al 3%, Liguria, Lazio, Campania e Sardegna sotto il 2%.

Una situazione preoccupante che si scontra peraltro con il fatto che – sottolinea la Coldiretti – a fronte di 35.000 giovani under 40 che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura ben 2 richieste su 3 (66%) non sono state accolte. «Sotto accusa – afferma Barbati – la burocrazia regionale nella predisposizione e nell’attuazione dei Piani di Sviluppo Rurale con bandi emanati in ritardo, procedure farraginose, errata distribuzione delle risorse e scarsa flessibilità. La conferma viene dal fatto che l’analisi della Corte dei Conti ha fatto emergere, per esempio, tempistiche marcatamente difformi tra una regione e l’altra, in termini di capacità di evadere le domande di sostegno con tempi che possono allungarsi fino a 985 giorni. Il rischio concreto – conclude Barbati – è che oltre danno ci sia la beffa con la restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles in un momento in cui i giovani italiani scommettono nelle campagne come mai nel passato».

Soldi reali che potrebbero originare migliaia di posti di lavoro da parte di giovani che lo hanno espressamente richiesto che il governo gialloverde rischia di perdere.

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