Chiusura degli sportelli postali in Veneto, monta la protesta

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Bond: “o Poste Italiane ritorna sui propri passi, oppure ritiriamo i nostri risparmi”

Continua la fuga dal territorio e da quello che dovrebbe essere il “servizio universale” sul territorio da parte di Poste Italiane Spa, che negli ultimi anni ha profondamente cambiato i propri connotati diventano ora banca ora cartolibreria, salvo dimenticare la sua missione fondamentale: quella di assicurare servizi postali decenti agli italiani.

La continua chiusura di sportelli sul territorio veneto, in particolare nelle aree più disagiate, ha fatto scattare la protesta del capogruppo del PdL in Consiglio regionale del venrto, Dario Bond: “la situazione è insostenibile, non mi stupirei che in segno di protesta i cittadini alle prese con i tagli degli uffici postali ritirassero i loro risparmi una volta per tutte. Io sono pronto a farlo. Per questo chiedo alla giunta regionale di attivarsi su due fronti: da un lato dialogare con Poste Italiane per trovare una soluzione e, dall’altro, studiare delle alternative alla società, guardandosi attorno e cominciando a confrontarsi con altri soggetti in grado di garantire il servizio. Non esistono solo e soltanto le Poste Italiane”.

L’esponente azzurro sta per depositare in Consiglio regionale una mozione dai toni preoccupati ma allo stesso tempo propositivi: “solo in provincia di Belluno gli uffici postali destinati alla chiusura sono 18, per non parlare delle riduzioni di orario. Lo stesso copione si legge nelle altre realtà del Veneto, soprattutto quelle più fragili, dalla montagna di Vicenza e Verona, passando per la Valsugana e il Polesine. In tutto 73 uffici postali. Una strage che non possiamo permettere”.

Per Bond la popolazione è molto preoccupata: “in questi giorni mi sono confrontato con molti cittadini, dal Comelico ad Asiago passando per la Lessinia, e ho capito quanto la popolazione di montagna e delle zone periferiche continui a sentirsi vulnerabile di fronte a questo stillicidio di chiusure. Capisco le esigenze di razionalizzazione, ma queste non devono avvenire sulla pelle di chi ha già problemi”.

Non manca una stoccata a Poste Italiane: “parliamo di una società che vuole abbandonare quei territori che l’hanno fatta crescere. Alle Poste sono transitati i risparmi dei nostri nonni e dei nostri genitori, spesso emigranti che hanno sempre risparmiato come formiche. Piccole e grandi fortune che hanno fatto crescere il Paese, pensiamo solo a quanta valuta straniera è stata immessa nel mercato interno. Il fatto è che le Poste continuano a essere un servizio importantissimo soprattutto in quei paesi più lontani dove non ci sono istituti bancari” afferma Bond, che sottolinea come “il paradosso, infatti, è proprio questo: Poste Italiane abbandona quei territori dove c’è più bisogno del loro aiuto. E’ un atteggiamento vile e codardo perché irresponsabile”.

Nella mozione Bond vuole impegnare la giunta a trovare anche altre strade: “se Poste Italiane non vuole ritornare sui propri passi, spetta a noi trovare altre strade per garantire i servizi. Ci sono società che pian piano stanno crescendo e che potrebbero sostituirsi in buona parte alle Poste. Del resto, non si può tollare che una società, ancora in mano pubblica, si comporti come il più spietato dei privati”.

“Chiederò al presidente Zaia e all’assessore allo sviluppo economico Isi Coppola di convocare le parti e contemporaneamente cercare delle soluzioni alternative”, afferma il consigliere regionale, rivolgendo un appello anche ai parlamentari della montagna veneta e del Veneto in generale: “si mobilitino davvero e non solo a parole. Battano i pugni sul tavolo a Roma e in tutte le sedi opportune. Ripeto c’è gente che è pronta a ritirare i propri risparmi in segno di protesta e io sono dalla loro parte”.