Morire per un pezzo di carbone: questo era il destino di migliaia di Bellunesi, che nel corso del precedente secolo furono costretti a emigrare dai propri paesi di montagna per dare il sostentamento a sé e alla famiglia rimasta a casa. Storie di emigranti che non devono essere dimenticate, ma trasmesse alle future generazioni affinché il mondo possa essere migliore e dignitoso per tutti.
Cinquant’anni fa San Gregorio nelle Alpi inaugurava il “Viale delle lampade spente” per testimoniare la memoria degli emigranti bellunesi morti sul lavoro, o a causa del lavoro in miniera e nelle gallerie, e nella giornata di sabato 19 gennaio proprio l’Associazione Bellunesi nel Mondo (Abm), il comitato “50° Viale delle lampade spente” e l’amministrazione comunale hanno voluto rinnovare questa testimonianza di memoria.
Una mattinata intensa iniziata con l’inaugurazione della mostra “Minatori bellunesi. Tra fatica, paura e silicosi” – allestita in sala consiliare e visitabile il sabato e la domenica fino al 3 febbraio – e proseguita con il corteo lungo il Viale delle lampade spente. Un viale che per l’occasione è stato risistemato con l’aggiunta della ricostruzione dell’ingresso di una miniera e il murales dell’artista sangregoriese Sandra Dal Farra. Proprio davanti a questo simbolo dell’emigrazione in miniera Sandro Cassol ha letto il discorso che fece, nel 1969, suo zio Giulio Gazzi, allora presidente del Circolo Acli locale. Un discorso rivolto al Sottosegretario agli esteri on. Perini e che aveva l’obiettivo di rivendicare una giustizia che aspettavano da anni non solo i minatori, ma anche le loro vedove che fino al 1975 non ebbero diritto di ricevere, in eredità, la rendita del marito dovuta per la malattia della silicosi.
Non è mancato l’intervento del presidente Abm, Oscar De Bona, che ha messo in evidenza come «gli alloggi adeguati garantiti ai nostri minatori non fossero altro che le baracche usate per i prigionieri di guerra e poi a livello salariale ci fu una sottrazione tra il 10 e il 20% di quanto spettava». Sempre De Bona ha voluto inoltre ringraziare quanto fatto dalle Acli e dai sindacati per la tutela del minatore e di come l’Associazione Bellunesi nel Mondo, fin dalla sua nascita, abbia supportato tali iniziative.
Un altro momento toccante è stato lo scoprimento di un basso rilievo in legno, realizzato dall’artista locale Tiziano Di Giusto, che rappresenta la balia da latte. «Un omaggio che l’Amministrazione comunale di San Gregorio nelle Alpi – ha detto il sindaco Mirco Badole – ha voluto fare a una figura dell’emigrazione del nostro paese che non deve essere dimenticata».
Gli ha fatto eco la vice presidente della provincia di Belluno Serenella Bogana: «questa pagina della nostra storia si sta coprendo di polvere. Grazie quindi all’Associazione Bellunesi nel Mondo per quanto fa affinché si continui a spolverare con pazienza certosina quanto fatto dai nostri emigranti».
Questo 50° del Viale delle lampade spente ha dato spazio anche al convegno, svoltosi nella sala “Tina Merlin”, dal titolo “Silicosi: malattia professionale e sociale del minatore” a cura dello storico Daniele Gazzi e che ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico tra cui una classe delle Scuole medie di Santa Giustina. Diversi gli interventi delle autorità presenti. Dalla presidente dell’Unaie, Ilaria Del Bianco, al presidente delle Acli Veneto Andrea Citron; dal parlamentare eletto all’estero Mario Borghese alla segretaria del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo, fino al presidente del circolo Acli di San Gregorio, Santa Giustina-Meano, Cesiomaggiore e Sospirolo Narciso Cassol. Presenti alcuni sindaci, oltre naturalmente ai gagliardetti delle Famiglie ex emigranti, delle Acli e degli alpini.
Il 50° del Viale delle lampade spente si è concluso la sera, nella palestra comunale di San Gregorio nelle Alpi, con lo spettacolo della compagnia “I fuori di quinta” dal titolo “Tornar. Bagagli di memorie”.
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