Comperini (sindaco di Besenello): “fare la Valdastico significa rischiare un nuovo Vajont”. Toldo (sindaco di Valdastico): “cattivo gusto strumentalizzare una tragedia evocando rischi apocalittici”. Eccher: “troppa demagogia e pressapochismo blocca un’opera fondamentale per il Trentino e per la sua economia che da sola vale due punti di Pil”
Costruire la Valdastico significa rischiare un altro Vajont sul versante della Valdastico: con questa inquietante prospettiva, il sindaco di Besenello Cristian Comperini ha detto no alla realizzazione dell’autostrada della Valdastico che interesserebbe il territorio comunale per poco più di un chilometro di percorso. Una posizione che ha sollevato immediatamente critiche, soprattutto dal versante veneto, dove i sindaci interessati all’opera (che occupa la valle ben più di quanto accade in Trentino) si sono dichiarati a favore dell’opera seppur con qualche prescrizione di carattere paesaggistico ed ambientale che la società concessionaria pare di buon grado intenzionata ad accogliere. Quanto al paventato rischio di un nuovo Vajont in località Marogna, dove nel 1178 c’è stata una frana di immani proporzioni che secondo i detrattori trentini del completamento autostradale dicono sia ancora attiva e pericolosa, i sindaci interessati della Valdastico dicono di non saperne nulla e che faranno gli opportuni approfondimenti.
Su tutta la vicenda che pare essere improntata più sulla facile demagogia ed inutile allarmismo, interviene anche il vicepresidente del Consiglio provinciale di Trento, Claudio Eccher: “mi sono sorpreso del livello di demagogia spicciola e di superficialità contenute nelle dichiarazioni rilasciate da un amministratore locale nel tentativo di bloccare un’opera pubblica, riconosciuta a livello nazionale, di interesse strategico, utile al Trentino, al Veneto e all’Italia. Paragonare la costruzione di una galleria autostradale alla tragedia del Vajont non solo è esagerato, ma pure improprio, perché si è dinnanzi a due opere pubbliche sostanzialmente differenti”. Eccher fa una disamina tecnica delle due realtà: “per chi non lo ricordasse, la tragedia del Vajont fu determinata dalla conformazione geologica delle pendici del monte Toc, una serie di stratificazioni calcareo alluvionali poggianti su strati argillosi, che successivi invasi e svasi del lago causarono la perdita di coesione, facendo staccare quelli superficiali da quelli sottostanti a causa del dilavamento provocato dalle infiltrazioni delle acque nelle pendici della montagna. Ben altra cosa è lo scavo di una galleria a doppio fornice nel cuore di un ammasso roccioso, dove il passaggio del tunnel viene realizzato da macchine automatiche che consolidano immediatamente lo scavo realizzato con conci di calcestruzzo prefabbricato, anche in presenza di conformazioni geologiche tra loro molto differenti quanto a qualità e stabilità della roccia”. Eccher cita l’esempio della galleria ferroviaria in corso di realizzazione al Brennero, lunge ben 56 chilometri: “ne più ne meno quanto sta accadendo al Brennero con la realizzazione della galleria ferroviaria di base (lunga oltre 3 volte quella della Valdastico) che attraversa anche strutture geologicamente attive e di diversa conformazione. Ma non per questo al Brennero si grida al pericolo Vajont come si fa a Besenello, con la stranezza che a lanciare l’allarme (infondato) è il sindaco di un paese situato proprio sul versante opposto dove si presume esista il rischio, versante dove i sindaci della Valdastico si sono dichiarati tutti a favore della realizzazione del tratto nord dell’autostrada A31 con la formulazione di alcune prescrizioni di carattere ambientale e paesaggistico, senza però evocare rischi apocalittici di sorta come si sta facendo sul versante trentino e come asserito ieri dal sindaco di Valdastico, Alberto Toldo, “senza strumentalizzare i morti e senza mancare di rispetto alle comunità coinvolte”.
Il vicepresidente del Consiglio provinciale di Trento passa a criticare l’operato degli amministratori pubblici trentini: “più che un approccio laico e basato sui fatti, da parte della provincia di Trento e delle varie amministrazioni locali interessate al completamento dell’autostrada della Valdastico è palese la posizione ideologica preconcetta contraria a tale importante opera, mentre tutte le categorie economiche, sia trentine che venete, sono favorevoli a tale realizzazione che da sola farebbe aumentare il nostro PIL di circa due punti”. Per Eccher “i pericoli e i timori sollevati dal centro sinistra autonomista sono in gran parte infondati, buoni solo a sollevare cortine fumogene per disorientare il libero convincimento dei cittadini, anche laddove esiste un ipotetico rischio possibile (intercettazione di venute d’acqua), non è detto che le conseguenze siano solo negative, potrebbe darsi che ne possa scaturire anche un deciso miglioramento, visto che eventuali venute d’acqua rinvenute durante lo scavo di una galleria non vanno affatto disperse, ma possono venire raccolte e utilizzate per alimentare acquedotti civili ed industriali, magari incrementando le attuali disponibilità a beneficio dei territori interessati, le moderne tecniche di costruzione sono cosa ben diversa di quelle di trent’anni fa, quando l’attenzione verso l’impatto ambientale e le sue conseguenze era minimo se non inesistente”.
Anche i paventati timori circa l’inquinamento e i disagi da cantiere sul lato dello sbocco trentino, secondo Eccher “gli amministratori locali fingono di non conoscere l’evidenza contenuta nei progetti: il passaggio in territorio trentino è lungo poco più di un chilometro, avviene quasi totalmente in trincea ricoperta con galleria artificiale nelle pendici di una montagna oggi incolta, che a lavori conclusi verrebbe trasformata in un vigneto. Il raccordo con l’Autobrennero occupa poco spazio, per di più in una località di scarso pregio agricolo in un’ansa del fiume. Anche il paventato impatto del viadotto che oltrepassa la strada statale, la ferrovia e il fiume Adige può essere validamente ridotto, abbassando le quote del manufatto. Anche i disagi da cantiere possono essere ridotti al minimo, utilizzando una specifica viabilità per portare lo smarino fino alla ferrovia, da dove lo si trasporta dove serve per realizzare riempimenti o calcestruzzi”.
Certo, rimane aperta la questione urbanistica, per il fatto che lo sbocco in Trentino della Valdastico non è prevista dall’attuale formulazione del Pup: “un aspetto risolvibile sia con un accordo tra la regione Veneto e Trentino (cosa migliore in assoluto), ma anche facendo leva sui principi contenuti nella “Legge obiettivo” e sul fatto che l’opera – sottolinea Eccher – riveste carattere d’interesse generale per lo Stato italiano e per la stessa Unione Europea. In presenza di un perdurante ed ingiustificato diniego delle amministrazioni comunali e provinciale del Trentino, lo Stato e l’Anas avrebbero comunque la possibilità d’agire d’imperio, anche se questa soluzione non è sicuramente tra quelle che ci si attenderebbe da amministratori di buon senso”.
Il vicepresidente dell’assemblea legislativa trentina si sofferma anche sulla questione dei costi: “non bisogna infine sottacere un aspetto fondamentale: i costi della realizzazione del completamento della Valdastico nord ricadono completamente sul concessionario, senza alcun onere per le casse locali che, anzi, possono trarre vantaggi dalla realizzazione di opere collaterali. Avere oggi uno sbocco verso il Veneto funzionale e sicuro alternativo alla Valsugana e alla Vallagarina comporta per il Trentino solo benefici sociali, ambientali ed economici: continuare a non capirlo, significa rendere solo un cattivo servigio alla comunità che si amministra, oltre che alle coscienze non ottenebrate dai fumi della demagogia”.