Legge di bilancio 2019, le critiche di Confartigianato Veneto

Bonomo: «L’ipoteca sul futuro non ci piace! Pesano troppo le clausole di salvaguardia e gli elementi che frenano la spinta imprenditoriale».

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Legge di bilancio 2019
Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto

«Una manovra che appare positiva in diversi suoi elementi come cuneo fiscale, abolizione del Sistri e incentivi per la casa ma che al tempo stesso, ci proietta in uno scenario alquanto preoccupante – commenta a caldo la legge di bilancio 2019 appena uscita da un rocambolesco voto al Senato Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto -. Le clausole di salvaguardia, ovvero gli aumenti automatici delle imposte a garanzia della tenuta dei conti pubblici, i minori investimenti e la possibilità di aumento della tassazione locale, minano il futuro del Sistema Italia e di chi quotidianamente fa impresa. Anche molte delle richieste che lo scorso anno abbiamo messo nero su bianco con la nostra campagna “Fisco: roba da matti” sono rimaste sulla carta».

Il quasi raddoppio delle clausole di salvaguardia (21,5 miliardi in più per il biennio 2020-2021), resosi necessario per dare cassa a provvedimenti di carattere più assistenziale che di sviluppo quali reddito di cittadinanza e in parte quota 100, compromette e adombra gli elementi positivi che pur ci sono. Aver evitato (per ora) l’infrazione europea e soprattutto aver ritrovato una via efficace di collaborazione all’interno delle regole UE sono tra questi. Così come va bene la diversificazione di alcuni provvedimenti, Industria 4.0, con cui vengono dedicate alle piccole imprese agevolazioni maggiori.

«L’attività di lobby del sistema Confartigianato – precisa il Bonomo – ha portato minori oneri, tasse e burocrazia per le piccole imprese Venete: deducibilità IMU, riduzione tariffe INAIL, regime forfettario innalzato e abolizione SISTRI (le voci più “pesanti) che valgono almeno 135 milioni di euro all’anno».

Entrando nel merito, l’allargamento del regime forfetario è positivo, sia per il nuovo tetto di 65.000 euro, sia per l’eliminazione dei paletti relativi al costo del personale ed al valore complessivo dei beni strumentali. Da una nostra indagine su un campione di circa 5.000 imprese individuali operanti sul territorio, emerge come si passi dall’attuale 13% di soggetti in regime forfetario ad un ben 46% di quelli che risulterebbero rientrare nei nuovi limiti. E’ anche vero che a diversi di questi contribuenti, pur rientrando nella nuova soglia di fatturato, passare al forfetario non converrà; sia a coloro che hanno importanti volumi di costi che a coloro che oggi sfruttano detrazioni d’imposta significative. Tuttavia, in caso di transito al regime agevolato, i guadagni maggiori in termini di risparmio d’imposta si avrebbero per imprenditori individuali senza familiari a carico (56%). Sempre per questi, la stima delle minori imposte da pagare si aggirerebbe sui 3.000 euro annui. L’appetibilità scende decisamente in caso di moglie e figlio a carico. Nel complesso, circa un 30% dei soggetti che ci guadagnerebbero, potrebbero avere un risparmio d’imposta da 2.000 a 5.000 euro annui. Nei calcoli è stato anche considerato lo sconto contributivo del 35%, previsto per chi aderisce al regime agevolato. Le categorie principalmente beneficiarie della misura sono quelle che svolgono attività professionali, seguite dal comparto delle costruzioni e dalla manifattura. Riguardo alla pace fiscale, riteniamo positiva l’estensione dei termini e le migliori condizioni concesse per la rottamazione dei ruoli, come la volontà del Governo di non aprire a condoni indiscriminati che avrebbero avvantaggiato solo i furbi. Per il maxisconto sui contributi previdenziali (stralcio delle sanzioni ed uno sconto di ben l’84% di quanto dovuto inizialmente) speriamo sia rivolto anche ad artigiani e commercianti e non solo ai professionisti, fatto che sarebbe inspiegabile. Si riduce il cuneo fiscale con una previsione di sgravio sui contributi Inail a carico delle imprese che partirà a livello nazionale da 415 milioni nel 2019 e arriverà a 600 milioni nel 2021. Le tariffe Inail rimangono ancora fonte di sperequazione a danno delle imprese artigiane. C’è in ogni caso un risparmio per le imprese artigiane venete di 50,5 milioni di euro l’anno. Segnali di ascolto verso le piccole imprese che vogliono investire in tecnologia sono anche l’innalzamento delle percentuali per l’iperammortamento dal 150% al 170%. Sempre per quanto riguarda la revisione del Piano Nazionale Impresa 4.0 è previsto per il 2019 il credito di imposta per la formazione 4.0 meglio distribuito proprio in favore dei piccoli: 50% delle spese ammissibili sostenute dalle piccole imprese e 40% delle spese sostenute dalle medie imprese, con un tetto annuo di 300.000 euro. Per le grandi imprese il limite annuale sarà solo di 200mila euro e non verranno superati i 30 punti percentuali. Raddoppia, dal 20 al 40%, ladeducibilità IMU sui capannoni e confermato tutto il pacchetto bonus casa (recupero edilizio, bonus mobili, verde, ecobonus e sismabonus). Concesso finalmente quanto richiesto da Confartigianato in merito alle perdite subite dai soggetti IRPEF, che potranno portarle in deduzione dai redditi anche negli esercizi successivi. Stanziati 50 milioni di euro per la formazione duale nell’apprendistato. Punto di domanda sulla soglia degli appalti diretti di cui si è persa traccia. Nell’attesa di comprendere meglio il funzionamento e sperando che nel corso del prossimo anno non ne venga smentita poi l’applicazione, vi sono anche altre novità interessanti per le micro e piccole imprese, quali la mini IRES e l’ulteriore estensione del regime agevolato per i fatturati tra i 65.000 ed i 100.000 euro. Quest’ultima però “congelata” fino al 2020. Sul fronte fattura elettronica nessuna novità dal testo approvato con voto di fiducia al Senato. In uno slancio di comunione d’intenti, sarebbe stato opportuno estendere l’esclusione di sanzioni almeno per tutto il 2019.

«Cosa ci allarma? – prosegue Bonomo – Innanzi tutto il messaggio che arriva di smobilitazione in campo degli investimenti ed in particolare nelle infrastrutture (taglio fondi alle ferrovie), tema per le nostre imprese talmente centrale da essere stato oggetto della mobilitazione del 13 dicembre a Milano, non che vorremmo dover replicare. L’istituzione di una “Centrale per la progettazione delleopere pubbliche” ancorché modificata rispetto al testo originario è in antitesi con il processo di federalismo e presupposto per l’ennesimo ente centrale. Siamo contrari alla riforma della alternanza scuola lavoro che oltre ad essere rinominata in modo incoerente vede ridotti finanziamenti e ore obbligatorie. Ci penalizza la cancellazione del super ammortamento. In tema di autonomia dellaRegione Veneto, prendiamo sul serio l’impegno del Premier a chiudere entro la metà febbraio. Restano gli interrogativi sul passaggio dal criterio di spesa storica a quello dei costi standard. Senza quest’ultimo non sarà vera autonomia, non sarà solidarietà efficace né si aprirà il necessario capitolo della responsabilità dei centri di spesa».

«Rinviamo il giudizio su quota 100 e reddito di cittadinanza al tempo dei relativi decreti attuativi- conclude Bonomo-. Sul reddito di cittadinanza ribadiamo, le criticità più volte sottolineate dalla nostra organizzazione e ben sintetizzate, il 13 dicembre scorso dal presidente di Confartigianato Merletti a Milano che, tra gli applausi, ha detto “è solo il lavoro, attraverso l’impresa e l’auto imprenditorialità, che crea reddito”. Provvedimenti di questo tipo minano le regole del giuoco e danno il colpo di grazia alla spinta imprenditoriale già fortemente in calo tra i giovani».

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