In Veneto ed in Emilia Romagna è allarme da batterio chimaera

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batterio chimera

Chimaera, un batterio decisamente subdolo e resistente che probabilmente si è annidato nelle apparecchiature della sala operatoria, ha già mietuto sei vittime in Veneto e due in Emilia Romagna tra i pazienti sottoposti ad intervento cardiochirurgico con circolazione sanguigna extracorporea.

I decessi si devono alla chimaera che è entrato in contatto con il sangue dei pazienti nel momento in cui questo è fatto circolare attraverso una macchina che serve per riscaldare il sangue durante gli interventi a cuore aperto. Una volta entrato in contatto con il sangue, il batterio chimaera si insedia nel cuore dove rimane latente per mesi ed anni, salvo esplodere in tutta la sua potenza creando una specie ascesso, che debilita fortemente le persone con un rischio di morte che si attesta sul 50%.

In Veneto i casi sono accaduti a pazienti operati all’ospedale San Bortolo di Vicenza, con 18 casi di possibili infezioni, oltre ai sei casi di decesso già occorsi. In Emilia i casi sono occorsi al Salus Hospital di Reggio Emilia, dove sono morti due pazienti e altri duesono sotto accurata indagine.

Sono una trentina in Emilia Romagna le macchine cuore-polmone che permettono la circolazione extracorporea nel corso di particolari interventi cardiochirurgici; quelle su cui si è concentrata l’attenzione della Regione sono una ventina, di cui cinque già dismesse negli anni e sostituite. Il legame macchina-batterio è l’acqua, che serve per raffreddare l’apparecchiatura: è da qui che può liberarsi un aerosol con il microrganismo.

«La Regione – sottolinea l’assessore regionale alla sanità Sergio Venturi – ha già chiesto alle strutture di cardiochirurgia che vengano sostituite tutte le macchine potenzialmente a rischio o che ci sia un loro adeguamento, per evitare altre possibili diffusioni in sala operatoria di agenti patogeni».

La Regione, che in questa vicenda coinvolgerà i medici di famiglia, sta preparando inoltre un’informativa che invierà a tutti i pazientinelle strutture di cardiochirurgia, operati con l’utilizzo della macchina cuore-polmone: l’obiettivo è informarli sulle infezioni che si sono verificate e invitarli, in caso si verificassero successivamente al ricovero sintomi febbrili, a rivolgersi al proprio medico curante.

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