“Le figlie dell’armonia”: festival “Nel nome di Vivaldi. Storie venete di suoni e luoghi”

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cristallarmonio gianfranco grisi 1 1Il 13 e 20 luglio i prossimi appuntamenti a Venezia
di Giovanni Greto

E’ arrivato al secondo appuntamento nel cortile di palazzo Grimani, contiguo a campo Santa Maria Formosa, il festival di 4 concerti (il 13 e il 20 luglio i prossimi), tutti con inizio alle 19.30, ‘Le figlie dell’armonia’ che si inserisce in un contesto più ampio del progetto ‘Nel nome di Vivaldi. Storie venete di suoni e luoghi’, nato nel 2010.

Frutto di un proficuo rapporto di collaborazione tra l’associazione ‘Amici della musica di Venezia’, la Regione del Veneto, la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e comuni della Gronda lagunare, ‘Venezia Accademia’, la direzione e lo staff di Palazzo Grimani (che ospita fino al 1 luglio l’esposizione dedicata al celebre ‘Quaderno veneziano’ di Antonio Canaletto, mentre dal 12 luglio è annunciata una selezionata rassegna, ‘Echi neorealisti nella fotografia del dopoguerra’, tratta dal ricchissimo patrimonio fotografico dell’Associazione la Gondola), il progetto racconta il rapporto della musica e dei suoi protagonisti con la società, ricostruendo le storie dei personaggi e dei luoghi della musica veneta del passato, facendo emergere le tracce più autentiche delle tradizioni culturali ed artistiche, con l’obiettivo di realizzare un festival della ricerca e dell’interpretazione musicale nel Settecento veneto, unendo indissolubilmente l’indagine storica all’esibizione musicale.

Il merito di un così complesso e vasto lavoro è da attribuirsi allo storico della musica Paolo Cattelan, il quale nella presentazione ai concerti aveva sottolineato come “la miglior virtù dello studioso è cercare di farsi sorprendere dalla realtà storica. E quando colui che cerca viene sorpreso, arriva il momento più emozionante”. Il punto di partenza di Cattelan è stato la ricerca nel repertorio prodotto durante il ’700 nei luoghi di Carità e negli Ospedali veneziani dei Mendicanti e dei Derelitti, quest’ultimo meglio conosciuto come l’Ospedaletto. Come scrive lo storico nel volume miscellaneo edito da Marsilio che approfondisce le tematiche di ogni concerto, è stato estremamente importante esser riusciti a recuperare il repertorio di questi testimoni musicali. Era successo che nel 1818 il libraio veneziano Benzon decidesse di mettere in vendita le partiture manoscritte. Separati dal corpus, i pezzi più pregiati, gli autografi, si dispersero un po’ ovunque: ad Amburgo, Berlino, Vienna, Einsiedeln, Napoli e Bologna. Per fortuna, una parte consistente di copie finì nella Biblioteca del Conservatorio di Milano. Cattelan ha trovato i manoscritti in ottimo stato e si è messo subito al lavoro, scoprendo una straordinaria fioritura di stili di canto femminile all’Ospedaletto e ai Mendicanti nella seconda metà del ’700.

In epoca di crisi dei castrati, il canto delle femmine esplode come fenomeno. Le donne sono più rapide nell’apprendimento e nel possesso naturale della propria voce. I più importanti compositori italiani sono coinvolti nella produzione musicale degli Ospedali. Nella maggior parte di costoro – Tommaso Traetta, Antonio Sacchini, Pasquale Anfossi, Domenico Cimarosa, Francesco Bianchi, Ignazio Girace, Giuseppe Nicolini – spicca la formazione napoletana. Esso stessi sono stati “figliuoli” dei famosi quattro antichi conservatori : Sant’Onofrio, Santa Maria della Pietà dei Turchini, dei Poveri di Gesù Cristo e Santa Maria del Loreto. A Venezia allora, dalle figlie e dai figliuoli, passa tutta l’evoluzione della musica vocale italiana dal tardo Barocco fino alla soglia di Rossini. Lungo gli itinerari di ricerca che collegano il compositore Cimarosa (Aversa 1749-Venezia1801) agli Ospedali veneziani, Cattelan ha scoperto un pezzo che costituisce un unicum nella sua produzione: un’Aria per soprano con “Angelico e altri strumenti obbligati”, il cui autografo è datato 12 luglio 1780. 

cristallarmonio gianfranco grisi 2 1Ma che strumento è l’Angelico? Si tratta di un’armonica a bicchieri (Glass Harp), le cui note del registro alto erano comparate alla voce cantante femminile. Lo strumento si compone di una serie di bicchieri di cristallo di varie dimensioni, ciascuno intonato grazie ad un diverso grado di riempimento d’acqua, suonati sfiorando con i polpastrelli bagnati il bordo delle coppe. Ad utilizzarlo per primo in pubblico furono le sorelle Davies, Marianna, pianista (1744-1818) e Cecilia, cantante, che iniziarono nel 1762 ad esibirsi a Londra con il nuovo strumento, denominato armonica dal suo inventore Benjamin Franklin, che ne ideò il prototipo, affascinato dal suono dei bicchieri musicali dell’irlandese Richard Pockrich (circa 1690-1759), cui la musicista e scrittrice irlandese Anne Ford (1737-1824) aveva anche dedicato un trattato ‘Instruction for playing the Musical Glasses’(1761). Sembra che le Davies avessero ricevuto uno dei primi esemplari direttamente dalle mani di Franklin con il quale erano in contatto epistolare. Mozart le conobbe a Londra nel 1765 e dedicò ad una clavicembalista cieca, Marianne Kirchgassner (1769-1808), virtuosa altresì dello strumento, l’Adagio e Rondò K 617 e l’Adagio K 356. Johann Adolf Hasse, su di un testo poetico di Pietro Metastasio, scrisse a Vienna nel 1769 per le “virtuose due Signore Sorelle Davies” una elaborata cantata “l’Armonica”, per celebrare il matrimonio dell’Arciduchessa Maria Amalia d’Asburgo con Ferdinando di Borbone duca di Parma. Si potrà ascoltare questa composizione nell’ultimo concerto, il 20 luglio alle 19.30, interpretato dalla soprano Susanna Armani, accompagnata dallo specialista di Glass Harp Gianfranco Grisi, dalla violoncellista Anna Campanaro e dal clavicembalista Bruno Volpato. Col passare degli anni, però, lo strumento da angelico passò ad essere considerato maledetto, seguendo la parabola della fortuna del dottor Franz Anton Mesmer (1731-1815), austriaco, che aveva cominciato ad usare l’armonica a scopo terapeutico nella sua casa frequentata a Vienna, crocevia di musicisti come Gluck, Vincenzo Righini e dei Mozart padre e figlio, intellettuali e teatro di tutta la prima fase del “magnetismo animale”, secondo la quale ogni organismo vivente possiede un fluido magnetico emanate una speciale energia.

Il secondo concerto, ‘Fuochi invisibili’, ha visto impegnato il quartetto sopra indicato nell’interpretazione di composizioni di Mozart e di Domenico Cimarosa, tra le quali nelle sue ricerche, Cattelan ha scoperto un unicum, ‘De terra amica’, un’Aria per soprano con “angelico e altri strumenti obbligati”, il cui autografo è datato 12 luglio 1780. Il testo dell’Aria – una polifonia a parti strette, tonalità naturale in chiaroscuro (Do maggiore/La minore/nuovamente Do maggiore nella sequenza con da Capo dell’Aria) – in latino come tutti gli oratori e i mottetti per le figlie, racconta della guarigione dell’anima attraverso la metafora di un uccello che per curarsi spicca il volo fino a raggiungere le pure acque di un alto monte. Nel monumentale cortile di palazzo Grimani, un pubblico attento e rapito da sonorità così inusuali, ha tributato sinceri e ripetuti applausi ad un gruppo di musicisti di notevole spessore, ognuno dei quali ha potuto dimostrare le proprie capacità virtuosistiche nei numerosi episodi solistici in primo piano. Il terzo appuntamento del festival, il 13 luglio, ‘Virgo Virago’ proporrà una serie di Arie di Ferdinando Bertoni e Francesco Bianchi, interpretate dal medesimo quartetto con la sola eccezione del violinista Giampiero Zanocco al posto di Gianfranco Grisi.