Dopo un travagliato tira e molla, la Commissione europea è pronta a rilasciare il nulla osta allo Stato italiano per il rinnovo trentennale delle concessioni autostradali scadute di due autostrade del NordEst, l’Autobrennero (A22) e il gruppo Autovie Venete (A4 Venezia-Trieste, A28, A23 Palmanova-Udine, A34 Villesse-Gorizia e A57 fino al Terraglio) che confluiranno in due nuove società posseduteinteramente da soci pubblici, con lo Stato presente nella compagine gestionale accanto agli enti locali.
Il via libera, secondo la comunicazione rilasciata dal ministero alle Infrastrutture, avverrà entro la metà di novembre. «La commissaria europea Margarethe Vestager ha riconosciuto che l’operazione non viola le regole europee sulla libera concorrenza – ha detto soddisfatto il ministro Danilo Toninelli -. Una volta ricevuta la comunicazione formale dall’Unione europea, il ministero nelle vesti di concedente affiderà le concessioni scadute di A22 alla regione Trentino Alto Adige e alle province di Trento e di Bolzanoche hanno approntato la nuova società Brenner Corridor, mentre la rete gestita da Autovie Venete confluirà nella Società autostrade Alto Adriatico. Si tratta di due nuove società create appositamente, detenute completamente da soci pubblici».
A gestire l’Autobrennero sarà, come detto, la nuova Brenner Corridor, con quote detenute dalla regione Trentino Alto Adige e dalle province di Trento e di Bolzano, con un capitale di 1.050.000 euro (350.000 euro versato da ciascun socio). Agli iniziali tre soci, se ne aggiungeranno progressivamente altri tra quelli già presenti all’interno della Società Autostrada del Brennero. La Società autostrade Alto Adriatico sarà posseduta dalla regione Friuli Venezia Giulia (socio maggioritario) e dalla regione Veneto (socio di minoranza). A vegliare sul funzionamento delle due nuove società, che avranno una struttura decisamente più snella degli attuali gestori, ci sarà un «soggetto cuscinetto», secondo Toninelli, che «avrà la funzione di garantire la correttezza degli atti delle due nuove società con funzione tecnico amministrativa e contabile, composto pariteticamente da rappresentanti nominati dallo Stato (ente concedente) e dagli enti locali proprietari della società».
Toninelli guarda al futuro, non senza fare un bilancio di quanto accaduto nel passato: «abbiamo ereditato in Italia un sistema di concessioni autostradali pluridecennali totalmente sbilanciate sui privati, che hanno guadagnato miliardi dai pedaggi, badando più al profitto che alla sicurezza e alla qualità del servizio. Vogliamo ribaltare questo modello e il risultato sulla A22 e sull’A4 è lo step da cui partire. Le società totalmente pubbliche e detenute dagli enti locali garantiranno che gli utili dei pedaggi rimarranno interamente sul territorio. Alla concessione si applicheranno le tariffe stabilite dall’Art (Autorità di regolazione dei trasporti), e questo porterà a una calmierazione dei pedaggi». E questa è una notizia decisamente buona per gli utenti che fino ad oggi hanno pagato pedaggi salati per servizi spesso non adeguati in termini di scorrevolezza del traffico.
Passo successivo potrebbe essere la creazione di un’unica holding autostradale del NordEst, proposta caldeggiata dal governatore del Veneto Luca Zaia, che potrebbe anche candidarsi a rilevare le tratte gestite da Autostrade per l’Italia nel caso in cui dovesse procedere il provvedimento di revoca della concessione dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova, tra cui rientrano il tratto Brescia-Padova dell’A4 e la Venezia-Belluno dell’A27, oltre al tratto Udine-Tarvisio dell’A23 e all’A31 Valdastico e all’A13 Bologna-Padova. Potrebbero rientrarvi anche le progettate tratte autostradali della Cispadana (Autobrennero è titolare della concessione) e del Tibre (da Parma a Isola della Scala), e l’ipotizzato prolungamento dell’A27 verso la Germania. Potrebbe scaturirne una realtà capace di generare un’ingente massa di liquidità che potrebbe essere utilizzata sia per l’ordinaria manutenzione della rete autostradale esistente, che per allargarla, magari utilizzando logiche di corridoio con l’incrocio gomma-ferro come si vorrebbe fare sull’asse del Brennero, magari finanziando anche la manutenzione della rete stradale ordinaria.
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