Il ministro alle Infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli si dimostra ogni giorno di più di essere l’uomo sbagliato nel posto giusto, muovendosi tra opere pubbliche e trasporti con la stessa grazia di un elefante imbizzarrito in un negozio di cristalli. Una politica del un passo avanti e due indietro che non posta da nessuna parte, se non al disorientamento di chi lavora ogni giorno.
Dopo tanti annunci, ora sembra arrivata la volta buona: la prossima settimana a Bruxelles si chiuderà la pratica A22 relativa al rinnovodella concessione per i prossimi trent’anni agli enti locali che l’hanno fino ad oggi costruita e gestita, province di Trento e Bolzano e regione Trentino Alto Adige su tutti (soci di maggioranza assoluta). A fronte di una notizia per certi versi positiva, se ne aggiunge una di portata diametralmente opposta relativa al tunnel ferroviario del Brennero, la galleria ferroviaria più lunga al mondo già in avanzato stato di costruzione, che nelle scorse settimane lo stesso Toninelli aveva magnificato come già realizzata e utilizzata da migliaia di Tir (sic!) ogni giorno. Toninelli ha riconosciuto le posizioni del suo collega ministro Riccardo Fraccaro (esponente del M5S trentino) che aveva bollato il tunnel del Brennero come inutile come «sensate».
Toninelli ritiene che Fraccaro, il quale chiede lo stop dei lavori al Brennero, esponga «una posizione sensata. Posizione che riflettela visione di M5s che si interroga giustamente sul merito e sull’utilità di alcune grandi opere. Io da ministro mi trovo a gestire dossier complessi e farò in modo che le opere impattino il meno possibile sui territori interessati, dando comunque il massimo vantaggio alla competitività del Paese».
Una dichiarazione che ha fatto scattare la piccata reazione degli industriali del Trentino Alto Adige, secondo cui «bloccare il tunneldel Brennero provocherebbe un “infarto europeo” ai trasporti». Stefan Pan (presidente regionale e vicepresidente nazionale Confindustria), Federico Giudiceandea (presidente di Assoimprenditori Alto Adige) e Enrico Zobele (presidente di Confindustria Trento) in una nota congiunta scrivono che «il tunnel del Brennero è un’opera strategica per il futuro del nostro territorio. Metterla in discussione significa mettere a rischio la sostenibilità sociale, ambientale ed economica della regione – e significa provocare un infarto europeo, perché il Brennero è lo snodo centrale che collega il Nord e il Sud Europa».
Secondo i tre esponenti confindustriali in ballo ci sono tre aspetti sostanziali. «Reti e infrastrutture di collegamento diventano sempre più decisive. Permettono a persone, dati e merci di spostarsi, favoriscono la competitività internazionale delle imprese locali e quindi garantiscono il mantenimento di posti di lavoro sul territorio». Non solo: «per spostare il trasporto merci da gomma a ferro servono infrastrutture ferroviarie competitive. Il tunnel del Brennero con le relative tratte di accesso è decisivo per rilanciare e rendere maggiormente attrattivo la ferrovia anche per le imprese». Infine, «l’economia del Trentino-Alto Adige – dalle imprese industriali internazionalizzate al turismo – dipende in modo determinante dalla raggiungibilità della regione. Bloccare le infrastrutture di collegamento significa bloccare lo sviluppo del territorio, perché si mettono a rischio i posti di lavoro e gli investimenti che queste imprese garantiscono».
«Siamo i primi a volere realizzare le grandi opere nel pieno rispetto del territorio, perché in questi territori ci viviamo anche noi. Allo stesso tempo dobbiamo far capire a tutti la rilevanza strategica delle reti di collegamento. Sono sempre più decisive: non solo per la competitività, ma per la sopravvivenza stessa di un territorio. Chi non è raggiungibile, chi non può permettersi di essere aperto al mondo, sparisce: vale per le nostre imprese, ma vale anche per i territori in cui viviamo e lavoriamo», afferma il presidente di Confindustria Trentino Alto Adige e vicepresidente nazionale con delega alle Infrastrutture, Stefan Pan.
Sulla stessa linea Zobele e Giudiceandrea: «se vogliamo fare del bene al nostro Paese e al nostro territorio, non possiamo permetterci di frenare o addirittura di paralizzare le nostre imprese. Facciamo del bene al nostro Paese se permettiamo alle nostre imprese di correre e di sprigionare appieno la loro energia, ed è per questo che non possiamo dire di no ai grandi corridoi infrastrutturali!»
Ciò che fa maggiormente specie, è che solo pochi mesi fa, come ha ricordato Daniel Alfraider della Svp, lo stesso Toninelli ha firmato accordi internazionali per l’effettuazione dei lavori al tunnel del Brennero, con relativa magnificazione di quanto raggiunto in accordo con Austria e Germania. Salvo ora fare puntualmente una repentina inversione di marcia, come uscisse da un sogno. Forse a Toninelli piace sognare, magari complice la lontananza dalla sua famiglia, come lui spesso lamenta. Suggeriamo una semplice soluzione: si dimetta da ministro alle Infrastrutture e trasporti (incarico dove ha ampiamente dimostrato di non essere assolutamente in grado di ricoprire), magari anche da deputato semplice e torni dai suoi cari. La società guadagnerà un padre a tempo pieno in più e un ministro incapace in meno.
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