A Bologna gli Stati generali dell’economia verde

In Emilia Romagna il comparto conta 5.500 aziende, 290.000 dipendenti (+5% dal 2014) e registra un fatturato di 78 miliardi l'anno. 

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Circonomia

Con 5.500 aziendeverdi” e quasi 290.000 dipendenti (+5% rispetto al 2014) in un comparto che fattura 78 miliardi l’anno, e le fonti di energia rinnovabili arrivate al 12% del totale regionale, l’Emilia Romagna conferma nei numeri la scelta fatta a favore dell’economiaverde. La Regione Emilia Romagna ha chiamato a raccolta gli Stati generali dell’economia verde a Bologna, all’Opificio Golinelli, puntando sul confronto intersettoriale, presentando le iniziative già avviate e le sfide verso l’Agenda 2030, per un presente e un futuro che siano realmente sostenibili.

Una transizione verso gli obiettivi europei fatti propri nel Piano energetico regionale che prevede investimenti, fino al 2019, per quasi 250 milioni di euro fra fondi regionali e comunitari. In particolare, la riduzione delle emissioni climalteranti del 40% al 2030 rispetto ai livelli del 1990; l’incremento al 27% al 2030 della quota di copertura dei consumi attraverso l’impiego di fonti rinnovabili e l’incremento, sempre al 27% al 2030, dell’efficienza energetica, con interventi che si concentrano soprattutto nei settori trasporti, elettrico e termico.

«La sfida è ora, adesso, nessuno può più permettersi rimandi a lotte future – ha detto il presidente della RegioneStefano Bonaccini, che ha chiuso gli Stati generali dialogando con il portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Enrico Giovannini, economista ed ex presidente dell’Istat -. Oggi più che mai parlare di sostenibilità significa parlare di diritti, e cioè di politiche di rilancio economico e, allo stesso tempo, di qualità del lavoro, di salute e sicurezza dei cittadini, di coesione sociale, di qualità urbana e utilizzo del suolo, del contrasto alle nuove forme di povertà emergenti. L’economia dipenderà sempre più dai cambiamenti climatici e fin d’ora occorre progettare uno sviluppo economico che ne tenga conto, con una certezza: o la crescita è sostenibile o non esisterà alcuna crescita».

Bonaccini ha elencato gli impegni della Regione in questo contesto: «abbiamo come traguardo la completa transizione energetica su fonti rinnovabili al 2050. E voglio ricordare le nostre leggi sull’economia circolare e per il consumo a saldo zero di suolo, gliinvestimenti sul trasporto pubblico locale per l’acquisto di 600 nuovi bus ecologici, il bus gratis nei centri urbani per chi fa l’abbonamento ai treni regionali. E ancora, gli ecobonus per la rottamazione dei veicoli commerciali più inquinanti e, dal 2019, anche per le auto di privati, fino all’accordo per l’installazione di 2.000 colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, per una svolta verso la mobilità sostenibile».

In Emilia Romagna, la produzione verde è spesso legata all’adozione di energie rinnovabili, e per quanto riguarda le attività produttive, è costituita da 5.500 aziende (di cui 3.555 appartengono al settore manifatturiero), che rappresentano un mercato rilevante con ricavi di 78 miliardi. Le fonti di energia rinnovabili rappresentano l’11,8% del totale regionale: l’obiettivo per il 2030 è di raggiungere il 24%. In regione si attua anche la regolamentazione più avanzata in ambito nazionale in merito alle prestazioni energetiche degli edifici. E’ attiva inoltre una rete d’alta tecnologia con laboratori che lavorano in aree di ricerca green. Per quanto riguarda i finanziamenti, la Legge regionale per la promozione degli investimenti (14/2014) supporta anche la sostenibilità ambientale. Tra i finanziamenti anche quelli derivanti dal Por Fesr, fondi europei per la ricerca e l’innovazione nel mondo imprenditoriale e per aumentare la competitività del sistema produttivo.

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