Presentate le linee guida del piano strategico del turismo veneto

Zaia: «la nostra offerta deve fare leva sui fattori storici vincenti, come la ricchezza delle proposte del territorio e dei sui prodotti tipici». 

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piano strategico del turismo veneto

Il turismo veneto si prepara ad affrontare le nuove sfide globali attraverso il nuovo piano strategico del turismo veneto (PSTV) presentato dal governatore della Regione, Luca Zaia, al Terminal Passeggeri della Stazione Marittima di Venezia.

Se la domanda turistica è in costante fibrillazione, anche l’offerta veneta deve esserlo, ma continuando a far leva sugli storici fattori vincenti del turismo veneto: da una parte l’intraprendenza, la lungimiranza, il coraggio e l’umanità degli operatori, veri artefici del successo di questa che è la prima industria regionale; dall’altra la varietà e la ricchezza di proposte del territorio veneto che, non lo evidenziamo mai abbastanza, ha l’invidiabile prerogativa della sicurezza che molti competitor non hanno.

Il piano strategico del turismo veneto, ormai da mesi in fase di redazione attraverso un innovativo e originale percorso partecipativo, dovrà ora essere adottato dalla Giunta regionale e quindi posto all’attenzione del Consiglio per la successiva approvazione.

«Quest’industria funziona perché abbiamo operatori eccezionali – ha sottolineato Zaia – che hanno saputo valorizzare quello che un tempo era tutt’altro che un’eccellenza. Loro hanno fatto conoscere e amare il Veneto quando internet non esisteva, facendo sentire i turisti dei gran signori nelle nostre località, loro hanno capito che non bastava vendere una camera d’albergo ma il territorio e i suoi prodotti. Perché non si fa turismo dove si mangia e si beve male e noi da sempre abbiamo molto da offrire in questo senso. Oggi abbiamo 350 prodotti tipici, frutto di un lavoro artigianale, 52 vini a DOCG, DOC e IGT, e se parliamo di Prosecco, produciamo 540 milioni di bottiglie che sono altrettanti biglietti da visita della nostra terra».

Secondo Zaia «non dobbiamo rincorrere le offerte più scadenti delle nostre, dobbiamo continuare a puntare sulla qualità, sull’opportunità unica di passare in poco più di due ore di auto dalle Dolomiti all’Adriatico, dalla Marmolada al Delta del Po, con quello straordinario patrimonio che c’è nel mezzo, e per di più garantendo vacanze e soggiorni in totale sicurezza. Un’offerta “si-cura”, persino giocando sulla parola, non un turismo per vecchi ma un turismo per tutti, perché possiamo mettere a disposizione degli ospitiuna delle migliori sanità del mondo, con 68 ospedali, per la quale spendiamo 9,360 miliardi all’anno, erogando oltre 80 milioni di prestazioni».

Zaia ha concluso parlando di Olimpiadi: «quelle invernali del 2026 a Cortina e Milano stanno diventando sempre più una realtà. Stiamo attuando una “cura d’urto” per la montagna veneta e se oltre ai Mondiali di sci del 2021, per i quali sono già previsti investimenti per oltre 240 milioni, ci verranno assegnate anche le Olimpiadi, si prospettano otto anni d’oro per il turismo montano e a trarne beneficio non sarà solo Cortina ma tutta l’area dolomitica. Ma gli operatori non devono lasciarsi sfuggire l’occasione per qualificare ulteriormente strutture e servizi».

Tornando al piano strategico del turismo veneto, cosa sia e quali finalità si ponga, lo ha spiegato l’assessore al turismo, Federico Caner, nel suo intervento di apertura dei lavori: «a oltre cinque anni dall’approvazione della legge regionale sul turismo, con la costituzione e il riconoscimento di 16 Organizzazioni di gestione della destinazione, 13 consorzi di imprese turistiche, 76 uffici di informazione turistica, è arrivato il momento per il sistema turistico veneto di dotarsi di una programmazione ad ampio respiro, ma con obiettivi concreti e misurabili, prospettando obiettivi reali, ottimizzando energie e risorse finanziarie, al fine di assicurare una migliore esperienza al visitatore e maggiori benefici per imprese e territorio. Questo – ha evidenziato Caner – è un piano: compartecipato, essendo il risultato di un processo di elaborazione condivisa con gli stakeholders dell’industria turistica ma anche con il pubblico; in progress, perché l’attuazione delle 29 linee strategiche e delle 94 azioni verrà declinata negli anni a venire; unitario, perché ricomprende l’attività di tutti i soggetti, pubblici e privati, che compartecipano alla definizione del piano e che nella sua governance troveranno un momento di coordinamento, sintesi, monitoraggio e valutazione complessiva. In poche parole, non è il piano strategico della Regione, ma il piano strategico del sistema turistico veneto».

«Anche se i dati del nostro turismo sono più che buoni – ha ammonito Caner – non possiamo abbassare la guardia. Il mercato cambia costantemente e velocemente e gli scenari sono in continua evoluzione. L’estate appena finita, ad esempio, pur nel complesso positiva, ci ha detto che il superamento di certe tensioni politiche internazionali ha rimesso in gioco destinazioni balneari nostre concorrenti e il settore mare, oltre a quello termale, ne ha risentito. Ciò dimostra che è meglio non contare sulle rendite di posizione e che dobbiamo sempre metterci del nostro, su almeno tre versanti: quello strutturale, per rendere le nostre imprese rispondenti alle richieste di una domanda sempre più esigente, come abbiamo iniziato a fare con i fondi POR FESR, quello dell’innovazione e differenziazione dei prodotti e quello organizzativo, superando frammentazione di ruoli e conflittualità».

Tre gli elementi indicati da Caner che caratterizzano i contenuti del piano strategico del turismo veneto, frutto del lavoro di cinque tavoli tematici: innovazione del prodotto e del processo nel turismo; trasversalità del settore; accoglienza diffusa. «L’innovazione di prodotto, con proposte moderne e autentiche, come quelle ‘esperienziali’ ed ‘emozionali’, inteso anche come il saper vendere un prodotto maturo con modalità nuove ed efficaci – ha concluso Caner –. Ma anche innovazione di processo, cioè organizzarsi per rimanere competitivi, e innovazione nel digitale, per gestire i cambiamenti imposti dalla sharing economy. Trasversalità intesa come collaborazione tra filiere produttive e di sistema, come i trasporti e la sanità, puntando a una comunicazione con un marchio forte come “Veneto, the Land of Venice”, marchio ombrello da utilizzare in termini di co-branding e di packaging. Accoglienza diffusa, prevedendo una specifica “Carta dei servizi”, che faccia emergere il valore del turismo come quello di un bene di comunità».

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