Brusco risveglio per il mercato dell’auto a settembre dopo la sbornia agostana “pompata” dalle immatricolazioni forzate a suon di sconti e autoimmatricolazioni per smaltire le giacenze di vetture omologate con standard divenuti incompatibili con le nuove norme.
A settembre le immatricolazioni auto in Italia sono crollate del 25,37% con la contrazione decisa delle motorizzazioni dieseldi quasi il 40%. Il mese scorso sono state vendute 125.052 vetture, e mancano all’appello più di 42.000 veicoli. Un calo che viene dopo un rigoglioso agosto, quando le vendite erano cresciute del 9,65%, che porta nuovamente in calo il saldo su base annuale delle immatricolazioni, a -2,7% rispetto a gennaio-settembre 2017.
Pesa sul mercato dell’auto il tonfo di FCA con il -40,3%, un calo che si riflette anche sulla quota di mercato del costruttore nazionale che perde due punti sul 2017 (da 29% a 26,7%). In contrazione non solo Fiat, ma anche i marchi Jeep e Alfa Romeo, in crescita negli ultimi anni. Il calo ha comunque interessato tutte le case automobilistiche, con l’eccezione di Toyota, cresciuta di quasi il 5% nel mese: il Gruppo Volkswagen ha perso oltre il 30% di immatricolazioni, Renault ha fatto -45% mentre il Gruppo Psa ha registrato il 12% di vendite in meno a pari merito con come Daimler (Mercedes e Smart), mentre Bmw ha perso il 20%.
Il dato delle vendite di automobili tra agosto (mese tradizionalmente tranquillo) e settembre (quando si assiste ad una ripresa generalizzata) è dovuto al cambio delle modalità d’immatricolazione dei veicoli, determinato dall’entrata in vigore dello standard Euro6C, che ha comportato lo smaltimento forzato delle vetture omologate come Euro 6B.
Secondo l’Anfia, l’Associazione delle aziende della filiera automotive, «la situazione è destinata comunque a normalizzarsi nel quarto trimestre del 2018 con lo smaltimento degli stock di auto Euro 6B» sottolinea il presidente Aurelio Nervo. Scenario condiviso da Gian Primo Quagliano del Centro Studi Promotor: «se si considera che il primo semestre 2018 aveva chiuso il suo bilancio con un calo dell’1,5%, nel consuntivo a fine settembre vi è un leggero peggioramento, ma ci sono le condizioni perché si verifichi un moderato recupero nell’ultimo trimestre dell’anno». Per Michele Crisci, presidente Unrae (case estere) «i blocchi della circolazione per le vetture più anziane, più inquinanti e meno sicure sono un segnale positivo nell’ottica del rinnovo del parco, anche se preoccupa il crollo del diesel».
Secondo Dataforce, le dimensioni del mercato dell’auto in Italia sono riviste al ribasso: nel 2018 le immatricolazioni dovrebbero sommare a 1.930.000 unità, in calo di circa 40.000 pezzi rispetto al 2017. Il crollo del Diesel preoccupa i produttori, visto che il comparto rappresenta circa il 50% del mercato italiano e, solo leggermente meno, di quello europeo. «Pensare di poter fare a meno nell’immediato di una motorizzazione che ancora oggi rappresenta il 50% del mercato – sottolinea Crisci – significa creare un buco produttivo che il paese non può nell’immediato colmare con altre motorizzazioni, oltre ad un’inutile demonizzazione di una tecnologia che nelle ultime evoluzioni è decisamente a favore dell’ambiente».
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