Cambiamenti climatici: a Belluno il record italiano di surriscaldamento

Con lo sbalzo termico arrivano in alta quota carciofi, ulivo e vigne.

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Cambiamenti climatici

Entro poco tempo sarà possibile produrre vino d’alta quota, piantare ulivi sui pendii delle Dolomiti e seminare primizie orticole nei prati d’alpeggio: sono alcuni degli effetti provocati dai cambiamenti climatici a Belluno che si classifica come la città italiana più colpita dal surriscaldamento con un aumento di 2 gradi delle temperatura nel XXI secolo (fino al 31 dicembre 2017) rispetto alla media annuale del XX secolo, secondo l’indagine realizzata dall’European Data Journalism Network (EDJNet).

Da qualche anno – sottolinea la Coldiretti – nel Feltrino si trova dell’ottimo vino, del buon olio e soprattutto molte verdure fresche di stagione come se gli orti verdi siano i nuovi pascoli di montagna cosi come ha fatto la sua prima comparsa il carciofo, tanto da diventare prodotto di punta di alcuni territori. Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti lungo tuto lo Stivale a partire dal Centro Nord dove si concentrano tutte le realtà che rientrano tra le prime dieci città italiane che hanno avuto il maggior innalzamento delle temperature che, oltre a Belluno, sono Piombino (+1,7 gradi), Pavia, Piacenza (1,3 gradi), Savona, La Spezia, Modena, Genova, Ancona, Bergamo, Livorno (+1,2 gradi).

Secondo Coldiretti è cambiata nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici “Made in Italy”, mai viste prima lungo la Penisola. E il vino italiano con il caldo è aumentato di un grado nella gradazione alcolica negli ultimi 30 anni ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre, smentendo quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”, ma anche quanto scritto in molti testi scolastici che andrebbero ora rivisti.

Il riscaldamento provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto – continua la Coldiretti – mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici italiani che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. «L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo -. I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio».

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