Gli arabi alla scoperta della sanità veneta

Il viceministro alla salute dell’Arabia Saudita incontra l’assessore Coletto e visita l’ospedale di Borgo Trento a Verona. Possibile la creazione di un canale di turismo sanitario che potrebbe interessare anche altre realtà di eccellenza del NordEst. 

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All’Arabia Saudita piace la sanità veneta, al punto che una delegazione ad alto livello del Governo saudita, guidata dal viceministro della Salute Hamad Al Dhewalia e accompagnata dall’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Verona Francesco Cobello, ha compiuto una visita conoscitiva alla struttura sanitaria di Borgo Trento, uno dei fiori all’occhiello del sistema ospedaliero regionale.

Dopo un incontro nel quale Coletto ha illustrato agli ospiti l’organizzazione e le peculiarità sia ospedaliere che territoriali della sanità veneta, Al Dhewalia e la sua delegazione sono stati accompagnati a visitare alcune strutture di punta dell’Ospedale, tra le quali il Polo chirurgico Confortini, il Centro di formazione per i giovani chirurghi, il Pronto soccorso con l’accesso elicotteristico in emergenza, l’Ospedale della donna e del bambino.

«Al Dhewalia e i suoi tecnici – ha detto Coletto – sono rimasti molto impressionati dall’organizzazione complessiva, dalla qualità delle tecnologie e dal centro di formazione per i giovani chirurghi con i “manichini viventi”, e hanno chiesto di approfondire gli aspetti della medicina territoriale, con un particolare interesse per le Medicine di gruppo. Abbiamo anche ragionato di possibili collaborazioni e il Governo arabo ci ha chiesto di mettergli a disposizione le tariffe delle nostre prestazioni sanitarie per confrontarle con quelle del resto d’Europa nell’ottica di un’apertura del mercato nel settore dell’offerta di salute».

Uno scenario che potrebbe aprire anche ad un fiorente mercato di turismo sanitario, dove i pazienti arabi e i loro accompagnatori possano godere dei servizi sanitari d’eccellenza del Veneto e del NordEst in generale, oltre alle bellezze e ai giacimenti gastronomici del territorio, magari durante il periodo di convalescenza e riabilitazione.

«Quando parliamo di caratura internazionale della nostra sanità – ha concluso Coletto – non facciamo come l’oste che deve dire per forza che il suo vino è buono, ma ci riferiamo a una verità, dimostrata dal fatto che, per conoscerci, dal resto del mondo sono disposti a fare anche migliaia di chilometri, come nel caso degli ospiti arabi, che pure ci hanno raccomandato di farci conoscere di più, sorpresi dal livello di strutture e servizi che hanno visitato».

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