Dopo l’accusa dell’Onu al Myanmar, Coldiretti chiede il blocco dell’import agevolato di riso

L’accusa della persecuzione verso la minoranza musulmana presente nel paese potrebbe cambiare gli equilibri economici. Dal Myanmar le importazioni di riso a tasso agevolato sono cresciute del 66%. 

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blocco dell’import agevolato di riso

I vertici dell’esercito del Myanmar (ex Birmania) devono essere processati per genocidio e crimini di guerra contro la minoranza musulmana dei Rohingya, denuncia il rapporto della missione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, creata nel marzo 2017.

A un anno dalle agghiaccianti immagini di donne, bambini e vecchi derelitti in fuga dalle violenze dei soldati e dei nazionalisti buddisti, l’Onu non solo ritiene che ci siano prove per dimostrare che i militari hanno deportato civili inermi, ma abbiano pianificato e perpetrato un genocidio per questioni etnico-religiose. Una infamante accusa di crimini di guerra, commessi peraltro sotto gli occhi di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace e fino a 8 anni fa leader della resistenza birmana dalla casa-prigione dove era stata confinata per 15 anni, su ordine della giunta militare allora al governo del Paese.

La richiesta dell’Onu ha dato l’occasione a Coldiretti per ribadire il blocco delle importazioni comunitarie di riso a condizioni agevolate dal Myanmar che sono aumentare del 66%, tra settembre 2017 e luglio 2018, «raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta ad abbandonarli a causa della violenta repressione da parte del governo».

Nonostante l’accusa di genocidio, continua Coldiretti, «la Birmania gode tuttora da parte dell’Unione europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime Eba (tutto tranne le armi). Il risultato è che la Nazione si colloca tra i principali fornitori asiatici di riso all’Italia insieme a India, Pakistan, Thailandia e Cambogia».

«Non è accettabile che l’Unione europea continui a favorire con le importazioni la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale – sottolinea il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo -. E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale».