In flessione il numero delle imprese registrate e delle imprese attive. E’ questa in estrema sintesi la dinamica che emerge dalla lettura dei dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese nel secondo trimestre 2018, diffusi da Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 455.850 a fine giugno, quindi 1.638 (-0,6%) in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. È un dato nell’ordine di grandezza che ha caratterizzato il secondo trimestre dal 2013 al 2016, ancora ampiamente superiore ai saldi prevalenti nel periodo precedente la crisi.
Nel trimestre considerato, le iscrizioni (6.506) sono lievemente aumentate, ma restando prossime al minimo degli ultimi venti anni, segnato nel 2017, mentre le cessazioni (4.912) sono diminuite avvicinando nuovamente i minimi dello stesso trimestre del 2014. Al contrario, in Italia, la base imprenditoriale si è ampliata lievemente (+0,1%).
Le imprese attive rendono la misura dell’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine giugno in Emilia-Romagna erano 404.404, ovvero 1.730 in meno (-0,4%) rispetto allo stesso trimestre del 2017. Si è quindi dimezzata l’ampiezza della flessione tendenziale, che è la più piccola degli ultimi sette anni. A livello nazionale le imprese attive sono risultate in lievissimo aumento (+0,1%).
A livello di macro settori, la base imprenditoriale regionale dell’agricoltura, delle costruzioni e dell’industria continuano a restringersi, mentre quella dell’aggregato dei servizi resta sostanzialmente invariata. In dettaglio, la riduzione delle imprese attive è stata più rilevante nell’insieme del commercio (-1.054 unità, -1,1%), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-973 unità, -1,7%) e nelle costruzioni (-628 unità, -0,9%). Segno rosso anche per l’industria manifatturiera, che riduce però la perdita a 275 unità, -0,6%).
Più dinamici attività professionali, servizi alle imprese e turismo. Segnali positivi vengono infatti solo dagli altri settori dei servizi, in primo luogo dall’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+417 unità, +3,5%), quindi dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+311 unità, +2,0%) e dai servizi di informazione e comunicazione (+194 unità, +2,2%). Spicca la rapidità della crescita delle attive nella sanità e assistenza sociale (+5,2 per cento) e dell’istruzione (+3,5 per cento), ambiti nei quali lo stato del settore pubblico ha lasciato ampi spazi all’imprenditoria privata.
La riduzione della base imprenditoriale è stata determinata dall’andamento negativo delle ditte individuali, scese di 2.499 unità (-1,1%) e dalla riduzione, più contenuta, ma più rapida, delle società di persone (1.950 unità (-2,5%). Queste ultime risentono in negativo dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene invece il forte aumento tendenziale delle società di capitale (+2.776 unità, +3,2%), raddoppiato allo stesso trimestre dello scorso anno.