Crescita, l’Italia rallenta nuovamente

La crescita dell’area euro rallenta, ma continua il processo di riduzione della disoccupazione. In Italia prosegue la fase di debolezza dell’attività manifatturiera, accompagnata dal calo degli ordinativi e delle esportazioni, più diffuso nell’area extra Ue. L’inflazione torna ad aumentare.

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L’Italia rallenta nuovamente: secondo la nota mensile dell’Istat, se la congiuntura internazionale rimane positiva, sul Belpaese vanno addensandosi nubi sempre più intense, specie per il comparto manifatturiero.

Ad aprile, l’indice della produzione industriale ha segnato una diminuzione (-1,2% rispetto a marzo) riprendendo la tendenza negativa di inizio anno. Il calo è stato diffuso tra tutti i comparti industriali ad eccezione dei beni strumentali (+0,7% rispetto al mese precedente). La variazione congiunturale della media del trimestre febbraio-aprile rimane negativa in tutti i raggruppamenti ad eccezione dell’energia. Anche i dati sul fatturato e gli ordinativi dell’industria evidenziano segnali di rallentamento. Ad aprile il fatturato dell’industria misurato a prezzi correnti ha mostrato un lieve aumento (+0,3% rispetto al mese precedente) a seguito di una crescita delle vendite sul mercato estero (+1,2%) ed una diminuzione per quelle sul mercato interno (-0,2%). Nel trimestre febbraio-aprile tuttavia il fatturato ha segnato una diminuzione (-0,6% rispetto al trimestre precedente). Nello stesso periodo gli ordinativi hanno registrato un deciso rallentamento (-2,9%) con una riduzione più pronunciata di quelli sul mercato interno (-3,7%).

I dati più recenti del commercio estero confermano andamenti discordanti degli scambi verso i mercati Ue rispetto a quelli dell’area extra Ue. Ad aprile le esportazioni cresciute in misura lieve (+0,1% rispetto al mese precedente) sintesi dell’aumento delle vendite verso i mercati Ue (+0,9%) e della flessione verso l’area extra Ue (-0,9%). A maggio i flussi commerciali con i paesi extra Ue si sono ridotti in misura più accentuata per le esportazioni (-3,0%) rispetto alle importazioni (-0,8%). Applicando un’analisi shift-share alla variazione tendenziale del primo trimestre 2018, si evidenziano le differenze nelle performance settoriali delle esportazioni verso i due mercati di sbocco. Il numero di settori per cui le esportazioni sono cresciute più rapidamente rispetto alla media nazionale è più alto nei mercati Ue rispetto a quelli dell’area extra Ue.

Ad aprile la produzione del settore delle costruzioni ha registrato un forte aumento congiunturale (+2,5%) ma nella media del trimestre febbraio-aprile la tendenza rimane negativa (-2,5% rispetto ai tre mesi precedenti).

Nel primo trimestre 2018 il processo di recupero degli investimenti delle società non finanziarie ha evidenziato una battuta d’arresto (-2,6% la variazione congiunturale) e anche il tasso di investimento, definito come rapporto tra investimenti fissi lordi e valore aggiunto a prezzi base ha segnato una diminuzione di 0,7 punti percentuali mantenendosi comunque su valori più elevati rispetto a quelli di fine 2016.

Quanto alle famiglie, nel primo trimestre, la spesa per consumi finali ha registrato un marcato aumento congiunturale (+0,8%), in forte accelerazione rispetto al trimestre precedente. La crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici è stata moderata (+0,2%). Di conseguenza, la propensione al risparmio è diminuita attestandosi al 7,6% (0,5 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente). Anche il potere di acquisto è diminuito (-0,2%).

Il commercio al dettaglio mantiene un profilo moderato: nel trimestre marzo-maggio le vendite misurate in volume hanno segnato una lieve diminuzione congiunturale (-0,2% rispetto al trimestre precedente).

I miglioramenti sul mercato del lavoro appaiono generalizzati. A maggio è proseguito l’aumento del tasso di occupazione (+0,2% rispetto al mese precedente) trainato dalla ripresa della componente maschile (+0,3%) e dal costante incremento di quella femminile (+0,2%).

La crescita congiunturale dell’occupazione è stata sostenuta tra i dipendenti (+0,7%), a sintesi di un aumento consistente della componente a termine (+2,1%) e, in misura inferiore, di quella permanente (+0,5%). Considerando il trimestre marzo-maggio, il tasso di occupazione è congiunturalmente aumentato in tutte le classi di età, ma in misura più accentuata nella classe 25-34anni e in quella 50-64 anni (rispettivamente +0,9% e +0,8%)

La riduzione del tasso di disoccupazione, attestatosi a maggio al 10,7%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente, ha interessato sia la componente maschile sia quella femminile ma ha riguardato in misura più intensa le fasce di età inferiori ai 35 anni.

L’inflazione si conferma in decisa ripresa. In base alla stima preliminare dell’indice per l’intera collettività, in giugno i prezzi al consumo registrano un incremento tendenziale dell’1,4% (+0,5% e +1,0% rispettivamente in aprile e maggio), il valore più elevato da maggio 2017. L’aumento rispecchia principalmente gli effetti diretti e indiretti dei rincari dei beni energetici legati alle maggiori quotazioni del petrolio e al concomitante deprezzamento del cambio dell’euro rispetto al dollaro. Inoltre anche i beni alimentari hanno evidenziato spinte al rialzo.

Le pressioni dei fattori di costo interni si mantengono moderate come segnala il recupero molto contenuto della misura di fondo dell’inflazione (+0,6% su base annua escludendo energetici e alimentari, solo un decimo in più rispetto a maggio), guidato essenzialmente dai prezzi dei servizi (+1,0% in un anno; +0,9% in maggio), mentre per i beni industriali non energetici la dinamica risulta ancora appena negativa (-0,1% la variazione tendenziale).

I prezzi all’importazione continuano a riflettere il precedente apprezzamento del cambio dell’euro dei primi mesi dell’anno: il rimbalzo segnato in aprile (+1,5% la crescita annua) rimanda principalmente ai rincari del comparto degli energetici (+13,5%), mentre si confermano il rallentamento della dinamica inflativa per i beni intermedi e le pressioni deflative per i beni di consumo non alimentari.

Per i prezzi dei prodotti industriali venduti sul mercato interno prosegue la discesa tendenziale dei beni non alimentari destinati al consumo (+0,2% in maggio da +0,7% di fine 2017).

Anche in prospettiva le politiche di prezzo delle imprese produttrici di beni finali di consumo si confermano moderate: in giugno il saldo destagionalizzato tra chi prevede aumenti dei propri listini e quanti intendono ridurli è invariato rispetto a maggio.

L’inflazione al consumo italiana continua a mantenersi inferiore a quella media dell’area euro (+2,0% il tasso annuo dell’indice armonizzato, un decimo di punto in più rispetto a maggio) anche se per i nostri prezzi l’accelerazione è stata più forte, scontando incrementi tendenziali più sostenuti per i beni alimentari (0,2 punti percentuali in più) e differenti profili di crescita nei servizi.

Rispetto alle prospettive di breve termine, a giugno l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha mostrato un significativo aumento, recuperando il forte calo registrato a maggio, sostenuto dalla componente economica. Anche le aspettative sulla disoccupazione hanno segnato un deciso miglioramento.

Nello stesso mese la fiducia delle imprese ha evidenziato un aumento più contenuto. Per le imprese manifatturiere, il livello della fiducia continua a diminuire, raggiungendo il livello minimo dei primi mesi del 2017, con un peggioramento sia delle attese di produzione sia dei giudizi sugli ordini.

L’indicatore anticipatore evidenzia una nuova decelerazione consolidando uno scenario di contenimento dei ritmi di crescita dell’economia.