“The Italian Data Flavour” è il primo rapporto sul livello di digitalizzazione dei ristoranti stellati e dei consorzi di tutela, realizzato da Fiera Bolzano e dalla padovana Noonic e quello che emerge non è affatto incoraggiante.
In Veneto quattro persone su cinque fanno una ricerca in Rete prima di prenotare un ristorante e leggono dalle sei alle dodici recensioni per decidere dove andare. Ma più del 40% dei siti è indicizzato male (e quindi si fatica a trovarlo attraverso i motori di ricerca) e appena il 16% – 8% in meno rispetto alla media nazionale – aggiorna con costanza la propria pagina Facebook.
La prenotazione digitale però è già realtà per un locale su due e tutti (100%) sono presenti con un proprio portale. Dinamiche simili nel settore dei prodotti tipici del comparto alimentare ed enologico veneto: solo il 35% aggiorna con costanza la propria pagina su Facebook (9% in meno rispetto alla media nazionale) e appena il 55,5% dei portali prevede un’altra lingua oltre all’italiano, un dato sicuramente basso, ma al di sopra della media nazionale che è del 43%.
Dalla prima ricerca sul grado di digitalizzazione di ristoranti di qualità e sui consorzi di tutela del “Made in Italy” più celebri al mondo non esce un quadro incoraggiante anche se sono sempre più numerose le realtà che stanno progredendo. A confermarlo è Nicola Possagnolo di Noonic, curatore della ricerca: «in un mondo sempre più connesso, quando parliamo di ristorazione, soprattutto di quella stellata e censita dalle principali guide gastronomiche, è inevitabile ormai far subito riferimento alla sua presenza nel digitale – spiega Possagnolo -. Ma se andiamo a vedere, come abbiamo fatto con quest’indagine, il rapporto che lega ristoranti e consorzi di tutela con il mondo digital e social troviamo spesso due mondi paralleli, con i primi che non sono ancora in grado di sfruttare le enormi potenzialità dei secondi e di aumentare in questo modo il proprio business».
Le cifre parlano chiaro. In Veneto dei 38 ristoranti selezionati, tutti hanno un sito internet (100%) ma solo il 40% lo sa far funzionare. Meno di uno su due rispetta cioè gli standard minimi Seo, ossia quelle procedure che consentono di “farsi trovare” dalla Rete: il 40% non ha la “meta description” impostata e il 46% non ha il “tag” fondamentale per descrivere la “value proposition”. Situazione che peggiora ancora con i social network. Se si prende ad esempio Facebook ci si accorge che il 78% dei ristoranti ha una propria pagina (cifra più bassa rispetto alla media nazionale) ma solo il 16% di queste viene aggiornata con costanza (almeno due post a settimana): anche in questo caso dato ben inferiore alla già bassa media italiana del 24%. L’analisi dei principali consorzi di tutela si muove su dinamiche simili, ma in questo caso a colpire è soprattutto l’effetto-lingua. Solo il 55,5% dei siti internet è previsto in doppia lingua, elemento questo che ovviamente va ad incidere con forza sulle potenzialità di export.
L’anteprima del primo report “The Italian Data Flavour” è solo il punto di partenza di un percorso che porterà ad avere, a ottobre, una fotografia dettagliata dell’indice di digitalizzazione di ristoranti stellati e consorzi di tutela con classifica finale.