Il Nordest vale il 41,6% del settore vitivinicolo in Italia, con un fatturato complessivo di circa 5 miliardi di euro e una crescita media dell’8% annuo: è la fotografia del settore scattata da Adacta, realtà professionale specializzata nella consulenza direzionale, fiscale e legale.
Sono 110mila gli ettari di superficie vitata nelle tre regioni del Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, con una produzione totale di 11 milioni di ettolitri (66% bianchi, 34% rossi e rosati) e 79 denominazioni vinicole (45 Doc, 18 Docg, 16 Igt). Il settore impiega circa 8.200 dipendenti (+7,0% all’anno in media), per un costo del personale che incide per l’8,5% sui ricavi. Mentre dal punto di vista del controllo, il 44% delle aziende è a proprietà familiare e soltanto il 2,4% fa capo a capitali stranieri.
“L’economia del vino è molto vivace, ma i rendimenti possono migliorare”, spiega Giovanni Segato, di Adacta Advisory. “Nonostante quasi il 30% delle imprese presenti qualche squilibrio finanziario, l’economia del vino infatti è molto vivace, con rendimenti positivi soprattutto per coloro che riescono a svincolarsi da un modello di business prettamente immobiliare (modello caratterizzato da una redditività media di appena il 3%) e fare leva sulla distribuzione di uva e bottiglie di terzi, raggiungendo così una reddittività media dell’8%. In particolare sono le aziende maggiormente propense all’export a sviluppare un tasso di crescita ed una redditività superiori alla media del settore.”
Infine, il contesto imprenditoriale vinicolo del Nordest risulta ancora frammentato – i primi 10 player per dimensione contribuiscono solo per il 20% del totale del mercato – come per altro succede in altre regioni d’Italia e in Europa.
Questa situazione, che da un lato frena il consolidamento del settore, può rappresentare un’opportunità in futuro anche attraverso attività di M&A per la formazione di imprese di dimensioni adeguate per competere a livello internazionale.
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