Alla fine, l’esito della lunga vicenda di Melegatti, la storica azienda dolciaria di Verona che ha reso famoso nel mondo il Pandoro, è giunta all’epilogo con il fallimento decretato dal Tribunale di Verona.
A nulla è servito il tentativo fatto dal gruppo Hausbrandt, la storica azienda trevigiana del caffè della famiglia Zanetti, di proporsi come salvatore del gruppo veronese, creando un polo alimentare di qualità “Made in Veneto”. Troppo pesanti i debiti maturati nel tempo: 50 milioni di euro, circa, che avrebbero gravato oltre le previsioni anche sui conti del salvatore, inducendolo ad una marcia indietro, nonostante la “benedizione” della regione Veneto alla nascita di un polo bandiera nel comparto alimentare, spaziante dal caffè, alle bevande, ai dolci.
Ne è valso l’intervento del fondo americano D.E. Shaw & C. aveva presentato un piano di salvataggio e la previsione di un investimento di 20 milioni di euro per rilanciare la società fondata da Domenico Melegatti, che nel 1894 depositò il brevetto del pandoro: il pubblico ministero Alberto Sergi ha preferito depositare l’istanza di fallimento, che ora è stata accolta dal collegio del Tribunale di Verona presieduto da Giulia Rizzuto dichiarando il fallimento della Melegatti e della controllata “Nuova Marelli” di San Martino Buon Albergo (Verona), menttendo così fine alla tormentata vicenda della storica azienda dolciaria.
Una notizia che non ha colto impreparati i vertici della Regione Veneto: «stiamo seguendo, come sempre ormai da settimane, la situazione della Melegatti passo dopo passo. Ora attendiamo il commissario per un primo confronto – dichiara a caldo il governatore Luca Zaia -. Avvieremo quanto prima un confronto che consenta di garantire quelli che sono obiettivi irrinunciabili, come mantenere l’attività produttiva e quindi i mercati di riferimento, salvaguardare l’occupazione, mantenere in vita un marchio storico e una azienda simbolo del Veneto e delle sue tipiche produzioni dolciarie. Su questo, posso fin d’ora garantire – conclude Zaia – che la Giunta regionale metterà tutto il suo impegno».
«E’ una grande sconfitta non solo per la Melegatti e per i 350 dipendenti che hanno perso il lavoro ma per tutto il “Made in Italy”. La fabbrica, leader nel mercato dolciario a livello internazionale, si è dovuta fermare bloccando, di fatto, la produzione dopo oltre un secolo di attività – ha affermato Paolo Capone, segretario generale dell’UGL -. Diversi i soggetti intervenuti nel tentativo di salvataggio, tuttavia con esiti negativi. Oltretutto, il Tribunale di Verona non ha dato seguito all’ipotesi di una proroga per un eventuale concordato, che avrebbe potuto salvare l’azienda. Questo fallimento arriva in un momento in cui il Paese sta attraversando una grave incertezza politica che contribuisce a ledere quei precari meccanismi economici che gravano sulle spalle dei lavoratori e del tessuto imprenditoriale italiano». Inoltre, visto il fallimento e il conseguente minor valore dell’azienda, Capone si sofferma sulla necessità «di valutare in maniera scrupolosa i nuovi piani industriali con l’intento di riavviare il ciclo produttivo».