L’Arcidiocesi di Trento rende pubblico il proprio bilancio sociale ed economico. La presentazione del Rapporto 2017, dal titolo “La Chiesa per il territorio” è avvenuta dinanzi ai membri dei consigli pastorali e dei consigli affari economici delle parrocchie trentine.
L’arcivescovo Lauro Tisi ha sottolineato il lungo lavoro preparatorio che ha portato alla presentazione del rapporto sull’attività della Chiesa trentina, «cominciando quest’anno dal perimetro dell’Ente Arcidiocesi, per estenderlo nei prossimi anni anche agli altri enti afferenti, in un percorso graduale».
Se l’operazione trasparenza non matura dentro uno «stile di vita personale e comunitario di stampo evangelico, rischia di essere, semplicemente, un’operazione esteriore», ha però ammonito Tisi, precisando peraltro che «la realtà ecclesiale non può essere misurata solo con dati contabili. C’è una Chiesa fatta di volontariato e gratuità, spesso nascosti, che nessuna agenzia di rating è in grado di certificare». Quanto ai beni, «è necessario – ha chiosato l’Arcivescovo di Trento – che la Chiesa non li consideri propri, ma da amministrare per i poveri e il Vangelo, finalità da cui la Chiesa rischia talora di deviare».
La prima parte della presentazione è stata dedicata alla descrizione, con la voce di quattro testimoni, di alcuni ambiti significativi dell’attività pastorale: Roberto Calzà per la Caritas; don Cesare Sebastiani dell’Ufficio Liturgico, Cecilia Cremonesi per la pastorale giovanile e Alessandro Martinelli del Centro Ecumenico. Nella seconda parte della presentazione, spazio ai dati di bilancio e al rapporto illustrato nel dettaglio dall’Economo diocesano Claudio Puerari.
Il bilancio è costituito dagli schemi di stato patrimoniale e del rendiconto gestionale, accompagnati dalla relazione dell’Economo. Sul versante patrimoniale, il totale attivo ammonta a 117 milioni di euro, l’85% è rappresentato da immobilizzazioni. Di queste, al netto degli ammortamenti, poco più di 38 milioni di euro per terreni e fabbricati strumentali (beni, quindi, che non producono reddito ma generano costi di finanziamento e ammortamento) e 27 milioni per terreni e fabbricati non strumentali, i cui canoni di locazione producono un reddito di 1.447.000 euro, al lordo delle spese e degli ammortamenti. Il reddito netto è pertanto di 324.000 euro.
Le immobilizzazioni di natura finanziaria sono pari a 31.633.000 euro, il 27% del totale attivo. All’interno di questa quota, poco più di 27 milioni di euro sono relativi al 21,70% del capitale detenuto da Arcidiocesi all’interno dell’Istituto di Sviluppo Atesino (ISA), sorto nel 1929. Il patrimonio netto di Arcidiocesi si attesta a 76.899.000 euro, già al netto della perdita nel 2017 pari a 2.938.000 euro.
Puerari motiva tale perdita con l’ampiezza della necessaria azione pastorale, l’entità dei costi fissi (il costo del lavoro supera i 2 milioni di euro) e le costanti necessità di sostegno finanziario a numerosi enti e Parrocchie in difficoltà. «Un trend di progressivo indebolimento finanziario e patrimoniale della Diocesi che – non nasconde l’Economo – ingenera elementi di preoccupazione».
Per fronteggiare tale situazione, Puerari ricorda la razionalizzazione delle strutture della Curia e degli enti diocesani introdotta con la recente riforma e una più estesa centralizzazione dei servizi amministrativi a favore delle entità diocesane esterne alla Curia. «Servono coraggio, responsabilità e fiducia» conclude l’Economo, prima di lasciare spazio alle domande della sala. Il vicario generale della Diocesi, don Marco Saiani ha quindi ricordato la recente riforma della Curia, ufficializzata il 20 aprile scorso, con la semplificazione dell’attività in 4 aree guidate dai rispettivi delegati.
Il Rapporto 2017 sarà disponibile da lunedì 28 maggio anche sul portale web www.diocesitn.it