Dellai cade dalle nuvole: “non ho ricevuto alcuna comunicazione”. Il Ministero: “comunicazione ufficiale inviata giovedì scorso dopo telefonata preliminare”
Presso il Ministero delle infrastrutture si sarebbe dovuto svolgere un incontro al vertice tra i dirigenti generali, la provincia di Trento e la regione Veneto per trovare un accordo di largo respiro sulle opere infrastrutturali che interessano due concessionarie autostradali a forte partecipazione degli enti locali, quali l’Autostrada del Brennero e l’Autostrada Brescia-Padova, entrambe prossime alla scadenza della concessione.
Doveva essere un’occasione d’oro per tutti i protagonisti per mettere sul tavolo i reciproci interessi ed aspettative per avviare una trattativa al massimo livello istituzionale per risolvere una situazione che rischia inutilmente d’incancrenirsi tra sterili veti incrociati. Così, nelle massime aspettative delle diverse parti, sono scesi al ministero l’assessore ai trasporti della regione Veneto, Renato Chisso, il presidente della provincia di Vicenza e presidente della società Brescia-Padova, Attilio Schneck (accompagnato dal direttore dell’autostada Bruno Chiari) e… basta. Dalla provincia di Trento nessun pervenuto. Dopo l’iniziale smarrimento e lo sbigottimento dei funzionari ministeriali che hanno atteso invano l’arrivo dei trentini, è partita una telefonata in direzione Trento, dove i vertici dell’autonomia trentina sono caduti letteralmente dalle nuvole. “Non ho ricevuto nulla” ha detto ad una precisa domanda il presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dellai, dicendosi disponibilissimo ad un incontro a tre presso il ministero alle infrastrutture. Peccato che da Roma, la comunicazione ufficiale fosse partita giovedì scorso, dopo opportuni (e doverosi) accordi telefonici per individuare il giorno dove tutti gli interessati potessero partecipare al vertice ministeriale.
Peccato, quella di Roma poteva (doveva) essere l’occasione per mettere da parte ruggini vecchie e nuove, per arrivare ad una soluzione condivisa di reciproci problematiche strategiche, sia per Trento che per Venezia. Ma così non è stato. Interrogati al proposito, alcuni soggetti coinvolti nella vicenda dicono che gli amministratori del Trentino non abbiano voluto partecipare al vertice romano per evitare di vincolarsi a qualche proposta di mediazione avanzata dal ministero in attesa del giudizio del Tar del Lazio circa il ricorso presentato dagli azionisti di Autobrennero (tra questi la provincia di Trento) in merito al bando di gara indetto da Anas per il rinnovo della concessione di A22 in scadenza nell’aprile del 2014, previsto proprio per la stessa giornata dell’incontro romano. Vedremo cosa stabiliranno i giudici in camera di consiglio circa la sospensiva richiesta da Autobrennero sul bando di gara, ma al momento è evidente come Dellai sia una specie di Giano bifronte: da sempre, si lamenta che gli azionisti di Autobrennero non sono mai riusciti a farsi ricevere dal Ministero per sottoporre scenari alternativi a quelli della gara internazionale per il rinnovo della concessione di A22. Peccato che alla prima occasione utile, Dellai (o chi per esso) abbia buttato al vento l’occasione di spiegare al Ministero la posizione del Trentino in tema di concessioni e di opere pubbliche, preferendo un mezzuccio degno di un studentello che vuole bigiare l’interrogazione scolastica per rinviare l’incontro romano a dopo il deposito del giudizio sull’ammissibilità del ricorso contro la gara. Certo, una cosa è presentarsi con in mano la sospensiva, un’altra è farlo senza: ma un amministratore di livello come si picca di essere il governatore trentino sarebbe lecito attendersi un ben altro modo di agire, ben sapendo che il tema infrastrutturale è strategico per il futuro del Paese, oltre che per i territori interessati dalle opere pubbliche, autostrade o ferrovie che siano. Di più: sarebbe quanto mai utile ed auspicabile che i diversi territori, i singoli enti pubblici nella loro duplice veste di azionisti di società infrastrutturali e di gestori del territorio abbandonassero visioni campanilistiche o di ristretto campo, per abbracciare una logica più vasta di sistema, anche in considerazione del fatto che dinnanzi ad un’Europa a 27 stati, le singole regioni italiane sono dei piccoli nani, spesso insignificanti.
In questo contesto, sarebbe quanto mai auspicabile per gli enti territoriali, nella loro duplice veste di amministratori locali e di azionisti, mettere da parte i particolarismi per affrontare le questioni unitariamente, magari creando una holding entro cui far confluire tutte le loro singole partecipazioni, in modo da fare economie di scala, creare sinergie per ridurre i costi egli oneri a carico degli utenti e affrontare gli investimenti con una dimensione di maggior respiro, magari da posizioni di forza sui mercati finanziari. Così, ad esempio, Autobrennero, Serenissima, Autovie Venete, il corridoio ferroviario del Brennero e quello Verona-Trieste potrebbero entrare in una logica di sistema per risolvere gli attuali nodi infrastrutturali, in modo da dare al NordEst entro pochi anni un sistema di trasporti all’avanguardia e in grado di affrontare con successo le nuove sfide della logistica, assicurando sviluppo, occupazione e ricchezza dal diventare la piattaforma logistica dell’Europa centrale verso le realtà d’Oriente e del Sud del mondo.
E’ troppo chiedere ai vari protagonisti interessati di buttare il cuore oltre l’ostacolo, abbandonando visioni di campanile o, peggio, di piccolo cabotaggio personale?