Clamorosa sentenza emessa dal Tribunale di Bolzano contro la Cassa di Risparmio di Bolzano – Sparkasse in favore di un investitore assistito dal Comitato tutela utenti: il Giudice monocratico Fischer, ha emesso la sentenza di condanna per responsabilità contrattuale al pagamento della somma di quasi 120.000, oltre le spese legali in favore di un investitore Altoatesino.
L’investitore si era rivolto nel 2014 al Comitato al fine di avere consulenza su investimenti effettuati con la Cassa nella seconda metà degli anni 2000 che avevano comportato notevoli perdite. Il Comitato ha affidato la tutela all’avv. Prof. Massimo Cerniglia che ha attivato un procedimento processuale durato circa tre anni al termine del quale il Tribunale ha ritenuto che anche per investitori dotati di portafoglio di rilevante consistenza (quasi 3 milioni di euro) l’intermediario finanziario sia tenuto in caso di operazioni inadeguate per eccessiva concentrazione del rischio a fornire una informazione trasparente, completa ed esaustiva sui motivi per cui l’operazione è inadeguata e non può fornire tale informazione tramite criptiche dizioni poco comprensibili e trasparenti.
Nel caso esaminato dal Tribunale relativamente alla segnalazione di inadeguatezza «manca quindi una indicazione specifica che attiri l’attenzione del cliente sulla ritenuta inadeguatezza collegata all’ammontare degli ordini ed alla contestualità degli stessi, nonché sulle specifiche caratteristiche dei titoli oggetto delle segnalazioni».
Immediata la reazione da parte del presidente della Cassa di Risparmio di Bolzano, Gerhard Brandstätter: «siamo molto sereni, si tratta assolutamente di un caso singolo con un investitore sicuramente esperto e informato. Parliamo di un cliente con un consistente pacchetto di investimenti a cui, poi, le cose non sono andate come si aspettava e ora cerca le responsabilità altrove. Personalmente trovo il comportamento poco serio, non parliamo della vecchina costretta a comprare a sua insaputa i bond argentini, cosa che in Sparkasse non è mai accaduta. Forse ci sono cinque casi simili in totale, parlare di “sentenza apripista” o di “nuovo corso” mi pare davvero fuori luogo. In ogni caso c’è una sentenza che rispettiamo, pur non condividendola, e che sarà sicuramente appellata».
Tranquillo anche l’amministratore delegato di Cassa di Risparmio, Nicola Calabrò: «è una delle cose meno preoccupanti tra le situazioni ereditate dal passato. Non temo assolutamente un effetto contagio, non ci sono gli elementi».