Canone speciale: la Rai ci riprova e manda nuovamente alle aziende il bollettino di pagamento

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confartigianato trevisio presidente mario pozza 2 1Pozza (Confartigianato Treviso): “un tentativo maldestro di fare cassa sulle imprese in crisi di liquidità”. Divina: “il Governo cessi questo palese abuso”

Nelle ditte della Marca trevigiana si è materializzata una nuova ondata di bollettini targati Rai. Destinatari della richiesta di pagare il canone speciale alla Radio televisione italiana, come già accaduto a gennaio di quest’anno, le imprese. Ma con una particolarità sostanziale: dopo la protesta dello scorso inverno, il contenuto della lettera di sollecito al pagamento è molto diverso dalla precedente. Nella missiva non si fa più cenno ad un generico “qualsiasi apparecchio utile a ricevere i programmi, quindi anche i computer o gli altri strumenti digitali se collegati ad internet” ma, ad un più preciso “rientrano tra tali apparecchi radiofonici gli apparecchi televisivi, i decoder per televisione digitale terrestre o satellitare, i videoregistratori”.

La comunicazione è stata ripulita dalle parti che erano state oggetto di contestazione. Ciò non toglie che la direzione Rai stia ricercando nuovamente di raccogliere nuovi finanziamenti rivolgendosi alle imprese, un limone da spremere che ormai non ha più sugo. “Neanche i dirigenti dell’ente radiotelevisivo pubblico si stanno rendendo conto o non vogliono farlo di quanto sta accadendo nel nostro Paese, eppure basterebbe che seguissero i loro TG per prendere atto di come vivono le imprese” dice amareggiato il presidente degli artigiani della Marca, Mario Pozza che sollecita le aziende interessate dalla comunicazione “a rispondere, come peraltro richiesto al terzo paragrafo della lettera Rai, attraverso la cartolina preaffrancata, specificando nello spazio ‘eventuali altre comunicazioni’ di non essere tenuti al pagamento della tassa in quanto sprovvisti degli apparecchi ad essa soggetti”.

In base ad una nota ministeriale sono esplicitamente esclusi dal pagamento dell’abbonamento speciale i computer senza sintonizzatore TV, nonché gli schermi per computer.

La missiva della Rai contiene anche altre possibili fonti d’equivoco: per Pozza “nella medesima comunicazione è, poi, evidenziato in grassetto che, dal 2012, le imprese devono indicare in denuncia dei redditi il numero di abbonamento speciale, altro elemento che potrebbe indurre a credere di dover obbligatoriamente effettuare il versamento anche coloro che, in realtà, non hanno in azienda né televisori, né radio. Il Governo dei contabili, complice di questo ulteriore tentativo di far cassa ha volutamente mantenuto la poco chiarezza. Un sollecito di pagamento – secondo Pozza – inviato strategicamente in un periodo in cui sono molteplici le scadenze per le imprese e in un momento in cui la pressione fiscale è in costante crescita e le realtà produttive si trovano nella morsa della crisi. Pagare il Canone Rai è un obbligo per tutti coloro che dispongono, in azienda, di apparecchi radio e tv”.

Di qui l’appello ai “rappresentanti istituzionali che ci hanno sostenuto a gennaio e a quelli che a gennaio non c’erano, affinché anche oggi si schierino accanto alle ragioni dell’impresa”. Detto, fatto: il senatore Sergio Divina, che già l’anno scorso aveva contribuito vittoriosamente a rintuzzare le pretese della Rai afferma che “queste pretese sono del tutto fuorvianti” e sollecita “il Governo a reagire subito a questo rinnovato abuso. In caso contrario, esso diverrebbe complice di questo ulteriore tentativo di fare cassa sulle imprese”.