“Movimprese” Emilia Romagna: nel primo trimestre 2018 cresce l’attività, ma si riducono le imprese attive

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Prosegue la flessione delle imprese attive in Regione (-2.706 unità, -0,7%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Riduzione per commercio (-1.188), agricoltura (-988) e costruzioni (-816), attività manifatturiere e immobiliari. 

Più imprese nei servizi, meno nel commercio, costruzioni e agricoltura. Il primo trimestre del 2018 si chiude in “rosso”, con un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni delle imprese.

E’ quanto emerge dalla elaborazione del Registro imprese delle Camere di commercio effettuata dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna.

Le imprese registrate in Regione a fine marzo sono risultate 454.212 quindi 2.717 (-0,6%) in meno rispetto alla fine del 2017, un dato ancora ampiamente superiore ai saldi prevalenti nel periodo precedente la crisi. A livello nazionale, nello stesso periodo, la tendenza negativa è risultata lievemente più contenuta (-0,3%) di quella rilevata in regione. Nel trimestre, le iscrizioni (8.525) sono leggermente diminuite, come anche le cessazioni (11.275), ma le prime hanno segnato il nuovo minimo degli ultimi 20 anni.

Le imprese attive rendono la misura dell’effettiva capacità della base imprenditoriale. A fine marzo, erano 402.468, ossia 2.706 in meno (-0,7%) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. La tendenza negativa ha mantenuto lo stesso ritmo dello stesso trimestre dello scorso anno, mentre a livello nazionale le imprese attive hanno segnato un lievissimo incremento (+0,1%).

A livello di macro settori, la base imprenditoriale regionale dell’agricoltura, delle costruzioni e dell’industria continua a restringersi, mentre quella dell’aggregato dei servizi resta sostanzialmente invariata. In dettaglio, la riduzione delle imprese attive è stata più rilevante nell’insieme del commercio (-1.188 unità, -1,3%), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-988 unità, -1,7%) e nelle costruzioni (-816 unità, -1,2%). Segno rosso anche per l’industria manifatturiera (-641 unità, -1,5%), al cui interno solo tre settori registrano un aumento delle imprese, le attività immobiliari e il trasporto e magazzinaggio. Segnali positivi vengono solo dagli altri settori dei servizi, in primo luogo dell’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+407 unità, +3,5%), quindi dalla crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+264 unità, +1,7%), dei servizi di alloggio e ristorazione (+167 unità, +0,6%) e dei servizi alla persona (+221 unità, +1,5%).

Spicca la rapidità della crescita delle attive nella sanità e assistenza sociale (+4,2%) e dell’istruzione (+3,5%), ambiti nei quali lo stato del settore pubblico ha lasciato ampi spazi all’imprenditoria privata.

Gli andamenti sono nettamente divergenti anche per le tipologie di forma giuridica. La riduzione della base imprenditoriale è stata determinata dal più accentuato andamento negativo delle ditte individuali, scese di 2.607 unità (-1,2%) e dalla riduzione, più contenuta, delle società di persone (-1.914 unità, -2,4%). Queste ultime risentono dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene invece l’aumento delle società di capitale (+1.918 unità, +2,2%).