Il governatore del Veneto ospita una produzione di nicchia estremamente significativa dove si fondono storia, identità e spiritualità.
C’è anche un vino carico di storia e di spiritualità tra le “star” della LII edizione del Vinitaly: è il primo vino prodotto dai Frati Carmelitani Scalzi di Venezia, presentato in anteprima al Padiglione del Consorzio Vini Venezia, alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, del presidente del Consorzio, Giorgio Piazza, e di due Frati Carmelitani, tanto felici quanto imbarazzati dai flash dei fotografi e dai fari delle telecamere.
Loro, star per un giorno in una vita di riservatezza e preghiera, hanno realizzato vino con uve delle viti recuperate nella città di Venezia, e raccolte nel vigneto-collezione della biodiversità nel brolo del convento veneziano, che raccontano le origini mercantili della città: dal Raboso delle Malvasie, dalle varietà armene della Marzemina, dal Verduzzo al Lison, ad altre varietà come la Terra Promessa. Ne sono usciti due vini pregiati, un bianco e un rosso, prodotti in 1.400 bottiglie che, con la loro storia e unicità, sfidano i “colossi” del Vinitaly.
«Sono orgoglioso di voi e non sarei mancato a questa presentazione per nessun motivo al mondo – ha detto Zaia rivolgendosi ai Carmelitani e a Piazza – perché dentro a queste bottiglie c’è qualità, sono vini buonissimi, ma ci sono storia, identità, la spiritualità di questi straordinari frati vignaioli. Una fusione di materia e spirito di grande fascino».
L’idea è nata per ridare vita alle attività tradizionali del Convento. Era infatti usanza dei frati di auto prodursi il vino domenicale e da pasto, usando le varietà di vitigni presenti da decenni nei broli dei propri conventi. Le due bottiglie, dalla forma il più possibile vicina a quella utilizzata nel lontano passato, recano nell’etichetta due immagini dei dettagli della Chiesa dei Carmelitani Scalzi di Venezia: una statua del timpano e una parte del mosaico pavimentale.