L’Europa dice basta alle pratiche sleali dell’industria e della distribuzione nei confronti delle aziende agricole

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Coldiretti: «è stato stoppato il “bullismo” dei poteri forti sugli agricoltori che ricevonosolo 15 centesimi per ogni euro di spesa alimentare».

La Commissione europea dice basta alle pratiche dominanti dei poteri forti dell’industria e della distribuzione sui contratti e sui prezzi riconosciuti alle aziende agricole riconoscendo l’esistenza di un squilibrio commerciale che favorisce le speculazioni lungo la filiera. La direttiva adottata della Commissione per vietare le pratiche sleali più dannose nella filiera alimentare e garantire un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari è salutata con soddisfazioen da Coldiretti.

Dal latte alla frutta, dalla carne al grano, l’Unione Europea riconosce gli agricoltori come vittime di prepotenze contrattuali e con le nuove disposizioni volte ad assicurare l’effettivo rispetto delle norme invita le autorità nazionali a imporre sanzioni in caso di violazioni spesso non denunciate per la paura – sottolinea Coldiretti – di compromettere un rapporto commerciale esistente con la parte più forte. Il risultato è che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale.

Secondo Coldiretti, nell’elenco delle pratiche di “bullismo contrattuale” vietate dalla direttiva UE e delle quali sono vittime gli agricoltori si trovano modifiche unilaterali e retroattive degli accordi come sta avvenendo per il latte in Italia, la cancellazione di ordini con un preavviso talmente breve da rendere impossibile trovare un altro acquirente, pagamenti oltre i 30 giorni dalla data di ricevimento della fattura, la restituzione all’agricoltore dei prodotti invenduti, ma c’è anche l’imposizione di un versamento da parte degli agricoltori di un “pedaggio” per poter mantenere il contratto di fornitura oppure per vendere il prodotto attraverso i canali dell’acquirente o l’obbligo sempre per gli agricoltori di pagare per gli sconti che l’acquirente vorrà garantire ai propri clienti.

La direttiva punta a creare una linea di difesa europea per le piccole e medie aziende contro le prepotenze della grande industria e della distribuzione con gli Stati che sono tenuti a designare un’autorità esecutiva competente per l’applicazione delle pratiche commerciali sleali, investendo le autorità di controllo dei poteri necessari per avviare un’inchiesta di propria iniziativa o sulla base di una denuncia, per raccogliere informazioni, porre fine a un’infrazione e infliggere ammende e pubblicare le decisioni prese per ottenere un effetto deterrente. Un meccanismo di coordinamento tra le autorità competenti dovrà accompagnare le norme dell’UE e assicurare la loro applicazione coordinata.

Coldiretti cita un esempiomolto efficace per denunciare gli squilibri esistenti all’interno della filiera commerciale e produttiva: «in Italia per pagare un caffè al bar gli agricoltori dovrebbero mettere sul bancone 5 chili di grano o 4 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova» ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che si tratta di «una ingiustizia da sanare rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti che vede oggi sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione senza alcun beneficio per i consumatori». I quali spesso, quasi sempre, trovano sui banconi della grande distribuzione la frutta e la verdura, pagati due soldi agli agricoltori, quasi sempre a peso d’oro.