Industria italiana, si rischia una lunga stagnazione: a febbraio inatteso calo della produzione

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Mameli (banca Intesa Sanpaolo): «risultato a sorpresa con tutti i comparti che mostrano una frenata». Ferrara (Unimpresa): «ripresa debole e a singhiozzo». 

La barca Italia naviga ancora male e rischia di affondare al primo accenno di mare grosso, visto che anche a febbraio la produzione industriale è calata a sorpresa di -0,5% m/m dopo il -1,8% m/m di gennaio, smentendo le attese per un rimbalzo di +0,8% m/m. E’ dal bimestre maggio giugno 2016 che la produttività italiana non si contraeva per due mesi di fila.

A febbraio, secondo l’analisi condotta da Paolo Mameli dell’Ufficio studi di banca Intesa Sanpaolo, l’unico tra i principali raggruppamenti di industrie a mostrare un aumento della produzione è l’energia (+8,1% da -6,9% m/m precedente). Particolarmente colpiti i beni di consumo non durevoli (-2,5% da +1,1% m/m precedente). Inoltre, tra i settori di attività economica, oltre al +9,5% m/m della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed acqua, si nota il +2,9% m/m delle attività estrattive. Di conseguenza, la produzione manifatturiera (ovvero al netto di fornitura di energia e attività estrattive appunto) è calata ben più dell’indice generale (-2,3% m/m).

Tutti i comparti manifatturieri mostrano una frenata, con la sola eccezione del settore farmaceutico, che invece accelera a +11,2% a/a. I comparti che virano in territorio negativo su base tendenziale sono computer ed elettronica (-4%), gomma e plastica (-2,6%) e legno, carta e stampa (-1,3%). La contrazione congiunturale più forte si registra per tessili e abbigliamento (-5% m/m) e metalli (-4,2% m/m).

Secondo Mameli «a meno di un rimbalzo molto forte a marzo, la produzione è in rotta per una flessione nel I trimestre dell’anno (sarebbe la prima dal II trimestre 2016). Dunque l’industria dovrebbe aver dato un contributo negativo al valore aggiunto a inizio 2018. Pertanto, il dato sulla produzione industriale di febbraio segnala rischi al ribasso sul Pil del I trimestre, la cui stima preliminare sarà comunicata dall’Istat il prossimo 2 maggio. L’attività economica, anziché riguadagnare velocità come atteso precedentemente, potrebbe rallentare ulteriormente, ad almeno 0,2% t/t da 0,3% di fine 2017». 
Con ciò aggravando anche i già difficilissimi equilibri del bilancio statale, con la possibilità che la stima (già ridotta) della crescita del Pil per il 2018 possa essere ulteriormente limata al ribasso.

Che la situazione economia nazionale sia tutt’altro che rosea lo testimonia anche la presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara: «il rallentamento della produzione industriale registrato a febbraio, che arriva dopo una alternanza di dati positivi e negativi, è la prova di una ripresa a singhiozzo, che va avanti ormai da oltre un anno, e ci avvicina al rischio di una lunga stagnazione. La nostra economia, fiaccata da una crisi internazionale violentissima e da una lunga recessione interna, non riesce a imboccare il sentiero di una ripresa stabile e forte. Ci sarebbe bisogno di misure incisive e di un mix di riforme, specie in campo fiscale, per dare alle micro, piccole e medie imprese del nostro Paese la spinta decisiva per investire e creare occupazione».

«I due cali con cui inizia il 2018 gettano un’ombra preoccupante sulle prospettive di prosecuzione, quantomeno nel breve termine, della ripresina della produzione industriale iniziata a fine 2014 – afferma Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor -. Il quadro preoccupa anche perché, rispetto ai livelli ante-crisi, per la produzione industriale il vuoto da colmare rimane ancora molto importante in quanto il gap si è ridotto, ma è ancora del 17,2%».