I BalletBoyz al Comunale di Bolzano con il nuovissimo “Fourteen Days”

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Per la rassegna “InDanza-Bolzano” la compagnia inglese esclusivamente al maschile. 

Appuntamento con la danza energetica e sfacciatamente originale quello i programma il prossimo 11 aprile (ore 20.30) al teatro Comunale di Bolzano nell’ambito della rassegna “InDanza/Bolzano”, organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara con i BalletBoyz.

Si tratta di una compagnia britannica esclusivamente maschile composta da dieci strepitosi talenti e considerata una delle forze più innovative nel panorama della danza di oggi che porta in scena a Bolzano il nuovissimo “Fourteen Days” che ha sedotto la critica non solo in Inghilterra.

Guidati da Michael Nunn e William Trevitt “artisti associati” al Sadler’s Wells di Londra, i BalletBoyz hanno debuttato lo scorso ottobre a Londra con il loro ultimo sorprendente lavoro “Fourteen Days”: programma diviso in due parti di cui la prima presenta ben quattro nuove coreografie intorno al concetto di equilibrio e disequilibrio commissionate da Nunn e Trevitt e coreografi di fama mondiale quali Javier de Frutos, Craig Revel Horwood, Iván Pérez e Christopher Wheeldon. La seconda parte della serata, invece, ripropone il blockbuster del gruppo “Fallen” di Russell Maliphant, brano vincitore nel 2013 del British National Award come “miglior coreografia contemporanea” e costruito sulla potente musica del compositore di musiche da film francese Armand Amar. Inutile sottolineare che “Fallen” è un incessante susseguirsi di cadute dall’altezza delle spalle, espressione di fiducia reciproca tra i membri del gruppo, un inno alla capacità – poco maschile e contro gli stili delle gang cittadine – di lasciarsi andare e arrendersi. Un brano che ha segnato un passo decisivo nella storia della danza maschile.

Il programma si apre con “The Title Is in the Text” del venezuelano Javier De Frutos su musica di Scott Walker. Sfruttando il tema affidatogli dell’equilibrio/disequilibrio il coreografo lo traduce in senso quasi letterale portando in scena un’altalena che diventa fulcro del pezzo. Per diciotto minuti De Frutos esplora ogni possibile variazione di ribaltamento, inclinazione, oscillazione e scorrimento emanando elettricità ed emozioni allo spettatore, travolto dall’erotismo combattivo di dominio dell’altalena degli interpreti.

Segue “Human Animal” di Iván Pérez su una colonna sonora ritmata di Joby Talbot, uno studio formale sul tema dato che si traduce in un gioco di esitazioni e inversioni del flusso del fraseggio dei danzatori. Un altro modo di pensare l’equilibrio, altrettanto coinvolgente.

“Us” del britannico Christopher Wheeldon – “coreografo residente” al Royal Ballet di Londra – trasla invece il tema in un breve ed intenso duetto d’amore: fiducia e supporto reciproco dettano legge in questo pezzo costruito sulla partitura per archi, deliberatamente lirica e romantica, di Keaton Henson.

Chiusura della prima parte con esplosione di testosterone nel pezzo in stile Broadway di Craig Revel Horwood. “The Indicator Line” si dispiega sulla forza percussiva della musica di Charlotte Harding con gli interpreti in abiti da lavoro che si dimenano all’unisono o si divincolano in lotte di potere di adrenalinico coinvolgimento.