Arriva l’“E-fattura” per i distributori di benzina tra mille difficoltà burocratiche

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Cunsolo (Consiglio nazionale dei commercialisti): «scoppierà il finimondo. Si rischia il caos code nella stagione estiva. Il comparto non è ancora organizzato. E ci sono balzelli da non sottovalutare». Conzatti: «il Parlamento prenderà gli opportuni provvedimenti per ridurre i disagi». 

«Dal 1° luglio scoppierà il finimondo»: è uno scenario apocalittico quello vaticinato dal tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti, Roberto Cunsolo, in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica per la vendita dei carburanti a favore di aziende, artigiani e lavoratori autonomi che fino ad ora avevano impiegato la classica carta carburanti.

Si tratta di una novità introdotta all’italiana, dove la mano sinistra non sa quello che fa la destra. La burocrazia, spesso cieca ed idiota, ci ha poi messo del suo, con il risultato di preparare una miscela micidiale che rischia solo di appesantire di ulteriori, inutili adempimenti con i relativi costi tutt’altro che trascurabili al solo fine di combattere l’evasione fiscale e l’abuso nel gonfiare le spese solo in minima parte detraibili.

Per Cunsolo «si rischia il caos code ai distributori, oltre a creare criticità nell’emissione del documento. Si pensi ai tantissimi distributori presenti in Italia, a quelli non appartenenti alle grandi società petrolifere, che fra poche settimane dovranno affrontare le richieste di fattura elettronica: alcuni gestori avranno l’esigenza di appoggiarsi alle società di servizi bancari, che si stanno proponendo come soggetti intermediari per l’emissione della fattura elettronica e, da quel che ci risulta questi servizi potrebbero costare fino a 50 centesimi a documento». Secondo Cunsolo una delle soluzioni possibili «è che professionisti, rappresentanti ed imprese si dotino delle “multicard” emesse dalle società petrolifere, ma ciò dovrà avvenire nell’arco di meno di tre mesi. C’è poco tempo».

Nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme anche la Cna che ha costituito una Commissione nazionale di 19 esperti proprio con l’obiettivo di studiare i problemi che derivano dall’introduzione della fatturazione elettronica e di individuare una soluzione ottimale per le imprese e per le istituzioni. Dopo la scadenza di luglio – per la vendita di benzina e gasolio per motori e per le prestazioni di subappaltatori nel quadro dei contratti di appalti pubblici –, da gennaio 2019 l’obbligo sarà esteso a tutte le operazioni “business to business” e viaggerà attraverso il sistema di interscambio (lo Sdi), lo stesso canale in cui sono già transitate le fatture elettroniche verso la PA e di recente i dati delle comunicazioni delle liquidazioni Iva e quelli per lo spesometro. Ma le Pmi – evidenzia la Confederazione dell’artigianato – non sono pronto per la nuova sfida e andrebbe dunque previsto un periodo di test e sperimentazioni prima dell’entrata a regime delle norme.

Da parte sua, al Ministero giustificano l’introduzione dell’ennesimo adempimento burocratico con la necessità di ridurre i costi di sistema e di controlli sulle vendite, ma la realtà e che si voglia ridurre il fenomeno dei pagamenti in contanti e il ritocco all’insù di una spesa reale inferiore, oggi consentita dall’apposizione di timbri sulla carta carburante, “trucco” utile per innalzare la risibile quota di costo oggi effettivamente deducibile dai costi aziendali.

Intanto, il nuovo Parlamento si mobilita per venire incontro alle difficoltà denunciate. Per la neo senatrice Donatella Conzatti, commercialista ed esponente di Forza Italia, «seguiremo le parte fiscale di questa legittima richiesta in sede parlamentare. Faccio presente che è stato il centrosinistra ad imporre l’obbligo della fatturazione elettronica per tutti. Il centrodestra considera la fatturazione elettronica un’innovazione da attuare per gradi a partire dai grandi contribuenti. Lasciando quindi più tempo alle piccole-medie imprese per capire come organizzarsi e soprattutto più tempo di sperimentazione alla pubblica amministrazione per affinare le procedure e le piattaforme in modo da non creare disguidi e aggravi di costi a carico dei contribuenti».