Nucleare pulito: Enea sceglie Frascati per il centro di eccellenza europeo per la fusione

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Quasi 1500 posti di lavoro e un ritorno di due miliardi di euro scelgono il Lazio. Marcato: «una decisione che lascia allibiti. Voglio approfondire le motivazioni della scelta che hanno penalizzato il Veneto».

La sede Enea di Frascati ha vinto la gara indetta dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie per fare nascere il centro di eccellenza per realizzare il Dtt (Divertor Tokamak Test facility), un apparecchio concepito per approfondire gli studi sulla fusione nucleare, ovvero quel processo dal quale gli scienziati sperano, nei prossimi decenni, di produrre energia elettrica in modo pulito replicando i meccanismi che avvengono sul Sole.

Diversamente dalle centrali nucleari a fissione che utilizzano uranio 235 per la loro attività producendo scorie radioattive ed inquinanti per decine di millenni, la fusione utilizza elementi molto più comuni come deuterio, elio e trizio, producendo bassi livelli di radioattività e con limitati prodotti di scarto che possono essere trattati con minore rischio. Inoltre, mentre la fissione genera reazioni a catena che devono essere fermate con moderatori (e se questi falliscono, sono problemi seri come è avvenuto a Chernobyl o a Fukushima), la fusione è un processo controllato.

I ricercatori dell’Enea sono convinti che arrivare a produrre energia dalla fusione sarebbe sicuro e costituirebbe un grande passo in avanti. Per arrivare a farlo, però, serve un grande investimento iniziale nelle sperimentazioni e il progetto di Frascati, che partirà a novembre, darà il suo contributo entro sette anni dall’avvio; impiegherà 500 studiosi più altri mille dell’indotto, con un ritorno stimato di due miliardi.

Il centro di Frascati ha vinto una gara che ha visto partecipare anche Brindisi e Manoppello (Pe), arrivate seconda e terza. Realizzare il Dtt serviranno 500 milioni di euro reperiti da finanziamenti pubblici e privati: Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione per conto della Commissione Ue contribuirà con 60 milioni, il ministero dell’Istruzione ne garantirà 40, stessa cifra lo Sviluppo economico. Altri 30 milioni vengono dalla Cina; completano la Regione Lazio con 25 milioni, l’Enea e i partner con 50, oltre a un prestito da 250 milioni della Banca europea per gli investimenti.

La scelta di Frascati e il fatto che la candidatura di Marghera avanzata dalla regione del Veneto giunta fuori podio ha fatto sorgere dubbi sulla bontà della decisione da parte dell’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto marcato: «è una notizia terribile.Voglio  comunque vedere tutte le carte per capire davvero quale sia il tasso di qualità delle altre candidature che le ha fatte considerare superiori a quella del Veneto. Quello che spero è che non sia una questione “politica”, perché allora sarebbe grave. Sono deluso, amareggiato e anche incavolato. Resto comunque assolutamente convinto che Porto Marghera era la candidatura ideale per insediare il DTT. Grazie al lavoro di sinergia che era stato messo in campo tra Regione, università e comune di Venezia, l’offerta veneta era straordinaria per l’area, per la logistica, per l’eccellenza dell’Università di Padova – che ha proficuamente collaborato per la stesura del progetto – e degli altri atenei veneti, per i servizi garantiti, per lo sbocco sul mare. Aveva insomma tutte le caratteristiche richieste dal bando per un impianto di questa natura e importanza. La Regione era pronta a mettere di suo 40 milioni di cofinanziamento a fronte dei 25 milioni richiesti. Il Veneto – sottolinea Marcato – perde così una grossa opportunità, ma ora chiederò di capire il perché. Non vorrei che la nostra eccellenza nel “fare” sia stata considerata più come un handicap che un vantaggio per il Paese».