Cittadinanza austriaca per gli altoatesini: frenata dell’Austria dopo le sollecitazioni dell’Italia

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Un'immagine che mostra un passaporto italiano e uno austriaco, 18 dicembre 2017. "I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca gi‡ nel 2018, al pi˘ tardi all'inizio del 2019". Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito di ultradestra austriaco al governo) per i rapporti con l'Alto Adige. ANSA / Wallisch Stefan

Dopo la protesta a Vienna del consigliere Urzì (Fratelli d’Italia), il governo Kurz rimanda la questione a dopo le elezioni regionali. Biancofiore: «decisione molto opportuna».

Dopo la plateale protesta fatta a Vienna nei giorni scorsi dal consigliere della provincia di Bolzano di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì in occasione dell’incontro dei capigruppo in Consiglio provinciale con i ministri degli esteri e degli interni austriaci, i dubbi sorti hanno consigliato al governo di Sebastian Kurz una decisa frenata sulla questione della concessione del doppio passaporto ai cittadini altoatesini di lingua tedesca e ladina.

Per Urzì, unico esponente politico di lingua italiana presente all’incontro viennese, «il ripensamento da parte del governo austriaco è cosa dovuta, anche perché va nella direzione già espressa dal governo italiano che nell’iniziativa del doppio passaporto aveva visto una grave forzatura che avrebbe rialimentato le fratture non ancora assestate presenti nella società altoatesina».

La proposta austriaca, che tra l’altro cade nell’ottantesimo anniversario dell’“Anschluss”, l’annessione dell’Austria al Reich nazista, per Urzì «sarebbe stato un gesto solo apparentemente innocuo, in quanto l’indiretta offerta della cittadinanza austriaca, assolutamente inutile data l’ottima condizione dell’autonomia di cui godono i cittadini di lingua tedesca, aprirebbe una ambigua rivendicazione identitaria-linguistica che farebbe regredire ai tempi del nazionalismo più ottuso». Infine, per Urzì dire che «oggi si può guardare oltre l’autonomia estendendo la stessa cittadinanza austriaca ad una popolazione compatta residente in una provincia dotata di autonomia quasi integrale equivale a dichiarare una sorta di annessione, un atto di inaudita gravità».

Ufficialmente, la frenata del governo austriaco è motivata con la necessità di non influenzare l’appuntamento elettorale autunnale per il rinnovo del Consiglio regionale e delle due province autonome. Frenata, non definitivo blocco: il gruppo di lavoro, voluto dalla ministra degli esteri austriaca Karin Kneissl, dovrà verificare la fattibilità della proposta di doppia cittadinanza italo-austriaca per i sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, come anche gli eventuali diritti e doveri dei neo cittadini austriaci, un parere atteso ancora prima dell’estate.

La decisione di rallentare la corsa al doppio passaporto è salutata positivamente dalla coordinatrice regionale di Forza Italia, Michaela Biancofiore: «opportuna le decisione dell’Austria di congelare la questione della concessione del doppio passaporto ai cittadini italiani appartenenti però ai soli gruppi linguistico tedesco e ladino dell’Alto Adige.  La questione però non può essere solo congelata e trattata con la sola provincia autonoma di Bolzano, ma del tutto accantonata se non si vogliono ledere i trattati internazionali. L’Italia e l’Austria sono infatti stati sovrani e membri dell’Unione Europea e nessuno degli Stati membri può permettersi ingerenza negli affari interni degli altri stati». Per la deputata altoatesina azzurra «la funzione tutrice dell’Austria sull’Alto Adige si è poi conclusa con la quietanza liberatoria del 1992 ponendo fine a qualsiasi potenziale pretesa, anche se sollecitata da qualche irresponsabile esponente politico locale e di oltre Brennero. Mi auguro che quanto sta accadendo da mesi in Catalogna, sia da monito a quanti – purtroppo molti in Alto Adige – animano il mito delle piccole patrie a fronte dell’Europa unita. La società altoatesina, come ha rimarcato lo stesso vescovo Muser, non ha bisogno di nuove divisioni ma di essere modello di convivenza proprio per quell’Europa dei popoli e non dei trattati sognata da tutti i cittadini europei».