Trentino Alto Adige per le elezioni regionali di ottobre la politica è già in fibrillazione

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L’appello pubblico di Gios ha stimolato i delusi dell’azione politica del centro sinistra autonomista trentino. 

Prima dell’appuntamento con le urne per il rinnovo del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige e, a cascata, di quello delle due province autonome di Trento e Bolzano (i cui componenti formano il Consiglio regionale), ci vogliono ancora più di sei mesi con la data elettorale non ancora fissata ufficialmente (dovrebbe essere l’ultima domenica di ottobre), ma la politica locale è già entrata in fibrillazione.

In Alto Adige, la Svp, il partito etnico di lingua tedesca egemone, teme questa volta di finire sotto la soglia del 50% dei consensi che fino ad ora gli ha consentito di dettare legge nei giochi della politica altoatesina, lasciando al gruppo lunguistico italiano solo le briciole complice la sua parcellizzazione in più filoni (Pd in maggioranza; Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord all’opposizione), complice la debolezza dell’azione politica del PD, partito di governo che alle scorse Politiche è riuscito ad imporre i propri candidati “padacadutati” da Roma solo grazie all’iniezione di voti della Svp. Le destre di lingua tedesca tentano di erodere i consensi della Svp per cercare di portarla sotto la quota del 50% e potrebbero anche riuscirci.

In Trentino, la situazione è ancora più fluida, in quanto il centro sinistra autonomista che governa la Provincia è uscito dalle Politiche del 4 marzo scorso con le ossa rotte, ribaltando clamorosamente quel cappotto che aveva annunciato il segretario politico del Patt, Franco Panizza, uscito clamorosamente trombato nel collegio senatoriale più sicuro, proprio a favore delle opposizioni di centro destra. Voto delle politiche che ha ringalluzzito tutte le opposizioni che ora vedono fattibile il ricambio alla guida della Provincia dopo un ventennio biancorosso.

Tra chi soffia per respirare aria nuova tra le stanze della Provincia c’è anche la proposta proveniente da un soggetto non schierato con i partiti: si tratta di Geremia Gios, docente universitario alla Facoltà di economia a Trento, ex sindaco di Vallarsa (paesino di poche anime abbarbicato in una delle valle più disagiate del Trentino), presidente della Cassa Rurale di Roveto che ha condotto fuori dalle tempeste della crisi finanziaria. Gios ha lanciato un pubblico appello ad una sorta di “Lista dei Responsabili” capaci di «guardare oltre il proprio particolare, di avere una visione a medio termine per il rilancio dell’Autonomia trentina e la ripresa dello sviluppo economico». Cosa che negli ultimi anni non si è concretizzata, con gli esponenti dell’attuale maggioranza troppo impegnati ad osservarsi l’ombelico per accorgersi di quanto accadeva intorno a loro. E il risultato scaturito dalle urne del 4 marzo scorso ne è a puntuale riprova.

«Il mio manifesto non è le tavole della legge – afferma Gios – ma il punto da cui partire con chi vuole starci. Questa è una mia iniziativa personale, fatta attraverso uno spazio a pagamento pubblicato sui giornali locali. Una risposta a quelle persone che mi è stato chiesto di fare qualcosa per uscire da questo pantano. Ho messo lì delle idee e se qualcuno vuole starci, si faccia avanti. Nel giro di qualche settimana vedrò se ci sono le condizioni per mettere sul tavolo una proposta costruttiva per il rilancio del nostro Trentino».

Una posizione che va oltre i tradizionali schieramenti destra-sinistra-autonomisti: «mi sembra che la realtà abbia fatto grandissimi passi avanti e la gente guardi più a proposte e soluzioni concrete per risolvere i propri problemi che ad un approccio politico di vecchio stampo» dice Gios che ha come centro la materia economica: «dall’andamento dell’economia discende il benessere della nostra realtà, visto che il nostro bilancio provinciale è alimentato dal gettito fiscale prodotto in loco dalle aziende e negli ultimi anni la crescita del Trentino è stata inferiore a quella dell’Alto Adige».

La proposta di Gios «che non è né di destra né di sinistra» ha già scosso la politica trentina, con la condivisione del messaggio da parte dei fuoriusciti del Patt come il leader dei nuovi Autonomisti Popolari di Walter Kaswalder che parla «di nascita di un polo aggregatore di forze alternative al centro sinistra autonomista».

Non solo: la proposta di Gios ha smosso le acque anche nelle fila della Civica Trentina, stimolando la disponibilità di Rodolfo Borga a guidare un’ipotetica formazione politica alternativa agli attuali partiti di governo del Trentino, candidatura che va ad infastidire quella già avanzata dal segretario della Lega trentina (fresco di rielezione al Parlamento dopo un interregno sui banchi del Consiglio provinciale), Maurizio Fugatti. Due galli per un identico pollaio, situazione che potrebbe aprire anche all’individuazione di una figura terza, meno divisiva e più unificante tra tutte le potenziali anime della “creatura” politica che potrebbe nascere dall’azione levatrice di Gios. Che potrebbe essere lo stesso Gios, anche se lui si schermisce: «potrei, ma preferirei fare altro, vista anche la mia età». Quella del garante degli equilibri tra le varie anime della “creatura” potrebbe essere la posizione ideale di Gios, ma apre alla necessità di trovare un soggetto terzo dotato di ampia credibilità e di capacità personale disponibile a guidare la formazione nella battaglia per la conquista della provincia di Trento.

Di seguito, il contenuto dell’appello stilato da Gios.

«Per ricostruire un Trentino desideroso di futuro serve partecipare ad una rivoluzione felice in vista delle elezioni provinciali dell’autunno 2018.

Il futuro della Comunità trentina appare oggi meno promettente di pochi anni fa. Il quadro economico incerto, la crescente insicurezza, la scarsa capacità di attrarre i giovani che in numero crescente cercano di costruire il proprio futuro altrove, l’aumento del divario fra classi sociali e territori, l’affievolirsi dei tradizionali comportamenti mutualistici e solidali, il ridursi della partecipazione alla gestione della cosa pubblica, sono tutti elementi che testimoniano una crisi profonda che sta interessando la società trentina.

Le cause di questa situazione sono molteplici, ma una parte non trascurabile di responsabilità per l’evoluzione negativa in atto, va fatta risalire ad una gestione non adeguata delle possibilità normative e delle risorse disponibili da parte dell’amministrazione provinciale. Intendere l’autonomia solo come disponibilità di risorse da gestire senza preoccuparsi dell’efficienza e non, in primo luogo, come opportunità per trovare soluzioni adeguate ai problemi della comunità locale, ha portato sia ad inaridire le ragioni storiche delle capacità delle comunità trentine di superare i momenti difficili sia a rendere più deboli le ragioni della specificità nei confronti del resto d’Italia.

Stiamo vivendo una stagione piena di paure è necessario che ognuno dia il proprio contributo per superare questo momento difficile. Sotto diversi punti di vista riteniamo che l’autonomia provinciale sia vicina ad un punto di non ritorno. Le prossime elezioni provinciali possono rappresentare l’ultima possibilità per una nuova stagione di entusiasmo e così contribuire ad una rivoluzione felice in grado di far ripartire un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile e duraturo.

A tal fine è necessario trovare le energie per creare un’alternativa a questo modo di governare che, al di fuori degli schemi politici attuali, possa unire attorno a pochi temi condivisi, la partecipazione attiva della gente trentina che ritiene importante dare il proprio contributo per il miglioramento della situazione attuale. In questa logica è opportuno adottare un metodo, definire un percorso, individuare alcuni strumenti.

Un metodo basato su:

sobrietà quale condizione per riuscire a distinguere il necessario dal superfluo;

coerenza quale condizione per essere credibili;

trasparenza quale condizione per rinnovare l’interesse alla gestione della cosa pubblica;

condivisione quale condizione per iniziare imprese che durino nel tempo.

Un percorso che tenga presente che:

L’autonomia ha un senso se è un moltiplicatore di autonomie. Il potere, con altri enti, con le associazioni, con i cittadini non va delegato bensì condiviso;

La Provincia deve concentrare il proprio raggio d’azione per essere efficace. Vale a dire fare bene le cose non delegabili per molti altri problemi è opportuno creare le condizioni perché le diverse componenti della società siano messe in grado di esplicare al massimo le proprie potenzialità;

Non vi è solo il mercato da un lato e lo stato dall’altro. Esistono i beni collettivi (dalla fiducia, ai pascoli ad internet per fare un esempio) che richiedono regole specifiche per essere gestiti efficacemente e la cui gestione rappresenta una delle radici storiche da cui è nata l’autonomia trentina.

Strumenti che prevedano di:

Semplificare le procedure burocratiche (eliminare il bigottismo legislativo e la gestione orientata solo sulle procedure);

Rivedere l’architettura istituzionale semplificando e razionalizzando i livelli di governo degli enti pubblici trentini;

Completare, in un’ottica di sostenibilità, la rete di infrastrutture al fine di ridurre le differenze territoriali;

Adottare misure per l’accoglienza compatibili con le risorse sociali ed economiche necessarie a garantire l’effettiva integrazione;

Garantire una vera sicurezza che sia percepita come tale da tutti;

Garantire un contesto idoneo per orientare il mondo produttivo verso lo sviluppo sostenibile;

Orientare le politiche sociali ed economiche a garantire pari opportunità tra le varie classi sociali,  le differenti generazioni, i diversi territori ;

Utilizzare politiche idonee a creare un clima sociale sereno, a favorire i nuclei familiari e la ripresa della natalità;

Operare per un rinnovato ruolo degli enti e delle imprese non profit: da “enti strumentali” delle politiche pubbliche a protagonisti anche della gestione di beni collettivi (dalle gare d’appalto a nuove forme di compartecipazione);

Ridurre il numero e dare un diverso assetto alle società pubbliche (maggiormente rispettose della volontà degli enti locali e non loro “padrone”).

Per chi ritiene che nell’amministrare il bene comune “Provincia Autonoma di Trento” sia tempo di cambiare, è il momento di dichiarare la propria disponibilità a percorrere insieme un cammino nuovo. Un cammino che partendo dai principi sopra delineati consenta un approfondimento dei medesimi, la condivisione di obiettivi e strumenti, la ricerca di persone in grado di interpretare nel miglior modo possibile la necessità di un diverso modo di amministrare.

Per coloro che condividono l’analisi, il metodo, il percorso e gli strumenti soprarichiamati è giunto il tempo di organizzarsi, per preparare la rivoluzione felice per la nostra terra».