A Bologna il convegno “L’impresa sociale nei nostri territori”. Gualmini: «numeri che ben rappresentano la dinamicità e il valore del terzo settore nella nostra regione»
Opera soprattutto nell’assistenza alla persona e nell’istruzione, conta quasi 750 cooperative sociali, un fatturato che supera i 2,5 miliari di euro e dà lavoro a circa 50.000 persone: questo l’identikit dell’impresa sociale in Emilia-Romagna, perlopiù rappresentata dalle cooperative sociali, oltre alle associazioni di volontariato e di promozione sociale.
Dai dati forniti dall’Albo regionale al quale si iscrivono le cooperative presenti in Emilia-Romagna, emerge che a marzo 2018, tenendo conto della popolazione di riferimento, la provincia con il maggior numero di realtà è Bologna (132), Forli-Cesena (98), Reggio Emilia (93), Modena (87), Parma (85), Rimini (78), Ravenna (66), Piacenza (52) e Ferrara (50).
Di economia sociale e, più in generale, di riforma del Terzo settore si è discusso a Bologna, all’Istituto “Veritatis Splendor” al convegno “L’impresa sociale nei nostri territori”. A parlare degli strumenti messi in campo dalla Regione per promuovere e sostenere l’economia sociale nel territorio emiliano-romagnolo, è stata la vicepresidente e assessore al welfare della Regione, Elisabetta Gualmini, che si è espressa anche sulla riforma del Terzo settore (legge delega 106 del 25 maggio 2016) i cui decreti applicativi sono stati approvati dal Consiglio dei ministri nel luglio scorso. «La Regione Emilia-Romagna – ha sottolineato – ha accompagnato e per alcuni versi anticipato la riforma nazionale, proponendo una serie di importanti emendamenti. Tra questi, la proposta, poi accolta, di ripristinare per le grandi Regioni gli organismi territoriali di controllo e l’inserimento di un rappresentante delle Regioni dentro quello nazionale. Va dato atto a questo processo di innovazione di aver raccolto in una visione di sistema organica un mondo estremamente ricco, ma allo stesso tempo frammentato. Da sempre – ha concluso Gualmini – ne riconosciamo il ruolo e le potenzialità, non solo come grande interlocutore delle istituzioni pubbliche, ma anche come soggetto che contribuisce in maniera attiva e dinamica al nostro welfare regionale, ormai da quasi 30 anni».
La riforma, infatti, costituisce un passaggio importante per tutte le organizzazioni che contribuiscono a valorizzare l’economia sociale in Italia, in primis le cooperative sociali alle quali attribuisce in automatico la qualifica di imprese sociali. Ad essere interessate dal processo di innovazione sono comunque tutti i soggetti operanti nel Terzo settore: una realtà che in Emilia-Romagna è articolata e ricchissima, costituita da oltre 8.000 enti, tra organizzazioni di volontariato (3.099), associazioni di promozione sociale (4.192) e cooperative (741) e che coinvolge più di 1 milione di cittadini emiliano-romagnoli.