L’invito a votare scheda bianca di Suedtiroler Freiheit e dei Freiheitlichen fa infuriare la SVP. I fuoriusciti del PD si costituiscono in gruppo autonomo. Ironia di Zeller: «la Boschi è più tedesca di noi sudtirolesi»
Il paracadutismo politico in Alto Adige riscalda la contesa politica anche tra battute che scatenano l’ironia, come quella del senatore SVP Karl Zeller secondo cui «Maria Elena Boschi è più tedesca di noi sudtirolesi». Boom!
Non pago della battuta verso la bruna sottosegretaria (fosse almeno biona, capiremmo qualche quarto di Heidi…) Zeller ha aggiunto, in presenza della stessa sottosegretaria, che «a Boschi va il merito, spesso non pubblicizzato da noi dei più importanti successi per la nostra autonomia in questa legislatura. Si è rivelata una interlocutrice super preparata ed affidabile, che però pretende altrettanto da chi si trova di fronte. La sottosegretaria – ha proseguito – è più precisa di un orologio svizzero». Probabilmente l’estatico Zeller, che non ricandida al Parlamento, non si ricorda come la Boschi abbia più volte professato pubblicamente il suo disprezzo verso le autonomie speciali, giungendo ad auspicare la loro cancellazione in occasione del referendum per la riforma costituzionale miseramente fallito.
A completare il quadretto idilliaco la dichiarazione d’amore autonomistico della stessa Boschi: «in questa legislatura è stato fatto molto per l’autonomia e la sfida ora è di farla crescere anche nella prossima».
Per protestare verso la candidatura della Boschi scendono in campo i partiti della destra tedesca, Südtiroler Freiheit, il partito di Eva Klotz e i Freiheitlichen. Secondo la Südtiroler Freiheit che rivolge un appello agli elettori del collegio della Bassa Atesina di votare scheda bianca o nulla alle elezioni del 4 marzo prossimo, la candidatura della Boschi «non è credibile, non è sostenibile e non è eleggibile». La Suedtiroler Freiheit evidenzia le affermazioni attribuite alla sottosegretaria contro le autonomie speciale e a favore di una riforma costituzionale definita centralista. «Un voto per la Svp è un voto per la Boschi», sottolinea il partito criticando la nuova legge elettorale. Anche i Freiheitlichen hanno dato indicazione agli elettori di votare scheda bianca: il partito gemello della Fpoe austriaca, contesta la candidatura di «due pupilli di Renzi» (Boschi e Bressa, ndr.), come anche la nuova legge elettorale «con una soglia talmente alta, che addirittura noi, come secondo partito in Alto Adige, resteremo senza chance».
L’invito viene criticato dalla Svp: per il segretario Philipp Achammer l’invito alla scheda bianca «è prova della incapacità» politica dei Freiheitlichen, «come se fosse irrilevante chi rappresenterà per i prossimi cinque anni l’Alto Adige a Roma. Questo è irresponsabile nei confronti della nostra terra come anche nei confronti dell’autonomia».
Contro la candidatura della Boschi si è scaricato anche l’appello elettorale del leghista Roberto Marcato, assessore della giunta regionale del Veneto: «la Boschi è come Barbapapà, la cui caratteristica principale è infatti quella di modellare a suo piacimento il proprio essere assumendo il ruolo più indicato per risolvere una situazione. Se deve essere nazionalista si trasforma in nazionalista, le si chiede di essere secessionista fa la secessionista e se le si chiede, come candidata a Bolzano, a fare l’autonomista fa l’autonomista». La Boschi candidata a Bolzano? «Non capisco il Pd locale – ha detto Marcato – che evidentemente deve ammettere di non avere voce in capitolo e candidati propri. Candidare a Bolzano un bellunsese come Bressa e una toscana come la Boschi vuol dire che le cose non vanno proprio bene».
Punzecchiature alla Meb giungono anche dalla sua diretta competitrice sul collegio uninominale della Bassa Atesina, la coordinatrice regionale di Forza Italia, Michaela Biancofiore: «la Boschi non sa di cosa parla. L’autonomia non è di proprietà della Svp e la mia terra, che lei visita solo nel weekend, è composta da tre gruppi linguistici differenti e nel collegio la maggioranza – purtroppo per lei – è italiana». Secondo Biancofiore, «si vede che la sottosegretaria non sa proprio di cosa parla» e si domanda «cosa ci si può aspettare da chi ha detto che era favorevole all’abolizione delle autonomie speciali e si candida in Alto Adige col solo supporto di fatto della Svp e che aveva detto a reti unificate che se avesse perso il referendum avrebbe lasciato la politica e invece si è imposta a Palazzo Chigi e si candida in 5 altre regioni fuggendo da casa sua?»
Intanto i dissidenti del Pd a trazione Costa-Bressa si sono costituti in gruppo autonomo all’interno del Consiglio comunale di Bolzano, chiamandosi “Bolzano Democratica”. Per il consigliere Mauro Randi «abbiamo optato per un nuovo gruppo, perché il gruppo misto è espressione dell’opposizione e noi da subito abbiamo confermato la nostra lealtà al sindaco Renzo Caramaschi». Randi non ha invece voluto scoprire le carte per quanto riguarda le elezioni provinciale in autunno: «ne parleremo dopo il 5 marzo». Il consigliere è fiducioso che il presidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo seguirà i dissidenti: «abbiamo parlato con lui, ha condiviso che la nostra è stata una scelta sofferta, ma comunque non inattesa. Ci abbiamo messo un po’ a decidere e dobbiamo concedere anche a Bizzo il tempo di riflettere».
Il terremoto politico di Bolzano potrebbe incrinare, oltre le elezioni politiche del 4 marzo prossimo, anche quelle regionali di metà ottobre, rendendo difficile la riedizione dell’asse Pd-Svp, con la possibilità di fare entrare nella cogestione dell’Autonomia (all’interno della giunta provinciale è obbligatoria la presenza di un’adeguata rappresentatività dei tre gruppi etnici – tedeschi, italiani e ladini – che popolano la provincia) anche qualche esponente della destra italiana, specie se quest’ultima saprà abbandonare i personalismi del recente passato che ne hanno minato unitarietà e la capacità di vincere surclassando il Pd.