Toyota Material Handling: il metodo “kai-zen” migliora decisamente la produzione

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Stabilimento ex Cesab alla periferia di Bologna attrezzato “alla giapponese” fa crescere da 3.600 carrelli all’anno del 2001 agli attuali 16.300 con il raddoppio della manodopera

montacarichi muletti toyota material handlingIn tutto lo stabilimento ex Cesab, alla periferia di Bologna che produce carrelli elevatori o “muletti” ora rilevato dalla Toyota Material Handling, i muri sono zeppi di fogli, ogni foglio contiene un aspetto produttivo che può essere migliorato. Ogni problema è preso in carico dai capi-reparto e tutte le mattine i responsabili di ogni settore si incontrano e per 50 minuti al massimo discutono del funzionamento e del miglioramento della produzione.

Sapere chi ha causato il problema? «Un’informazione che non ci interessa. Noi vogliamo capire perché una cosa è successa e cosa possiamo fare per risolverla, non certo avere qualcuno da punire», spiega il responsabile sviluppo commerciale di Toyota Academy, Stefano Cortiglioni. La nuova organizzazione industriale “kai-zen” applicata alla Toyota Material Handling è all’insegna del miglioramento continuo. Ha permesso alla ex fabbrica Cesab, che fino al 2001 era della famiglia Maccaferri, di passare dai 3.600 carrelli all’anno del 2001 ai 16.300 di oggi, 78 al giorno, due al minuto, con la produzione limitata a un solo turno. 

Il personale è raddoppiato, da 250 a 546 unità, ma niente macchinari nuovi, solo ottimizzazione spinta dei processi. Una tecnica che ha funzionato a tal punto che l’azienda giapponese ne ha fatto un elemento di sviluppo economico istituendo la “Toyota Academy”, che si occupa di consulenze sull’organizzazione aziendale. E il “kai-zen”, secondo Cortiglioni, «permette di aumentare la produttività senza cedere all’automatizzazione spinta o alla delocalizzazione in Paesi dove il lavoro costa poco».