A villa Contarini mostra antologica del grande pittore veneziano Saverio Barbaro

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Barbaro Mostra IMG 1798 1In mostra 60 opere visitabili sino al 30 settembre 2012

“Una mostra retrospettiva antologica dell’opera di Saverio Barbaro, per quanto piccola possa essere, è comunque una festa! E come tale va celebrata”. Con queste parole, Giovanni Curatola, ordinario di archeologia e storia dell’arte musulmana all’Università di Udine, ha presentato “Saverio Barbaro Esposizione antologica. Opere dal 1949 al 2011”, allestita presso gli spazi di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (Padova). Al taglio del nastro erano presenti la moglie di Barbaro (assente per motivi di salute), il segretario regionale per la cultura, Angelo Tabaro, e il curatore della mostra Michele Beraldo.

“Siamo fieri di poter ospitare a Villa Contarini, luogo di produzione e riflessione sulla cultura, un’altra mostra sull’arte contemporanea veneta – ha affermato Tabaro -. La sala espositiva, che la Regione del Veneto ha voluto creare appositamente all’interno di questa reggia nel 2009, si è rivelata la cornice ideale per valorizzare sia le opere pittoriche che quelle fotografiche. Quello dedicato a Barbaro è solo l’ultimo di una serie di allestimenti di successo, che sono iniziati con il pittore Pope e sono proseguiti con la mostra fotografica dedicata al Veneto degli Alinari; successivamente con la pittura dell’artista Ennio Finzi e poi con i primi fotoreporter Antonio e Felice Beato e Adolfo Farsari”.

A trent’anni di distanza da un’altra mostra antologica, realizzata nella sede dell’allora Villa Simes-Contarini, la nuova esposizione intende ripercorrere l’intero percorso artistico di Barbaro, nato a Venezia nel 1924, mostrando il suo lato inedito. “Le opere del 1949 – ha spiegato Michele Beraldo – s’ispirano alla pittura di Burano e permettono al giovane artista di distinguersi l’anno successivo alla Biennale di Venezia, vincendo il premio “Omero Soppelsa”. A partire dal 1952, però, a seguito di numerosi soggiorni in Francia e in Olanda, modifica il suo modo di dipingere. Dapprima risente del clima impressionista, poi si avvia verso una stagione espressiva di tipo realista, che indaga il senso di afflizione e la miseria propri dell’uomo dopo la guerra. Nel 1966, la visita dei campi di concentramento in Germania acuisce il suo tormento per l’esistenza umana. Nel 1967, sentendo che la sua vena pittorica è in crisi, Barbaro si trasferisce in Africa. Qui, la sua vita e la sua produzione subiscono un importante mutamento. Le sue opere diventano testimonianza di una realtà sociale e culturale fatta di sofferenza e contrasti, fino ad allora poco conosciuta in Italia”.

Saverio Barbaro, dunque, si può definire un artista a tutto tondo che conosce bene l’arte del Novecento e non esita a confrontarsi con essa. Curatola lo ha accostato a Matisse, sottolineando come il pittore veneto riesca a farci percepire il tempo sospeso dell’Oriente – un tempo diverso dal nostro – , attraverso la tecnica, i colori, le tematiche affrontate e il suo pensiero. “Le sue emozioni sono quelle di un bambino e Barbaro è in grado di tradurle perfettamente sulla tela”, ha concluso il docente.