Agli amministratori del Veneto non accettano la presentazione fatta da Alberto Angela nella puntata dedicata alle Dolomiti dove si è parlato solo di Trentino Alto Adige
Il bel programma “Meraviglie. La penisola dei tesori” in onda su Rai1 realizzata da Alberto Angela ha scatenato un putiferio di polemiche a cavallo delle Dolomiti, in quanto il programma dell’ammiraglia radiotelevisiva pubblica si sarebbe “dimenticato” che il massiccio montuoso più famoso d’Italia non è un patrimonio del solo Trentino Alto Adige, ma di tutto il NordEst.
Nonostante il 46% delle Dolomiti (secondo alcuni anche la parte più bella e famosa) siano patrimonio della provincia di Belluno (solo il 24% in Alto Adige, a Pordenone il 13%, in Trentino il 12% e nel Friuli il 4%), nella trasmissione di Angela non se ne è fatto alcun cenno: una mancanza che non è passata inosservata, specie al presidente della Provincia, Roberto Padrin: «molti mi hanno scritto e telefonato lamentandosi per il programma. In molti sostengono che Angela abbia citato solo il Trentino Alto Adige perché Trento e Bolzano hanno pagato. Io non voglio credere che sia così, perché se la televisione di Stato indirizza l’informazione per convenienza economica è molto più che grave. Se invece si tratta di disinformazione – prosegue Padrin – sarebbe meglio che qualcuno rimediasse. Ma verificheremo, perché i modi ci sono».
Una trasmissione molto bella e ben curata, da vero servizio pubblico, tanto da avere sbaragliato l’audience durante la terza puntata con oltre il 24% degli spettatori, proprio quella relativa alle Dolomiti, ma con qualche pesante errore: per l’assessore bellunese Irma Visalli «nel servizio pubblico servirebbe più accuratezza. Il servizio aveva degli aspetti positivi, ma anche alcuni errori clamorosi e pochi contenuti, e su questo il rammarico è inevitabile, perché c’è molto da dire sulle Dolomiti». Anche l’assessore al turismo del Veneto, Federico Caner ha dichiarato la propria insoddisfazione: «faremo sentire le nostre ragioni al Mibact e alla Rai».
Probabilmente, lo “svarione” potrebbe derivare dalle politiche di supporto che gli enti locali assicurano a questo genere di produzioni, pubbliche e private, sobbarcandosi i costi di accoglienza e logistica della troupe in cambio del ritorno di visibilità assicurato dai contenuti trasmessi: in questo caso, la “macchina” turistica del Trentino avrebbe avuto la meglio su quella del Bellunese e del Veneto, ma un servizio pubblico avrebbe dovuto essere sicuramente più bilanciato, non fosse altro che il canone radiotelevisivo lo pagano tutti, abitanti delle Dolomiti inclusi.