Tutte le gaffes da non fare mai con gli ospiti del Sol Levante. Il loro sogno: sposarsi a Venezia
Mai presentarsi vestiti di bianco, il colore dei funerali, e neppure offrire una bottiglia d’acqua fresca o una camera d’albergo con il numero 4. Sono le gaffe più comuni che gli operatori turistici italiani devono assolutamente evitare nell’accogliere i visitatori cinesi. Turisti affascinati dall’Italia e soprattutto da Venezia, dove sognano di convolare a nozze.
Gusti e prescrizioni di milioni di potenziali turisti fanno parte del decalogo “Welcome Chinese”, “il bollino” di qualità presentato a Venezia in occasione dell’Anno del turismo Europa-Cina, che attesta le strutture di accoglienza che posseggono i requisiti per conquistare la corteggiatissima platea di viaggiatori asiatici. Una massa di visitatori che spinge sempre più, portafoglio gonfio alla mano, per visitare l’Europa e l’Italia.
«L’Enit ha previsto che nel 2020 saranno oltre 100 milioni i cinesi con reddito medio annuo superiore a 30.000 dollari – spiega Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori – e quindi in grado di viaggiare e spendere durante il soggiorno». L’importante è che ci si attrezzi per accoglierli, s’impari la loro lingua e si evitino topiche clamorose. Scarpa racconta il caso di un portiere d’albergo che, tutto fiero, imparò una frasetta in dialetto mandarino per salutare gli ospiti. Per tutta risposta una delle turiste si voltò stupita verso la guida chiedendo: «ma perché mi ha chiesto qualcosa sul colore delle scarpe di mia madre?» Le “istruzioni per l’uso” suggeriscono, ad esempio, di dosare le lodi con prudenza ed evitare la richiesta di mancia, perché ineducata. Ma è sul colore bianco e sul numero 4 che le prescrizioni sono tassative: niente abiti candidi nelle cerimonie ufficiali perché rimandano alle funzioni funerarie, via il giallo perché è segno di viltà, ma soprattutto bando al 4, il numero della iella.
Se si vuole far felice un turista cinese bisogna, invece, accomodarlo in una fila o in una camera che abbia in numero 8, considerato talmente fortunato che quando in Cina si costruisce un grattacielo lo si inserisce in ogni piano. Per conquistare la fiducia dell’ospite è necessario mettere a disposizione in camera un bollitore per l’acqua calda, tazze che non siano di vetro e togliere dal frigobar qualsiasi bibita ghiacciata. Se poi si trova il modo di creare in hotel un angolo fumatori, il turista cinese ringrazierà sentitamente.
Anche sul metodo di pagamento, racconta Camillo Bozzolo, direttore commerciale aviation di Save, la società di gestione dell’aeroporto di Venezia, che un mese fa ha ottenuto il bollino “Welcome Chinese”, il turista di Pechino e dintorni ha le sue regole: «non ama pagare con le comuni carte di credito ma con il sistema “WeChat Wallet”, grazie ad una app che ormai quasi tutti hanno sul telefonino». Sulla scia di Marco Polo, il viaggiatore che sopravvive nella memoria storica cinese almeno quanto in quella veneziana, si attendono molti matrimoni con gli occhi a mandorla in laguna nei prossimi anni, con giro in gondola d’ordinanza compreso. L’importante, anche in questo caso, è rispettare i costumi d’origine: niente riso gettato agli sposi ma manciate di petali di rosa colorati.