Traffico al Brennero, l’allarme di Confindustria e Confartigianato Trento

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Nota congiunta dei due presidenti Bonazzi e Segatta: «siamo in allarme per l’economia della Regione dopo la decisione della Giunta dell’Euregio Tirolese»

A22 autobrennero code tir camion 2Non cessa di fare discutere la decisione presa a Bolzano dalla Giunta dell’Euregio Tirolese circa la limitazione del traffico pesante sul corridoio del Brennero. In una nota congiunta, i presidenti di Confindustria Trento, Giulio Bonazzi, e di Confartigianato Trento, Marco Segatta, esprimono «preoccupazione per le decisioni prese ieri a Bolzano dai vertici dell’Euregio in tema di trasporto merci. Comprendiamo le finalità delle decisioni e condividiamo l’obiettivo di lungo periodo di trasferire parte del traffico merci da gomma a rotaia, ma la transizione deve essere graduale e inserita in una strategia che prevede il potenziamento delle infrastrutture esistenti, mentre non può essere decisa per decreto senza offrire agli operatori alternative praticabili».

Secondo Bonazzi e Segatta «il rischio, che non può essere sottovalutato da chi ha responsabilità politiche, è di mettere in difficoltà non solo il settore dell’autotrasporto ma anche molti altri comparti economici che da esso dipendono per l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati e per la distribuzione dei propri prodotti».

«Da molti anni chiediamo il potenziamento dell’Autostrada del Brennero, in particolare la realizzazione della terza corsia e, ove non possibile, dell’attivazione della terza corsia dinamica – sottolineano Bonazzi e Segatta -. Ora qualche decisione in tale direzione è stata presa, ma a nord di Bolzano i problemi resteranno. Non crediamo che lo spostamento del traffico verso altri valichi sia praticabile, anche perché il traffico merci sui valichi vicini è già saturo. Altri itinerari più lontani non sono sostenibili economicamente. Non dimentichiamo poi che lo snodo intermodale è a Verona, e lì bisogna comunque arrivare. Va inoltre tenuto presente che oggi sulla tratta del Brennero non ci sono treni sufficienti a trasportare le merci che viaggiano in autostrada. Prima di arrivare al “modal split” con prevalenza della rotaia – proseguono i due presidenti – è necessario potenziare la rete ferroviaria e incrementare il numero di treni sia della cosiddetta “autostrada viaggiante”, sia attivando treni blocco per il trasporto di semi rimorchi e casse mobili sui principali centri nodali del Nord Europa. Finché ciò non sarà realizzato, altri interventi non possono incidere in maniera significativa sul cambio della modalità di trasporto».

«Come Confindustria Trento siamo convinti che molto si potrà fare una volta che sarà aperto il tunnel del Brennero e una parte del traffico merci si potrà trasferire su rotaia dice il presidente Bonazzi -. È per questo che Confindustria Trento recentemente ha organizzato un convegno sull’opera, anche per sollecitare le istituzioni trentine ad attivarsi per prendere al più presto decisioni che finora sono state lasciate in sospeso, mentre a nord di Salorno i lavori procedono spediti e l’apertura del tunnel non è poi così lontana. È su questo progetto che la Provincia di Trento, insieme ai Comuni interessati dalle opere collegate al tunnel, dovrebbe spingere e fare scelte che possono davvero incidere sulla qualità della vita della nostra comunità e su una maggiore sostenibilità dei flussi che attraversano il nostro territorio. Non è certo imponendo blocchi, divieti e aumenti tariffari che si possono risolvere le carenze di una rete infrastrutturale, stradale e ferroviaria, che da anni non è più adeguata ai flussi turistici ed economici che deve sostenere».

Secondo il parere della categoria artigiana, «allo stato attuale il trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia risulta difficoltoso e poco praticabile sottolinea Segatta -. Costi superiori, tempi di attesa e trasferimento delle merci non sono compatibili con le richieste del mercato che impongono consegne in tempi rapidissimi. Faccio l’esempio della tratta Trento – Worgl (Austria): con il camion si copre in circa 3 ore, 3 ore e mezza; ricorrendo alla rotaia i tempi sono, di fatto, raddoppiati, calcolando le 4 ore necessarie per il trasferimento e almeno altre due per il carico e lo scarico del mezzo dal treno. L’aumento del costo del pedaggio comporterebbe inoltre gravi difficoltà al settore del trasporto e all’economia in generale. Se la logica è quella di ridurre i transiti, la strada da seguire deve prevedere una penalizzazione per le imprese di autotrasporto che utilizzano mezzi più datati e più inquinanti e non per quelle che hanno investito in maniera significativa per rinnovare il parco e dotarsi di mezzi ecologici silenziosi e poco inquinanti. Senza dimenticare la congestione che si potrebbe venire a creare sulle strade provinciali a causa dell’utilizzo da parte dei mezzi pesanti di queste vie alternative al fine di ridurre i già importanti costi».