Presentato a Bologna il rapporto 2017 sull’economia dell’Emilia Romagna di Unioncamere e Nomisma

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Prima regione per crescita: a fine anno Pil +1,7% e disoccupazione al 5,9% (stime Prometeia). Nei primi nove mesi, +2,9% la produzione industriale e +6% l’export manifatturiero

presentazione rapporto economia emilia romagna bonaccini prodiL’Emilia Romagna cresce producendo ed esportando di più. Attrae nuovi investimenti industriali e tecnologici, anche esteri, rafforzando una tendenza basata su saperi, alte professionalità e condizioni istituzionali e socio-economiche presenti nel territorio regionale. E, soprattutto, continua a veder calare la disoccupazione, rendendo concreto l’obiettivo della piena occupazione al 2020.

Con un aumento del Pil dell’1,7% stimato da Prometeia per fine anno, l’Emilia Romagna si conferma la prima regione italiana per ritmo di crescita insieme alla Lombardia. Spinta, nel terzo trimestre dell’anno, sia dall’aumento del 2,9% della produzione industriale regionale sia dall’export, che solo per l’industria manifatturiera ha registrato un +6%, per oltre 43 miliardi di esportazioni. 

Crescita che continua ad avere diretti riflessi sul mercato del lavoro: nei primi nove mesi del 2017 la disoccupazione è al 6,4% rispetto al 7,1% nello stesso periodo del 2016, mentre a livello nazionale è passata dal 11,5% all’attuale 11,2%. Ma le stime sull’intero anno dicono che il 2017 potrebbe chiudersi con una disoccupazione al 5,9%. Il tasso di occupazione raggiunge così il 68,7%, con il tasso di occupazione femminile al 67,2%, il più alto del Paese insieme a quello del Trentino Alto Adige.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Rapporto 2017 sull’economia regionale dell’Emilia-Romagna, realizzato in collaborazione tra Unioncamere e Regione e col contributo di Nomisma e Ervet, presentato a Bologna. «Sono numeri da cui emerge la conferma di una regione che è prima in Italia per il terzo anno consecutivo per crescita, tasso di attività, export – ha commentato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini -. Una realtà in costante progresso, con la disoccupazione che due anni fa era al 9% e oggi scivola verso il 6%. Una terra in cui, per quanto riguarda l’attrattività di imprese, possiamo dire che la situazione non è mai stata migliore. Non basta, non ci basta, c’è ancora tanto da fare ma questa è la direzione giusta verso una nuova crescita sostenibile, basata su tre grandi pilastri: manifattura, cultura e formazione, turismo».

«L’Emilia Romagna va molto meglio della media italiana – ha sottolineato Romano Prodi, a margine della presentazione del Rapporto -, va bene ed è solida ma non dobbiamo limitarci a essere soddisfatti, perché c’è bisogno di più ricerca, più scuola, bisogna aiutare con ogni mezzo questo grande passaggio verso il nuovo».

«Questi numeri – ha detto Alberto Zambianchi, presidente Unioncamere Emilia Romagna – indicano che si è trattato di un anno positivo, considerato che la crescita si va diffondendo in quasi tutti i settori e coinvolge un numero sempre maggiore di imprese. Questi risultati sono frutto di un lavoro di squadra dove ciascuno, imprese, istituzioni e sistemi della rappresentanza ha portato il proprio prezioso contributo. Sono numeri su cui costruire una nuova fase di sviluppo che, come nel nostro passato, sia in grado di conciliare crescita economica e coesione sociale».

Un tema, quello della coesione sociale, toccato e approfondito dall’assessore regionale Patrizio Bianchi nel suo intervento introduttivo: «la crescita deve necessariamente essere correlata alla coesione sociale, l’Emilia-Romagna non può prescindere da questo. Non possiamo correre il rischio di costruire una società polarizzata con, da una parte, lavori super specialistici e, dall’altra, manodopera non qualificata o senza lavoro: qui deve intervenire la riflessione su cosa siamo noi, su cosa debba essere basata la crescita, su quale sia il significato di coesione nel nostro territorio».

Il numero delle imprese in Emilia Romagna rimane sostanzialmente stabile e supera le 406.000 unità: ogni 5 imprese presenti in regione almeno una è una società di capitale, nelle quali si concentra oltre la metà l’occupazione complessiva del territorio. Crescono le imprese straniere, aumentate del 2,4% negli ultimi dodici mesi: oggi l’11,5% delle aziende attive in Emilia-Romagna ha un titolare di nazionalità estera. E negli ultimi cinque anni, le aziende con oltre 250 addetti sono aumentate del 5,9%.

Sono oltre 2.400 le imprese multinazionali con sede legale in Emilia-Romagna, che presentano ognuna un volume di ricavi pari ad almeno un milione di euro. Sono 1.726 le multinazionali regionali che esportano: quasi 32 miliardi il valore dell’export realizzato nel 2016, il che vuol dire che il 57% delle esportazioni regionali è determinato da un’impresa con legami formali all’estero. E negli anni della crisi hanno aumentato le esportazioni: +41% dal 2008 al 2016; viceversa, le imprese che non hanno ramificazioni estere hanno diminuito il valore delle esportazioni del 2,6%. L’area di maggior concentrazione delle multinazionali risulta la parte centrale dell’Emilia con le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma dove si concentra oltre il 72% del totale degli occupati.

Grazie alla Legge regionale 14/2014 per la promozione degli investimenti in Emilia Romagna, col primo bando del 2016 sono stati 13 i progetti finanziati e tuttora in corso di realizzazione. Tra questi, quelli di Lamborghini, Ducati Motor, Ynap, Teko Telecom, Avl Italia, B. Braun Avitum Italy, Hpe e Ima. L’investimento complessivo supera i 126 milioni di euro, di cui circa 41 milioni di finanziamento pubblico e porta con sé oltre 1.200 nuovi posti di lavoro, che si aggiungono ai 600 nuovi occupati previsti da Philip Morris per il nuovo stabilimento di Anzola (Bologna). Poi ci sono gli oltre 210 milioni di euro di investimenti e più di 500 nuovi occupati entro la fine del 2020 previsti con l’Accordo di sviluppo che sarà sottoscritto da Regione, Ministero dello Sviluppo economico, Invitalia e dalla società Yoox Net-a-Porter Group Spa (Ynap), leader globale nell’e-commerce del lusso. Nel secondo bando regionale sull’attrattività sono 6 i progetti di insediamento e sviluppo presentati da altrettante imprese in settori avanzati dell’Industria 4.0. Si tratta della multinazionale americana Ibm Italia e della californiana Eon Reality, di Aetna, Bucci Automations, Sacmi Cooperativa Meccanici e di Energy Way.

Tra gennaio e settembre 2017, gli occupati in Emilia-Romagna sfiorano i 2 milioni e sono cresciuti, rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, di circa 16.000 unità: per il terzo anno consecutivo vi è una contrazione del numero delle persone che cercano un’occupazione. Dati positivi anche dalla gestione Inps della cassa integrazione guadagni. In particolare, le ore di cassa integrazione autorizzate nei primi 10 mesi del 2017 risultano in notevole calo rispetto allo stesso periodo del 2016: -46%.

Le imprese dell’industria sono 45.268, l’11,1% del totale regionale di imprese. La produzione industriale manifatturiera nei primi nove mesi del 2017 segna un incremento del 2,9% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Il valore delle esportazioni regionali di prodotti dell’industria manifatturiera, sempre rispetto ai primi nove mesi del 2017, è di 43.205 milioni di euro, con una crescita del 6%.

Dopo la crisi internazionale avviata nel 2007, il volume d’affari delle imprese nel settore delle costruzioni espresso a valori correnti è leggermente aumentato nei primi nove mesi del 2017 (+0,4%). Al 30 settembre 2017, le imprese attive nel settore del commercio interno (al netto dell’alloggio e della ristorazione) sono 92.185 per un’occupazione prossima alle 290 mila unità. Complessivamente, il commercio incide per il 23% sul totale delle aziende dell’Emilia-Romagna, per il 17% relativamente all’occupazione creata dalle imprese.

L’industria turistica dell’Emilia-Romagna chiude i primi dieci mesi del 2017 sfiorando i 54 milioni di presenze, in aumento del 6,2% rispetto ai 50,8 milioni registrati nello stesso periodo del 2016: gli arrivi salgono a 11,6 milioni, con una crescita del 6,9% rispetto ai 10,9 milioni del 2016. Si registra la crescita sia della clientela nazionale (+6,6% di arrivi e +5,3% di presenze) che di quella internazionale (+7,9% di arrivi e +9,1 per cento di presenze).

Il settore dell’artigianato manifatturiero (quasi 129.000 imprese) ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con una discreta ripresa, in ulteriore accelerazione dopo l’inversione di tendenza in positivo dello scorso anno: la produzione è aumentata dell’1,8%, con un andamento costante in tutti i tre trimestri considerati. In particolare, le imprese artigiane con meno di 10 dipendenti hanno aumentato la produzione dell’1,2%, mentre la produzione di quelle con 10 o più dipendenti è salita del 2,6%.

A fine settembre 2017, le imprese in agricoltura sono 58.052 con una riduzione del 2,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre gli occupati agricoli sono aumentati del 15,6% nel 2016 e del 6% nei primi nove mesi del 2017, raggiungendo quota 80.000 unità.

Le cooperative in Emilia-Romagna sono oltre 5.000, in flessione dal punto di vista numerico ma in crescita per quanto riguarda occupati e fatturato (+3%): con quasi 240.000 addetti, le coop contribuiscono per il 14% all’occupazione complessiva della regione.