La platea, silenziosa, rapita da Bach
di Giovanni Greto
Volgono alla fine gli appuntamenti con la Partite, le Sonate e le Suite per un solo strumento di J. S. Bach, iniziati il 21 gennaio scorso all’Auditorium “Lo Squero” nell’isola di San Giorgio Maggiore, sede della Fondazione Cini.
Lo scorso 18 novembre, la Fondazione si è aggiudicata la XXXIV edizione del premio “Pietro Torta”, assegnato dal 1999 con cadenza biennale, proprio per l’intervento di recupero dello squero ottocentesco – un’antica officina per la riparazione delle imbarcazioni – trasformato in un auditorium di 200 posti ad opera dello studio di architettura veneziano Cattaruzza e Millosevich architetti associati, con il contributo del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Virginio Bruni Tedeschi.
Il violoncellista Mario Brunello ha dapprima eseguito la “Suite n. 2 in Re minore per violoncello solo”, BWV 1008. Come egli stesso ha spiegato nel presentare il programma pomeridiano, la numero 2 è la più rappresentativa delle sei, anche se è la più breve. Come tutte le Suite, vuol dare nobiltà ad uno strumento solo, attraverso l’esecuzione di una serie di danze – secondo il classico schema di Allemande, Courante, Sarabande, Gigue – con occasionali inserzioni di altri motivi (Minuetto, Bourrée o Gavotta) e l’introduzione affidata ad un Preludio. L’Allemanda è tipicamente francese, la Corrente italiana e francese, la Sarabanda araba, anche se le origini risalgono all’Africa e al Sudamerica, la Giga (Jig) inglese.
Mentre la Sarabanda tende a rappresentare il cuore emotivo profondamente espressivo della musica, la Giga, generalmente in tempo di 3/8, è il movimento più veloce anche se racchiude dentro di sé una certa malinconia. Tra la Sarabanda e la Giga, in questa Suite Bach ha scelto di inserire una coppia di Minuetti, in tempo di ¾. Il secondo rappresenta il momento della distensione, nel quadro complessivo di un’opera dalle tinte oscure e dolorose. Deliziosa l’esposizione del Preludio, eseguita da Brunello ad un metronomo molto lento, con note lunghe che penetrano nell’anima dell’ascoltatore.
Senza soluzione di continuità, l’artista di Castelfranco Veneto ha poi usato un violoncello piccolo, copia moderna di uno antico, che un tempo si teneva a spalla con una cinghia, per eseguire la “Partita n. 1 in Si minore”, BWV 1002 per violino solo. Lo strumento ha la stessa accordatura di un violino. Incontrò molto successo all’epoca – esistevano esemplari a 5 (una era più acuta) o a 4 corde – come fosse un violino grande (baritono), anche se, dopo il 1750, è rapidamente caduto in declino. Anche le Partite osservavano nella struttura lo schema classico della Suite.
La numero 1, che ha un ritmo puntato e saltellante, quasi di marcia nel suo brillante gioco polifonico, è caratterizzata dal fatto di raddoppiare ciascuno dei movimenti – in questo caso Courante, Sarabande, Tempo di Bourrée – mediante una serie di “Double”, ossia di variazioni ritmico-melodiche. E’ una composizione particolarmente cantabile, che risulta meno acuta, rispetto all’esecuzione con il violino. Felice di aver sperimentato l’uso del violoncello piccolo, Brunello sta al momento cercando un ambiente acusticamente idoneo per registrare un CD delle Partite e Sonate per violino solo. Alcune persone tra il pubblico estasiato, a fine concerto hanno avvicinato il Maestro per ringraziarlo, confidandogli di essersi mosse apposta da Milano per venire ad ascoltarlo.
Come bis, Brunello ha anticipato l’esecuzione del Preludio tratto dalla “Suite n. 1 in Sol maggiore per violoncello solo”, BWV 1007 che, assieme alla “Partita n. 2 in Re minore per violino solo”, BWV 1004, costituirà il programma dell’appuntamento conclusivo, previsto sabato 2 dicembre, ore 17.00.