L’affarismo immobiliare del presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai

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Attacco frontale dei sindacati su un ipotizzato progetto di ristrutturazione degli uffici pubblici da 54 milioni di euro. Critiche dalla Lega Nord

Lorenzo Dellai, attuale presidente della provincia autonoma di Trento e già sindaco della città capoluogo, ha sempre avuto un debole per le strategie immobiliari, tanto che a lui, nella sua veste di sindaco di Trento, prima, e di presidente della Provincia, poi, si devono alcune scelte di carattere urbanistico che, con il senno del poi, non si sono dimostrate del tutto azzeccate.

Lorenzo DellaiL’ultimo affare in ordine di tempo di cui Dellai è protagonista vede coinvolto il riassetto degli uffici provinciali: una partita di ben 54 milioni di euro in 10 anni finita immediatamente nelle critiche del sindacato e dell’opposizione di centro destra. Secondo lo scenario proposto dalla Provincia, l’obiettivo è quello di risparmiare 6 milioni all’anno tra riduzione del costo degli affitti degli uffici attualmente in locazione e di costi energetici connessi alle spese di riscaldamento e condizionamento delle realtà immobiliari più vecchie. La riqualificazione del patrimonio immobiliare della Provincia passerebbe attraverso una serie di gare pubbliche con inviti ad offrire da parte di costruttori ed immobiliaristi. Una vera manna per il settore delle costruzioni che da qualche tempo anche nel ricco Trentino è entrato pesantemente in crisi a causa degli esorbitanti prezzi del mattone, cui s’aggiunge la grande difficoltà di accesso al credito per tutti gli acquirenti di casa con il mutuo (scelta pressoché obbligata). Di più: su tutto lo scenario della riqualificazione del patrimonio immobiliare della Provincia alberga fortemente anche il sospetto che, dietro qualche operazione immobiliare ispirata proprio da Dellai oggi in grave difficoltà, possa trovare la “quadra” proprio grazie all’intervento della Provincia stessa.

Alessandro SavoiCe n’è abbastanza per sollevare i dubbi del mondo sindacale, che hanno chiesto al presidente della provincia di fare chiarezza: per Lorenzo Pomini, segretario provinciale della Cisl, “si rischia di assistere all’ennesima speculazione per aiutare con i soldi di lavoratori e pensionati i soliti noti e gruppi di potere” invece di lasciare il mercato a decretare il successo o il fallimento delle loro iniziative immobiliari. Il riferimento è all’operazione in corso sull’ex area industriale della Michelin, il colosso francese dei pneumatici che ha abbandonato la vecchia fabbrica quasi nel centro della città per sostituirla con un sito produttivo molto più piccolo nella zona industriale a nord della città. Proprio attorno all’utilizzo dei circa 11 ettari lasciati liberi dalla Michelin è sorta, a partire dal 1997, una colossale operazione immobiliare, iniziata proprio da Lorenzo Dellai nelle vesti dell’allora sindaco di Trento. Per spostarsi nella zona produttiva della città mantenendo l’occupazione per un ridotto numero di maestranze, Michelin chiedeva come contropartita la vendita dell’area e la disponibilità di un capannone. Provincia e comune di Trento si misero d’accordo per accondiscendere alle richieste della multinazionale francese, apprestando il capannone richiesto. Peccato solo che Provincia e Comune non abbiano fatto il passo successivo, quello di acquistare l’area liberata dalla Michelin. “Uno sbaglio colossale, probabilmente fatto per alimentare qualche appetito dei soliti poteri forti che negli anni hanno accompagnato la carriera politica di Lorenzo Dellai” afferma il capogruppo della Lega Nord in Consiglio provinciale, Alessandro Savoi. Fatto sta che né la Provincia né il comune di Trento scucirono i 49 miliardi di lire (era l’estate del 1998) necessari per fare scattare la prelazione per acquistare l’area al patrimonio pubblico. Netto il commento di Savoi sul punto: “Dellai affermò dinanzi al Consiglio comunale che la somma necessaria fosse di 100 miliardi di lire invece dei 49 effettivi. Anche sulla mancanza di fondi per l’acquisto, Dellai non considerò bene il fatto che su un’area del genere qualsiasi banca avrebbe ben concesso un mutuo ad un ente pubblico affidabile come il comune di Trento a fronte di una garanzia ipotecaria su un terreno destinato a diventare edificabile”. Fu così che nacque “Iniziative Urbane”, una società pubblico-privata favorita nella nascita proprio dall’allora sindaco di Trento, poggiante su una compagine sociale composta da società municipalizzate, banche ed immobiliaristi. Si disse che sull’area ex Michelin avrebbe dovuto nascere un quartiere modello per privilegiare lo sviluppo universitario, il verde pubblico e la cultura. Nel corso degli anni, la realtà è stata ben diversa, diventando per la proprietà solo l’ennesimo caso di speculazione edilizia, in questo caso favorita in modo determinante dal pubblico. Proprio attorno all’ex Michelin sono nati parecchi scandali, come ricorda il capogruppo leghista: “Se il comune di Dellai rinunciò all’acquisto degli 11 ettari dell’area perché non aveva i 49 miliardi necessari per l’acquisto, qualcuno dovrebbe spiegarci perché poco tempo dopo lo stesso comune s’impegnò ad interrare 170 metri di strada per congiungere il realizzando parco del quartiere con il fiume Adige impegnando a preventivo 20 miliardi di lire. Oppure, nelle vesti di presidente della giunta provinciale, per acquistare a scatola chiusa per oltre 70 milioni di euro un avveniristico immobile da destinare al nuovo Museo della scienza che farà letteralmente esplodere i costi di gestione per l’ente pubblico. O, ancora, l’impegno ad acquistare l’ennesimo centro congressi per una somma non ancora definita, in una città che offre eccedenze di sale per riunioni e convegni. Tutti questi acquisti fatti con i soldi pubblici, di fatto hanno annullato qualsiasi rischio imprenditoriale in capo alla proprietà dell’area ex-Michelin, trasformandola in un vero affare per pochi”.

Lorenzo PominiE sempre la destinazione finale dell’ex-Michelin è al centro delle critiche dei sindacati: “visto che gli edifici residenziali progettati da Renzo Piano non riescono ad essere venduti sul mercato, il rischio è che la Provincia faccia altri acquisti per sgravare la proprietà dal rischio dell’invenduto” afferma il segretario della Cisl Pomini, che paventa pure che un altro scandalo immobiliare, sempre con Dellai regista, stia per accadere su un’altra area industriale limitrofa al centro cittadino: quella dell’ex-Italcementi. Su questo nuovo scenario è nuovamente intervenuta la Lega Nord con un’interrogazione del consigliere Giuseppe Filippin, che ha chiesto lumi circa la congruità economica dello scambio tra l’attuale proprietà (Federazione trentina delle cooperative presieduta da Diego Schelfi, personaggio molto vicino al presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai, del quale si parla anche come suo possibile successore al termine della legislatura nell’ottobre del 2013 in quanto l’attuale governatore non è più rieleggibile), che vede un complesso scambio di immobili con conguagli milionari.

Come giudica queste critiche il diretto interessato? Lorenzo Dellai si definisce “molto turbato e costernato” per l’iniziativa dei sindacati, infastidito per una critica chiara e netta al suo modo di governare la cosa pubblica. “I sindacati possono dire quello che vogliono. Quando Pomini si farà eleggere, potrà disporre a suo piacimento dei piani strategici della Provincia. Sono critiche che sconcertano: è una follia che il sindacato apra una polemica materie che non competono al sindacato” ha affermato netto un Dellai decisamente piccato, a cui fa seguito la controreplica dei segretario della Uil, Ermanno Monari: “è lesa maestà criticare l’operato della giunta provinciale su un’operazione da più di 50 milioni di euro che riguarda anche i dipendenti pubblici? La nostra è una storica lotta contro gli sperperi e gli sperperi di denaro pubblico”. Stesso tono anche da Lonzo Pomini (Cisl): “quella di Dellai è una reazione scomposta, dai toni e metodi berlusconiani. Dellai ha perso la trebisonda, buttandola in politica, immaginando chissà quali complotti per il crimine di avere chiesto sobrietà di comportamento alla giunta provinciale”. Di lesa maestà parla anche il capogruppo della Lega Nord Savoi: “non disturbate il grande manovratore!” tuona sottolineando come “Dellai nel tempo ci ha abituati ad un certo modo di gestire la cosa pubblica molto discrezionale, discutibile nel metodo e nel merito”.